Marne da cemento in Piemonte
La distribuzione dei siti a livello territoriale
In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 162 siti di marna da cemento nella Regione Piemonte.
Come è stato già mostrato in tab. 2 della pagina Piemonte, i siti si concentrano nel Monferrato in provincia di Alessandria , in particolare nell’area compresa tra i comuni di Camino (7), Coniolo (15 siti), Pontestura (18), San Giorgio Monferrato (24), Ozzano Monferrato (29) e Casale Monferrato (61).
Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti di marna da cemento in Piemonte
Geologia e giacimentologia
Le marne da cemento sfruttate nel Casalese sono comprese entro la Formazione di Casale Monferrato, di età esclusivamente eocenica (50÷40 Ma).
I livelli calcareo-marnosi da cemento, potenti da pochi cm a oltre 6 m, sempre delimitati al tetto dai calcari, denominati dai minatori locali pe’ d’oca [1], e al letto dalle arenarie (denominate prea), sono intercalati a potenti livelli argillitici scuri.
Il tenore in CaCO3 cambia non solo da livello a livello, ma anche nell’ambito di uno stesso strato, diminuendo progressivamente dal letto al tetto.
L’utilizzo dipende da tale tenore secondo la seguente scansione:
tra 86 e 80% (calce dura o marmorini per i minatori locali) si produce solo la calce;
tra 80 e 78% (bastardella) si produce sia calce magra che cemento;
tra 78% e 73% (molle da pasta) si produce cemento Portland a lenta presa
tra 73 e 67 % (molle da cemento) si produce cemento Portland naturale a presa rapida;
sotto 67% (venoni) non si ha produzione di leganti idraulici.
Da un punto di vista litologico, la Formazione di Casale Monferrato è costituita da una successione di argille grigio-brune, più raramente nere o verdastre, di arenarie giallastre o bluastre spesso compatte, di calcari più o meno marnosi di colore grigio-azzurrognolo o bianco-giallastro e di calcari a Chondrites chiari.
Tali litotipi si alternano frequentemente con un certo ordine, specie per quanto riguarda la disposizione relativa delle arenarie e dei calcari.
Come già sottolineato, infatti, tutti i banchi calcareo-marnosi del Casalese (pietre da cemento), che secondo il Lovari (1912) sono complessivamente 23 per uno spessore totale di 80 m, hanno al tetto uno strato di calcari a Chondrites e poggiano su uno strato di arenarie di potenza molto variabile, che talora può ridursi ad un sottile velo sabbioso.
Il litotipo prevalente è l’argilla, in strati talora potenti anche 50 metri, che si alterna ai banchi calcareo-marnosi e a quelli arenacei.
Localmente, specie nelle zone più dislocate, si osservano strutture caotiche in cui frammenti dei litotipi più duri giacciono, irregolarmente disposti, entro una matrice argillosa.
I limiti inferiore e superiore della formazione non sono esattamente definibili in quanto i rapporti con il Flysch di Monteu da Po e con la Formazione di Gassino, che dovrebbero rappresentarne rispettivamente il letto e il tetto, sono nella grande maggioranza dei casi di natura tettonica; la potenza sembra, comunque, raggiungere valori rilevanti, dell’ordine di 600 m.
La Formazione di Casale Monferrato risulta agevolmente confrontabile con i Flysch coevi dell’Appennino emiliano, con un contenuto micropaleontologico, limitatamente alla sua porzione argillo-marnosa, ricco e costituito in prevalenza da Foraminiferi planctonici, che permettono di attribuire la formazione a un intervallo che va dalla parte superiore dell’Eocene inferiore (Cuisiano, 50 Ma ca.) e all’Eocene medio (Luteziano, 40 Ma ca.).
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[1] Il nome deriva dalla presenza di impronte simili a quelle lasciate dai piedi delle oche, che in passato erano considerate Fucoidi (tracce di piante) mentre attualmente si ritiene siano Chondrites, cioè tracce lasciate da anellidi (vermi) che vivevano su fondali marini relativamente profondi.
Cenni storici
Rimandando al pdf scaricabile gli approfondimenti sulla storia e l'impatto sociale della coltivazione di marna da cemento nel Monferrato, si può sintetizzare l'evoluzione storica in questione attraverso una successione di eventi particolarmente significativi che hanno poi condizionato, e tuttora condizionano, la struttura dell'industria cementifera nazionale:
nel 1835 il venticinquenne commerciante di calce Tommaso Sosso lascia il comune di Settimo Torinese per stabilirsi a Ozzano, scelta determinata da tre diverse motivazioni: la qualità della materia prima [2], l’importanza della strada provinciale Casale-Torino di recente costruzione, la mancanza di vincoli o normative di sorta con i conseguenti vantaggi rispetto ai concorrenti francesi (Grenoble) e bergamaschi;
il 24 aprile 1850 muore Tommaso Sosso e il compito di proseguire nell’opera paterna passa ai tre giovani figli: Giovan Battista, Pietro e Giovanni;
nel 1870 è inaugurata linea ferroviaria Asti-Casale, a cui viene collegato lo stabilimento Sosso di Ozzano dando il definitivo impulso allo sviluppo dell’attività cementifera;
sempre nel 1870, per fronteggiare la concorrenza dei cementieri bergamaschi, viene costituita la S.n.c. Società Anonima di Casale Monferrato per la cottura di calce idraulica, di cui fu nominato Direttore Giovan Battista Sosso e che già nel 1876 riuscì a produrre 50 tonnellate di Cemento Portland Naturale, le prime di una produzione che si estese a tutto il territorio casalese, aumentando di anno in anno sotto la spinta, oltre dei citati Sosso, Musso e Cerrano, di personalità come il geometra Luigi Marchino, che nel 1872 aveva costituito la S.n.c Fabbrica per calce e laterizi Ditta Marchino e C.;
nel 1881, per rimediare allo svantaggio derivante dalla maggiore qualità della materia prima casalese nella produzione del cemento Portland, l’Italiana Cementi di Bergamo acquista un fondo presso la stazione di Ozzano nel cui sottosuolo vi erano giacimenti di calcare atti alla produzione di calce in zolle e del Portland naturale;
il Consiglio di Amministrazione dell'Anonima, temendo la concorrenza dei bergamaschi è favorevole all'ipotesi di fusione, osteggiata dai Fratelli Sosso e da Giuseppe Cerrano che escono dall'Anonima;
anche le Amministrazioni locali sono contrarie alla politica di fusione e tra il 1884 e il 1885 i Consigli comunali di Casale e Ozzano deliberano di ricorrere al governo in difesa della calce monferrina;
di conseguenza, fallisce la fusione tra Anonima e Italiana Cementi e quest'ultima si limita alla realizzazione di un impianto per la produzione del Cemento Portland naturale nel fondo già acquistato;
fallita la fusione, il 28 dicembre 1882, i maggiori cementieri monferrini (la Soc. Anonima, le ditte Oneto, Cerrano, Porta, Cesati, Lombardi e i fratelli Sosso) costituiscono una società in nome collettivo, denominata "Unione Produttori Calce Casale";
tra il 1882 e il 1903 muoiono i fratelli Sosso segnando la fine della famiglia Sosso nella storia del cemento casalese;
con l'arrivo del XX secolo le grandi società prendono il sopravvento su quelle a carattere familiare, che non riescono più ad avere un’adeguata competitività: è tempo di personaggi come il Dott. Ottavio Marchino, figlio Luigi, che dopo la laurea in Chimica presso l’Università di Torino inizia a occuparsi dell’azienda paterna, diventata “Società Anonima Casalese Industria Calce e Cementi”, assumendone la guida nel 1915 alla morte del padre;
nel 1918 la Società Anonima di Casale Monferrato e l’Italiana Cementi di Bergamo si fondono dando vita alla Società Italiana e Anonima Fabbriche Riunite Cemento e Calce, in cui è prevalente la posizione dei cementieri bergamaschi;
a metà degli anni '20, i fratelli Pietro e Antonio Buzzi, che già detenevano una cementeria a Trino dal 1907, ne aprono un'altra a Casale Monferrato;
nel 1927 il Marchino, in società con Giovanni Agnelli (FIAT e I.F.I.) e l’Ing. Adolfo Mazza (fondatore nel 1906 della Società Eternit), acquisisce la fabbrica Deregibus e Portis di Casale e costituisce la “Società Piemontese Cementi e Calci” ;
nel Gennaio 1933, l’Unione Italiana Cementi (controllata dalla I.F.I.) si fonde con la Marchino a costituire la Società Unione Cementi Marchino, di cui il Sen. Agnelli diviene Presidente e il Dott. Marchino Amministratore Delegato;
nel 1949 Luigi Buzzi, figlio di Pietro, diventa Presidente e Amministratore Unico della Società “Fratelli Buzzi S.p.A.”, ponendosi il problema dell’adeguamento degli impianti alla produzione del Portland artificiale [3] e della fornitura delle materie prime necessarie, argille e calcari, reperibili a cielo aperto, in sostituzione delle marne eoceniche casalesi la cui coltivazione in sotterraneo era diventata antieconomica, con la conseguente fuoriuscita dal mercato della produzione di cemento naturale;
nel dicembre 1969 la Marchino incorpora le Società cementifere dell’I.F.I (la S.A.I.C.E – Società Anonima Industrie Cementifere Emiliane e la catanese Cementerie di Augusta SpA) e cambiando denominazione in UNICEM – Unione Cementerie Marchino, Emiliane e di Augusta SpA;
tra il 1979 e il 987, la Buzzi acquisisce le Società casalesi Palli Caroni e Deaglio (1979), Fratelli Bargero (1980) e Gabba e Miglietta (1987) e sigla un’intesa con la tedesca Heiderberg Zeement (1980);
nel 1998 la Buzzi Cementi incorpora la UNICEM assumendo la nuova denominazione di Buzzi UNICEM SpA, società quotata alla Borda italiana che al 2018 opera:
─ in 14 paesi: Italia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Ucraina, Russia, Stati Uniti, Messico, Brasile e Algeria;
─ con 43 unità produttive totali, di cui: 11 in Italia, 9 in Germania, 8 negli Stati Uniti d’America, 3 in Messico, 2 in Brasile, Algeria, Russia e Ucraina, 1 in Repubblica ceca, Polonia, Lussemburgo e Slovenia;
─ con una produzione complessiva di cemento pari a circa 35 milioni di ton/anno (4.5 in Italia), di calcestruzzo preconfezionato pari a circa 15 milioni di m3/anno (2.6 in Italia), impiegando circa 11,000 addetti (1,485 in Italia).
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[2] La qualità delle marne monferrine è particolarmente elevata poichè esse sono idonee alla produzione di cemento naturale, senza l’aggiunta di correttivi.
[3] Il cemento artificiale si ottiene da miscele di calcari, silice, allumina e ossido di ferro in proporzioni prestabilite o da marne con tenore diverso d'argilla, con l'aggiunta di additivi.
Evoluzione temporale dell'attività estrattiva
Come si può osservare dalla fig. 2, a colpire non è solo il numero particolarmente elevato di concessioni, ma anche l’evoluzione temporale di tale numero, ufficialmente [4] a zero fino al 1930, poi crescente in modo repentino fino alla punta massima di 116 siti concessi e attivi nel 1940, che si mantiene con livelli superiori alle 100 unità fino agli anni ’50, quindi, nella seconda metà di questi, tende a decrescere in modo quasi altrettanto rapido, fino alle due sole concessioni attive nel 1970.
L’assai piccola ripresa a partire dal 1990 (3 siti) dura molto poco, tanto che già prima della fine del secolo risultano dismesse tutte le concessioni, tranne quella di Zenevreto (AT) concessionata a partire dal 1995 e scaduta nel 2014.
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[4] Si deve sempre tenere conto dei cambiamenti intervenuti con il RD 1443 del 1927, che ha introdotto il concetto di demanialità delle ricchezze del sottosuolo e il regime della concessione mineraria per i materiali di 1a categoria, come la Marna da cemento.
Come già abbondantemente descritto nei precedenti capitoli, la coltivazione di marna da cemento è cominciata ben prima e in maniera industriale almeno dal 1835.
Poiché, però, tali cave non erano state ufficialmente concesse, nel censimento appaiono solo quelle concessionate dopo il 1927, in regime di miniere.
Fig. 2 - Evoluzione del numero di concessioni attive di marna da cemento in Piemonte