Altri minerali in Liguria
In fig. 1 è mostrata la distribuzione a livello comunale degli altri 12 siti censiti in Liguria nel periodo 1870-2019, tutti dismessi da tempo, l’ultimo (Piampaludo) dal 1996, la cui evoluzione temporale, in termini di numero siti attivi, è rappresentata in fig. 2.
Si tratta principalmente di modeste coltivazioni di Grafite e Barite, in provincia di Savona, e di Marna di Cemento concentrata in provincia di Genova.
L’istogramma mostra un andamento crescente dagli inizi del secolo fino al massimo di 7 siti tra il 1935 e il 1945, che si mantiene sostanzialmente invariato (6 siti) fino alla seconda metà deli anni ’60, per poi decrescere rapidamente fino alla scadenza, a metà degli anni ‘90, della concessione di Piampaludo, la cui vicenda merita un maggiore è approfondita nel riquadro a fianco.
Il giacimento di titanio di Piampaludo
Con DM del 2 aprile 1976 (GU 155/1976) la concessione di Piampaludo per la coltivazione di rutilo (Ossido di titanio, TiO2 ) e granato [1] fu rilasciata per anni 20 alla S.r.l. Mineraria italiana e trasferita con DM del 18 dicembre 1990 (GU 62/1991) alla S.p.A. C.E.T. - Compagnia Europea per il Titanio.
Nel 1994, sebbene non fosse stata ancora effettuata alcuna attività estrattiva, con DM del 2 maggio (GU 166/1994) la concessionaria fu autorizzata alla sospensione dei lavori per un anno dal 4 dicembre 1993.
Successivamente non ci sono stati ulteriori pronunciamenti ufficiali, pertanto la concessione è da considerarsi decaduta allo scadere dei 20 anni, il 1° aprile 1996.
Intanto, nel 1995, l’area della concessione era stata inserita all’interno del Parco Naturale Regionale del Beigua determinando un’incompatibilità della stessa area alla coltivazione mineraria, in particolare se a cielo aperto, e suscitando l’opposizione degli Enti locali e delle Associazioni ambientaliste.
Tuttavia, poiché è stato stimato essere il giacimento di titanio più grande al mondo, con mineralizzazioni di 300 milioni di tonnellate, in superficie, e 600 milioni di tonnellate in profondità, con tenori di Titanio fra 2 e 12% per un valore complessivo compreso tra 400 e 600 miliardi di €, negli ultimi anni la C.E.T. è tornata alla carica con la richiesta di un nuovo permesso di ricerca, denominato Monte Tariné [2] che, però, la Regione ha dichiarato inammissibile con decreto del Dirigente del Settore Valutazione Impatto Ambientale del 7 luglio 2015 (BUR 32/2015).
Contro questa pronuncia di inammissibilità, la C.E.T ha presentato ricorso, in data 5 ottobre 2015, sostenendo che la richiesta d ricerca non entra in contrasto con la normativa del Parco e che il rigetto dell’istanza toccherebbe aspetti attinenti al dettato costituzionale.
Ciò ha generato, a sua volta, un contro-ricorso delle associazioni ambientaliste e la disputa, a fine agosto 2019 era, quantomeno a livello legale, ancora aperta.
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[1] Il granato è una pietra preziosa, un nesosilicato con formula variabile del tipo X3Y2[SiO4]3, in cui X, bivalente, può essere Ca2+, Fe2+ o Mn2+ e Y, trivalente, Al3+, Fe3+ o Cr3+.
[2] Il permesso di ricerca Monte Tariné è sostanzialmente coincidente con la vecchia concessione Piampaludo.
Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di altri minerali
Fig. 2 - Evoluzione temporale del numero di concessioni vigenti di siti di altri minerali in Liguria