Recupero museale nelle Marche

Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche e Romagna


La legge n. 93 del 23/03/2001, "Disposizioni in campo ambientale", dispone l'assegnazione, per il triennio 2001-2003, di un finanziamento a favore del Parco Museo Minerario delle miniere di zolfo delle Marche [1] costituito dalle miniere di Cabernardi (Sassoferrato, AN) e Perticara (Novafeltria, RN).

Il Parco istituito nel 2005, ai sensi dell'art.15, secondo comma della citata legge, con decreto del Ministero dell'Ambiente del 20 aprile 2005, d'intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la Regione e con gli Enti Locali interessati, è gestito da un Consorzio costituito dal Ministero dell'Ambiente, dalla Regione e dagli Enti Locali stessi.

Scopo della legge è quello della conservazione e valorizzazione, anche per finalità sociali e produttive, dei siti e dei beni dell'attività mineraria con rilevante valore storico, culturale e ambientale, tenuto conto che, a partire dalla seconda metà del 1800 e fino al 1950-60, la Regione Marche è stata la seconda regione italiana per la produzione di zolfo, dopo la Sicilia.

Con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n. 60 del 16 marzo 2017 è stato approvato lo Statuto del Parco, che prevede la costituzione del "Consorzio del Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche" (art. 1 comma 1) cui partecipano (art.1 comma 3):

  • Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

  • Regione Marche

  • Provincia di Ancona

  • Provincia di Pesaro e Urbino

  • Comunità Montana dell'Alta Valmarecchia (ora ai sensi della Legge della Regione Emilia-Romagna n° 21 del 31.12.2012 “Unione di Comuni Valmarecchia”)

  • Comunità Montana del Catria e Cesano, (ora ai sensi della Legge della Regione Marche n° 35 del 11.11. 2013 “Unione Montana del Catria e Nerone”)

  • Comunità Montana dell'Esino-Frasassi (ora ai sensi della Legge della Regione marche n° 35 del 11.11. 2013 “Unione Montana dell'Esino Frasassi”)

  • Comune di Arcevia

  • Comune di Novafeltria

  • Comune di Pergola

  • Comune di Sant’Agata Feltria

  • Comune di Sassoferrato

  • Comune di Talamello

Il Polo Tecnologico e Scientifico del Parco, sede del Comitato Tecnico Scientifico del Consorzio (art. 3 comma 3), che accoglie e gestisce l'archivio storico minerario, la banca dati del patrimonio culturale, geominerario ed ambientale del Parco, i risultati delle indagini scientifiche, il centro di documentazione e i laboratori di ricerca (art. 3 comma 2), è ubicato presso la sede municipale del Comune di Novafeltria in P.zza Vittorio Emanuele n° 2 e si avvarrà delle seguenti strutture (art. 3 comma 1):

  • Museo "Sulphur" in località Certino, ex scuola di Miniera in loc. Cà de’ Masi ambedue nel Comune di Novafeltria

  • Museo Minerario di Cabernardi nel Comune di Sassoferrato


Nella tabella che segue è riportata la lista dei complessi minerari oggetto di recupero museale all’interno del costituito Parco minerario in oggetto.

Il Parco e, di conseguenza, i complessi minerari citati in tabella, la cui distribuzione a livello comunale è mostrata in fig. 1, aderiscono alla REte nazionale dei musei Minerari REMI .

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[1] Con il passaggio di fine 2006 dell'area della miniera di Perticara (Comune di Novafeltria) in provincia di Rimini il prende il nome di Parco Museo Minerario delle miniere di zolfo di Marche e Romagna

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Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti musealizzati nelle Marche

Sulphur - Museo Storico Minerario di Perticara


Inaugurato nel 1970, appena sei anni dopo la cessazione dell'attività estrattiva, il Museo Storico Minerario di Perticara (Sulphur) è uno dei primi significativi esempi di archeologia industriale sorti in Italia.

A partire dalla conservazione dell’ultimo carrello di zolfo estratto dalla miniera nell'aprile del 1964, il progetto si è evoluto fino all'imponente restauro dell'ex Cantiere Solfureo Certino, che dal 2002 ospita gli spazi museali (fig. 2) e dove il pozzo Vittoria domina il paesaggio quale simbolo del collegamento tra passato e futuro (fig. 3).

L'ex centrale elettrica, la sala compressori, la lampisteria e le officine hanno oggi lasciato il posto a un percorso suggestivo e appassionante, in cui si organizzano eventi (fig. 4) e si approfondiscono i temi della mineralogia e della geologia, ponendo particolare attenzione a secoli di attività mineraria svoltasi a Perticara, attività che, assieme ai settori tessile e metallurgico, è stata un propulsore della rivoluzione industriale, guidando l'economia rurale verso un nuovo tessuto economico e una nuova concezione e organizzazione del lavoro con produzioni costanti e sistematiche.

Le miniere, serbatoio di tecnica e duro lavoro, sono diventate, così, un tassello fondamentale della storia e della cultura delle Marche, costituendo anche uno dei primi nuclei dell’associazionismo operaio e sindacale della regione.


Il percorso museale


Il percorso museale si articola nelle seguenti sale:

  • delle rocce e dei minerali: dove si può scoprire la composizione terrestre, i principali eventi geodinamici e i diversi ambienti in cui si formano le rocce. Sono esposti minerali provenienti da tutto il mondo, particolarmente suggestivo lo spazio dedicato ai minerali fluorescenti;

  • lo zolfo, il protagonista: dove sono descritte le fasi del lavoro dei minatori, dall’estrazione del minerale solfureo fino a centinaia di metri sotto la superficie, alla fusione dello zolfo e alla seguente solidificazione in forma di “pani”. Sono esposti gli attrezzi di lavoro: maschere, strumenti di scavo e lampade, di cui il museo conserva un’ampia collezione (lumi di terracotta di epoca romana, a olio, ad acetilene, di sicurezza, a batteria). Sono descritti gli impianti di fusione (calcaroni e forni Gill);

  • le officine: fondamentali per il funzionamento della miniera, occupavano 60 operai specializzati con compiti di riparazione delle attrezzature e manutenzione degli impianti tecnologici, nei cantieri esterni e nel sottosuolo;

  • la miniera: dove, attraverso una successione di cantieri sotterranei scenograficamente ricostruiti, si sviluppa un percorso che permette di attraversare gli originali ambienti di lavoro che ripropongono l’evoluzione dell’attività mineraria a Perticara dal XVII al XX secolo;

  • l’antica strumenteria scientifica, per il rilevamento topografico e ambientale: bussole, grafometri, inclinometri, tavolette pretoriane, teodoliti, anemometri, tacheometri, livelli, in una sequenza che riproduce l’evoluzione del progresso scientifico dal XVII a XX secolo;

  • la biblioteca, inserita nella Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino orientata su temi geologici, mineralogici, minerari e storici, con trattati di arte mineraria dal XVI secolo;

  • l’archivio, con la documentazione tecnica e amministrativa della miniera;

  • la sala Conferenze, che ospita mostre, convegni ed eventi di tutti i tipi;

  • la sala del Territorio, che mette in relazione il museo con l’ambiente circostante, descrivendo l’evoluzione dell’attività mineraria e dello sviluppo umano, dai primi insediamenti preistorici fino all’era industriale;

  • il bookshop, dove si può trovare una vasta scelta di libri e pubblicazioni dedicati all’attività della miniera di Perticara e alla storia locale.


Come già sottolineato, all’esterno del museo la mole imponente del pozzo Vittoria, profondo più di 300 metri, messo in sicurezza già dal 1964, unico rimasto dei sette pozzi che costellavano il paesaggio intorno alla miniera e permettevano l’accesso e la ventilazione, domina la scena con il suo castello metallico ristrutturato (fig. 3).

Fig. 2 - La sede del museo (sullo sfondo il pozzo Vittoria)

Fig. 3 - Pozzo Vittoria a Perticara

Fig. 4 - La locandina di un evento organizzato dal museo per il 50° della chiusura della miniera

Museo comunale della Miniera di zolfo di Cabernardi


Nel 1983 un gruppo di persone di Cabernardi si adoperò per ripristinare la celebrazione della festa di Santa Barbara (4 Dicembre), ricorrenza che non era stata più festeggiata dopo la chiusura della miniera.

Iniziò, così, la raccolta di immagini e oggetti legati alla miniera e venne allestita una mostra fotografica, aperta al pubblico solo nel periodo estivo, a partire da cui si arrivò, nel 1992, all'inaugurazione ufficiale del Museo, dove furono raccolti minerali e oggetti donati dalle famiglie del posto, i cui componenti avevano lavorato in miniera.

Nel 1997 nacque l'Associazione Culturale "LA MINIERA" Onlus, che negli anni seguenti ha portato avanti il progetto del Museo.

Il 29 aprile del 1999 venne stipulato un comodato fra l’Associazione e il Comune per i beni raccolti (documenti, foto, reperti, minerali, ecc.) e pochi giorni dopo, con delibera del Consiglio Comunale, il Museo venne istituito presso l'ex scuola Media di Cabernardi e inserito nell’itinerario turistico Musei da Scoprire in virtù dell’appartenenza del Comune di Sassoferrato all’Associazione Museale della Provincia di Ancona.

Nel 2000 l'esposizione si è arricchita di un plastico della miniera realizzato a partire da alcune fotografie dell'epoca (fig. 5).

La sede espositiva è disposta su cinque ampie sale e su un lungo corridoio, al primo piano dell’ex edificio scolastico. Un suggestivo itinerario attraverso il quale il visitatore si trova ad essere idealmente calato in una realtà industriale di un’epoca ormai lontana, a cavallo tra XIX e XX secolo, in cui operarono fino a più di 1,500 minatori.

Il Museo illustra la storia di quello che per lunghi anni è stato il più importante centro minerario solfifero d’Europa, la cui attività costituiva l’elemento trainante dell’economia dell’intera zona.

Sono esposti attrezzi da lavoro, materiali per l’estrazione del minerale, maschere anti-gas, caschi da minatore, martelli pneumatici, lampade, planimetrie e il già citato plastico della miniera con i due principali pozzi, che illustrano in maniera significativa l’attività dei minatori e la durezza del lavoro in quei tempi.

In esposizione anche lo zolfo, sia in forma di minerale grezzo, che di cristallo e di “pani” da 50 kg risultato del processo di raffinazione, oltre ad altri minerali estratti da altre miniere, in cui lavorarono i minatori di Cabernardi dopo il trasferimento a seguito della chiusura delle miniere di zolfo.

Un’ultima sala, infine, ospita il materiale fotografico e i ritagli dei giornali dell’epoca, che rivisitano oltre 50 anni di attività lavorativa e sociale.

Parco archeominerario di Cabernardi


Inaugurato il 5 luglio 2015, il Parco archeominerario di Cabernardi è una suggestiva struttura museale a cielo aperto che testimonia del più importante polo estrattivo dello zolfo in Europa, operante tra il 1887 e il 1959.

Si estende su una superficie di 2 ettari, avendo recuperato, sotto la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche, parte dei manufatti che costituivano il nucleo operativo della miniera, a partire dall’imponente Pozzo Donegani (fig. 6), restituito al suo aspetto originario, da cui si calavano i minatori per accedere nelle estese e profonde gallerie scavate nel sottosuolo, fino a profondità superiori agli 800 metri.

All’interno del Parco si possono visitare la centrale termica, i calcaroni e i forni Gill, oltre alla possibilità di percorrere una galleria di collegamento tra i forni e i calcaroni (fig. 7).

È stato recuperato ed è percorribile il piano inclinato (fig. 8), che collegava due livelli dell’area e attraverso cui venivano sollevati e fatti transitare i vagoni carichi di materiale inerte, oltre alla struttura seminterrata che ospitava il deposito di gasolio, trasformata in auditorium per conferenze, incontri e accoglienza turistica, capace di ospitare oltre 80 persone.


Fig. 5 – Museo di Cabernardi: plastico della miniera

Fig. 6 – Pozzo Donegani nel Parco archeominerario di Cabernardi

Fig. 7 – Galleria di collegamento forni Gill-calcaroni

Fig. 8 – Piano inclinato di collegamento tra due livelli dell’area