Miniera di Gambatesa

Giacimentologia e mineralogia

La mineralizzazione si colloca nella parte superiore di diaspri caratterizzati da un colore rosso mattone vivo e si presenta in forma di lenti estese fino a 500 m, con potenza fino a 10 m.

Il minerale utile è la braunite, silicato basico di manganese, Mn2+Mn3+6[O8|SiO4], presente in ganga silicea con tenori del 45-50%, tra i più alti al mondo; subordinatamente, specie in corrispondenza a fratture, son presenti: rodocrosite (carbonato di manganese, MnCO3), rodonite (inosilicato di calcio e manganese CaMn4[Si5O15]) e pirolusite (Ossido di manganese, MnO2), quest’ultima di origine secondaria.

Si distinguono due tipologie diverse di mineralizzazione:

  • la prima, in banchi da 50 cm a 10 m, in cui la braunite è distribuita uniformemente nella ganga;

  • la seconda, con alternanza di livelletti sterili e mineralizzati.


La miniera di Gambatesa conta, attualmente, un reticolo di gallerie di quasi 25 chilometri complessivi, suddivisi in sette livelli principali e numerosi sottolivelli, tra loro comunicanti per mezzo di rimonte e discenderie, pozzi e fornelli.

I sette livelli principali, denominati in base alla loro quota sul livello del mare sono, dal basso in alto: 508, 530, 550 o galleria Cadorin, 570 o galleria Santa Barbara, 595 o galleria Follador, 615 e 645.

Lo sfruttamento delle lenti mineralizzate ha portato, inoltre, alla realizzazione di vasti vuoti di coltivazione, il maggiore dei quali misura circa 220 metri in lunghezza, 50 in larghezza e 40 in altezza, derivante dallo sfruttamento della cosiddetta “Lente Nord” che ha fornito circa 600,000 tonnellate di minerale utile.

Cenni storici

Situata in Valgraveglia, comune di Ne, nell’entroterra di Lavagna a circa 10 km a NE sulla SP26, la storia moderna della miniera di Gambatesa (fig. 1) inizia nel 1876 quando venne concesso il primo permesso di ricerca all’ingegnere francese Augusto Fages che esplorò le terre del levante ligure ed in particolar modo i diaspri della Val Graveglia alla ricerca del manganese, essenziale per l’industria siderurgica che lo impiegava per la produzione di acciai di qualità .

Il 29 agosto 1878 con decreto del Ministero dell’Agricoltura e dell’Industria e Commercio fu dichiarata la scoperta della miniera, denominata Gambatesa, che venne data in concessione al suo scopritore Augusto Fages con Regio Decreto del 13 ottobre 1881.

Nell’arco di pochi anni Gambatesa divenne una miniera già molto sviluppata, occupando 15 minatori e 25 donne che lavoravano per separare il materiale sterile dal minerale utile.

All’aumento della produzione non seguì però un potenziamento della rete stradale, pertanto il trasporto verso Sestri Levante, da cui il minerale veniva poi inviato a destinazione, rimase per lunghi anni molto difficoltoso dovendosi realizzare, per il primo tratto fino a valle, a dorso di mulo.

Solo nel 1901, con la costruzione della strada Conscenti-Frisolino, fu parzialmente risolto questo problema che aveva fortemente inciso sullo sviluppo dell’attività mineraria [1].

Morto nel 1902 l’ing. Fages, la concessione passò agli eredi che la conservarono sino al 1918 quando fu rilevata dalla Società Ferriere di Voltri.

Dopo il RD 1443/1927 la concessione fu confermata in perpetuo alla società voltrese con DM del 3 marzo 1929 (GU 126/1929), per essere trasferita l'anno successivo con DM del 27 maggio 1930 (GU 214/1930) alla Società concessionaria delle miniere dell’Elba e intestata alla Società ILVA Alti Forni e Acciaierie d'Italia con DM del 9 novembre 1931 (GU 20/1932).

Con DM 1° giugno 1936 (GU 151/1936) la concessione fu estesa ad altre mineralizzazioni presenti nei comuni di Ne e Maissana passando da 385 a 695 ettari e assumendo la denominazione di "Gambatesa nuova".

Trasferita alla Società mineraria siderurgica Ferromin del Gruppo IRI-Finsider poco prima dello scoppio della 2a (DM 27 aprile 1940 in GU 148/1940), nel dopoguerra le ottime caratteristiche del minerale di Gambatesa ne garantirono la ripresa a partire dal 1948, con una manodopera di circa 200 minatori e produzioni annuali medie di 35,000 tonnellate, fino a punte superiori alle 50,000 tonnellate tra il 1968 e il 1970, che praticamente coprivano la totalità della produzione nazionale, anche se non erano in grado di garantirne la copertura del fabbisogno.

Ulteriormente ampliata a 1885 ettari con DM 29 gennaio 1960 (GU 77/1960) e trasferita all'Italsider SpA con DM 4 dicembre 1965 (GU 47/1966), pochi anni dopo, nel 1971, la società inizia a considerare la chiusura per esaurimento del giacimento, in quanto il costo del minerale estratto risultava molto superiore a quello importato dai paesi esteri, in particolar modo dal Sudafrica.

La richiesta di rinuncia del 1973 venne accettata con DM 19 gennaio 1976 (GU 108/1976), ma ad essa si oppose l'allora Direttore della miniera, l'Ing. Giuseppe Vercellotti, che riuscì ad ottenere la concessione (DM 30 gennaio 1976 in GU 108/1976) sebbene con estensione ridotta e con la nuova denominazione di "Valgraveglia".

Con vari successivi DM la concessione fu rinnovata, seppur ridotta a 64 ettari, fino al 30 gennaio 2002 sotto la guida dell'Ing. Domenico Vercellotti, che aveva sostituito il padre dopo la morte di quest'ultimo nel 1980.

Passata alla Regione in conformità agli artt. 32÷36 del D.Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998, la concessione venne rinnovata per 10 anni fino al 29 gennaio 2012 con Decreto del Dirigente dell’Ufficio Attività Estrattive del 18 aprile 2003 (BUR 21/2003).

Oltre alla normale attività estrattiva, ridotta a 12 minatori con una produzione oscillante tra 9,000 e 12,000 tonnellate all'anno, già alla fine degli anni '90 l'ing. Vercellotti aveva inaugurato il percorso turistico che, caso unico in Italia e, forse, nel mondo, ha operato in parallelo all’attività principale sino al 27 Maggio 2011, quando sarà decretata la cessazione della produzione per sopravvenuta antieconomicità della stessa.

La chiusura dell’attività produttiva decretò anche la chiusura dell’attività museale, in attesa della messa in sicurezza delle gallerie e delle conseguenti autorizzazioni che richiederanno qualche anno per essere ottenute.

Finalmente cinque anni dopo, nel dicembre 2016, in seguito all’approvazione della L.R. n.31 del 12 novembre 2014 “Norme per il recupero e la valorizzazione dei siti estrattivi a fini museali, turistici e ricreativi”, è ripresa l’attività turistico-museale e, contemporaneamente, la miniera ha aderito alla Rete museale mineraria nazionale ReMi ed è stata dichiarata bene culturale dello Stato.


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[1] Un ulteriore passo avanti nel settore del trasporto a valle del minerale fu fatto nel 1928, anno di inaugurazione della teleferica di 1775 m che trasportava il minerale a valle fino alla stazione di Piandifieno (220 m slm) sulla rotabile per Chiavari e Lavagna, con una capacità fino a 30 ton a turno di 8 ore. La teleferica funzionò fino al 1950, anno in cui venne completata la strada di collegamento con i paesi di fondovalle.


Fig. 1 - L’area mineraria vista dal satellite, in alto a dx l’area contestualizzata (Fonte GoogleEarth)

Fig. 2 - Piazzale di carico della miniera di Gambatesa (foto Claudio Pia)