Minerali ceramici e industriali nel Lazio

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 25 siti di estrazione di minerali ceramici e industriali, concentrati principalmente nelle province di Viterbo (10 siti) e Roma (9), secondariamente in quelle di Latina (5) e Frosinone (1).

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di coltivazione dei minerali ceramici e industriali nel Lazio

Geologia e giacimentologia

Le mineralizzazioni a caolino e alunite laziali sono per lo più il risultato di alterazioni delle lave e dei prodotti piroclastici di entrambi i vulcanismi, quello acido-anatettico plio-pleistocenico e quello successivo alcalino-potassico, ma possono derivare anche dai sedimenti flyschoidi e plio-pleistocenici anteriori al vulcanismo.

Esiste una forte correlazione tra l’esistenza di tali mineralizzazioni e i sistemi di fratture noti, allineati secondo le principali strutture tettoniche regionali, che hanno favorito la risalita dei fluidi responsabili dei processi di alterazione, parte di una serie di fenomeni connessi con l’esistenza nel Lazio di aree con forti anomali geotermiche collegate alla messa in posto sub-superficiale di corpi magmatici.

I fluidi geotermici, ricchi di CO2 e H2S, risalendo si sono mischiati con l’acqua delle falde freatiche superficiali, condizionando la distribuzione in vicinanza della superficie di depositi di caolino (silicato di alluminio idrato: Al2Si2O5(OH)4) e alunite (solfato di alluminio e potassio: KAl3(SO4)2(OH)6), principalmente nelle vulcaniti acide-anatettiche, mentre in quelle alcalino-potassiche prevalgono le mineralizzazioni a manganese e uranio.

La caolinizzazione, fortemente sviluppata all’interno delle vulcaniti acide, dà luogo alla formazione di masse biancastre, con frequenti impurità dovute alla presenza di silice e minerali di ferro (ossidi, solfuri e solfati).

Viceversa, la formazione di alunite richiede la presenza di solfuri nell’ambiente o la separazione dei composti solforati nei fluidi termali che vengono in contatto con le rocce circostanti, in modo da creare le condizioni che originano masse alunitiche biancastre simili a quelle di caolino, raramente in forma cristallina, presente invece nelle vene di alcune miniere di Allumiere.

Vista al microscopio, l’alterazione procede in modo irregolare, condizionata dalla porosità locale delle rocce, dove si sviluppano microambienti diversi in pochi cm2, cosicché in una stessa sezione sottile si possono osservare cristalli di feldspato non alterati insieme ad altri totalmente modificati, con una serie di piccole vene dove si possono osservare serie di fasi successive di alterazione.

A livelli macro si possono avere processi che avanzano lungo piani di frattura, alterando aree via via più grandi o sviluppando strutture arborescenti o poligonali.

Gli stessi feldspati non alterati, presenti nelle lave trachitiche, sono oggetto di coltivazione.

Evoluzione temporale dell'attività estrattiva

L'istogramma di fig. 2, che descrive l’evoluzione temporale del numero di concessioni vigenti, mostra un andamento bimodale con un massimo assoluto (13 siti) nel 1965 e un massimo relativo (10) nel 2005, intervallati da un periodo di minimo (7) a cavallo degli anni ’70 e ’80 del XX secolo.

Al 2019 risultano ancora vigenti e attive 5 concessioni

Fig. 4 - Evoluzione temporale del numero di concessioni vigenti di minerali ceramici e industriali nel Lazio