Marne da cemento in Piemonte

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 162 siti di marna da cemento nella Regione Piemonte.

Come è stato già mostrato in tab. 2 della pagina Piemonte, i siti si concentrano nel Monferrato in provincia di Alessandria , in particolare nell’area compresa tra i comuni di Camino (7), Coniolo (15 siti), Pontestura (18), San Giorgio Monferrato (24), Ozzano Monferrato (29) e Casale Monferrato (61).

Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti di marna da cemento in Piemonte

Geologia e giacimentologia

Le marne da cemento sfruttate nel Casalese sono comprese entro la Formazione di Casale Monferrato, di età esclusivamente eocenica (50÷40 Ma).

I livelli calcareo-marnosi da cemento, potenti da pochi cm a oltre 6 m, sempre delimitati al tetto dai calcari, denominati dai minatori locali pe’ d’oca [1], e al letto dalle arenarie (denominate prea), sono intercalati a potenti livelli argillitici scuri.

Il tenore in CaCO3 cambia non solo da livello a livello, ma anche nell’ambito di uno stesso strato, diminuendo progressivamente dal letto al tetto.

L’utilizzo dipende da tale tenore secondo la seguente scansione:

 

Da un punto di vista litologico, la Formazione di Casale Monferrato è costituita da una successione di argille grigio-brune, più raramente nere o verdastre, di arenarie giallastre o bluastre spesso compatte, di calcari più o meno marnosi di colore grigio-azzurrognolo o bianco-giallastro e di calcari a Chondrites chiari.

Tali litotipi si alternano frequentemente con un certo ordine, specie per quanto riguarda la disposizione relativa delle arenarie e dei calcari.

Come già sottolineato, infatti, tutti i banchi calcareo-marnosi del Casalese (pietre da cemento), che secondo il Lovari (1912) sono complessivamente 23 per uno spessore totale di 80 m, hanno al tetto uno strato di calcari a Chondrites e poggiano su uno strato di arenarie di potenza molto variabile, che talora può ridursi ad un sottile velo sabbioso.

Il litotipo prevalente è l’argilla, in strati talora potenti anche 50 metri, che si alterna ai banchi calcareo-marnosi e a quelli arenacei.

Localmente, specie nelle zone più dislocate, si osservano strutture caotiche in cui frammenti dei litotipi più duri giacciono, irregolarmente disposti, entro una matrice argillosa.

I limiti inferiore e superiore della formazione non sono esattamente definibili in quanto i rapporti con il Flysch di Monteu da Po e con la Formazione di Gassino, che dovrebbero rappresentarne rispettivamente il letto e il tetto, sono nella grande maggioranza dei casi di natura tettonica; la potenza sembra, comunque, raggiungere valori rilevanti, dell’ordine di 600 m.

La Formazione di Casale Monferrato risulta agevolmente confrontabile con i Flysch coevi dell’Appennino emiliano, con un contenuto micropaleontologico, limitatamente alla sua porzione argillo-marnosa, ricco e costituito in prevalenza da Foraminiferi planctonici, che permettono di attribuire la formazione a un intervallo che va dalla parte superiore dell’Eocene inferiore (Cuisiano, 50 Ma ca.) e all’Eocene medio (Luteziano, 40 Ma ca.).

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[1] Il nome deriva dalla presenza di impronte simili a quelle lasciate dai piedi delle oche, che in passato erano considerate Fucoidi (tracce di piante) mentre attualmente si ritiene siano Chondrites, cioè tracce lasciate da anellidi (vermi) che vivevano su fondali marini relativamente profondi.


Cenni storici

Rimandando al pdf scaricabile gli approfondimenti sulla storia e l'impatto sociale della coltivazione di marna da cemento nel Monferrato, si può sintetizzare l'evoluzione storica in questione attraverso una successione di eventi particolarmente significativi che hanno poi condizionato, e tuttora condizionano, la struttura dell'industria cementifera nazionale:

in 14 paesi: Italia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Ucraina, Russia, Stati Uniti, Messico, Brasile e Algeria;

con 43 unità produttive totali, di cui: 11 in Italia, 9 in Germania, 8 negli Stati Uniti d’America, 3 in Messico, 2 in Brasile, Algeria, Russia e Ucraina, 1 in Repubblica ceca, Polonia, Lussemburgo e Slovenia;

con una produzione complessiva di cemento pari a circa 35 milioni di ton/anno (4.5 in Italia), di calcestruzzo preconfezionato pari a circa 15 milioni di m3/anno (2.6 in Italia), impiegando circa 11,000 addetti (1,485 in Italia).

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[2]  La qualità delle marne monferrine è particolarmente elevata poichè esse sono idonee alla produzione di cemento naturale, senza l’aggiunta di correttivi.

[3] Il cemento artificiale si ottiene da miscele di calcari, silice, allumina e ossido di ferro in proporzioni prestabilite o da marne con tenore diverso d'argilla, con l'aggiunta di additivi. 

Evoluzione temporale dell'attività estrattiva

Come si può osservare dalla fig. 2, a colpire non è solo il numero particolarmente elevato di concessioni, ma anche l’evoluzione temporale di tale numero, ufficialmente [4] a zero fino al 1930, poi crescente in modo repentino fino alla punta massima di 116 siti concessi e attivi nel 1940, che si mantiene con livelli superiori alle 100 unità fino agli anni ’50, quindi, nella seconda metà di questi, tende a decrescere in modo quasi altrettanto rapido, fino alle due sole concessioni attive nel 1970.

L’assai piccola ripresa a partire dal 1990 (3 siti) dura molto poco, tanto che già prima della fine del secolo risultano dismesse tutte le concessioni, tranne quella di Zenevreto (AT) concessionata a partire dal 1995 e scaduta nel 2014.

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[4] Si deve sempre tenere conto dei cambiamenti intervenuti con il RD 1443 del 1927, che ha introdotto il concetto di demanialità delle ricchezze del sottosuolo e il regime della concessione mineraria per i materiali di 1a categoria, come la Marna da cemento.

Come già abbondantemente descritto nei precedenti capitoli, la coltivazione di marna da cemento è cominciata ben prima e in maniera industriale almeno dal 1835.

Poiché, però, tali cave non erano state ufficialmente concesse, nel censimento appaiono solo quelle concessionate dopo il 1927, in regime di miniere.

Fig. 2 - Evoluzione del numero di concessioni attive di marna da cemento in Piemonte