Recupero museale in Toscana

I siti musealizzati

La distribuzione a livello comunale dei siti musealizzati (articolati come aderenti alla Rete ReMi, attivi e/o in progetto) è mostrata in fig. 1

Maggiori approfondimenti di questi siti sono riportati nel pdf scaricabile.

Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti musealizzati in Toscana

Parchi minerari nazionali

La Regione Toscana è sede di due parchi minerari di interesse nazionale:


Di questi due parchi sono approfonditi i temi e le caratteristiche nelle sotto-pagine dedicate: Amiata, Colline Metallifere.



Parchi minerari regionali

Sono presenti, inoltre, due parchi minerari di interesse regionale :

  • Parco archeominerario di San Silvestro (LI), facente parte dei Parchi della Val di Cornia, sistema istituito con Deliberazione del Consiglio Comunale (DCC) di Campiglia Marittima n. 93 del 15 giugno 1993 e rafforzato con DCC n. 15 del 25 febbraio 1998 di istituzione dell’Area Naturale Protetta d’Interesse Locale (ANPIL) ”San Silvestro”, in base alla L.R. n. 49 dell’11 aprile 1995 (Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale, BURT n. 29 del 18 aprile 1995);

  • Parco minerario e mineralogico dell’isola d’Elba (LI), istituito con Atto costitutivo del 19 dicembre 1991 della relativa società per azioni, cui partecipano la Provincia di Livorno, i Comuni elbani di Rio Marina, Porto Azzurro e Capoliveri, la società ILVA Gestioni Patrimoniali, l’Associazione Industriali della Provincia di Livorno, la Società Immobiliare Artigianato Livornese S.r.l., la PRO.TE.O Lega S.p.A.


Parco archeominerario di San Silvestro

L'idea del Parco nasce nel 1984 in seguito agli scavi archeologici eseguiti da Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Siena nell’area del castello di Rocca di San Silvestro.

In quell’ambito, accanto allo scavo intensivo del castello venne avviata anche una sistematica ricerca di superficie nell’intero territorio campigliese per ricostruire, attraverso l'archeologia dei paesaggi, i sistemi di insediamento nei vari periodi storici e l'approccio delle comunità alle risorse disponibili.

Si scoprì, così, che “Rocca San Silvestro e le sue miniere di rame e argento costituiscono un punto di riferimento a livello europeo per riscrivere, su base archeologica, la storia dell'organizzazione del lavoro minerario nel medioevo” .

Come già indicato, il progetto originario del Parco, risalente al 1989, divenne realtà con DCC del Comune di Campiglia Marittima n. 93 del 15 giugno 1993 e fu successivamente rafforzato dall’istituzione, con DCC n. 15 del 25 febbraio 1998, dell’ANPIL “San Silvestro”.

L'obiettivo del Parco, inaugurato nel 1996, “non era soltanto quello di valorizzare e musealizzare un singolo monumento, ma un intero paesaggio storico, frutto di secoli di lavorazione mineraria, coniugando la valorizzazione delle risorse locali con la salvaguardia dei beni ambientali e storici” .

Il Parco, che comprende le concessioni di blenda, galena e altri solfuri Lanzi (Temperino) e Valle San Silvestro, vigenti sino al 1991, si articola da S a N nelle seguenti aree (fig. 2):

  • Area del Temperino in cui si trovano

    • il Museo dell'Archeologia e dei Minerali, nel Centro visite ospitato in un edificio destinato originariamente alla produzione di energia, che permette una naturale introduzione per le successive visite alle miniere e al villaggio medioevale di Rocca San Silvestro, descrivendo gli aspetti storici e ambientali del comprensorio (sezione Parchi Val di Cornia), i caratteri e i meccanismi di formazione dei giacimenti minerari del Campigliese (sezione geologica), i risultati dello scavo di Rocca San Silvestro, attraverso i reperti archeologici e le ipotesi ricostruttive sui processi di metallurgia estrattiva documentati nel sito (sezione Rocca San Silvestro);

    • la Miniera, in cui un'area allestita con pannelli che mostrano l’evolversi della tecnologia mineraria del Campigliese, dall’epoca etrusca fino ai giorni nostri, precede il percorso attrezzato che comprende una galleria visitabile, lunga 360 m, dove si possono confrontare le tecniche estrattive antiche con quelle moderne, oltre a scoprire un’ampia gamma di rocce e minerali dell’area e le tracce del duro lavoro dei minatori.

  • Area di Pozzo Earle, che ospita

    • il Museo delle Macchine Minerarie, ospitato nell’edificio di servizio dell'unico superstite dei 5 pozzi di estrazione esistenti nell’area del Campigliese agli inizi del XX secolo: il Pozzo Earle, che ospitava l’argano con cui i minatori scendevano fino a 170 metri di profondità.

“Oggi il Museo racconta l'uso dei vari macchinari appartenenti alle ultime fasi di attività e rimasti laddove sono stati abbandonati l’ultimo giorno di apertura della miniera”;

  • il Museo del Minatore, situato nella baracca in metallo utilizzata dai minatori come spogliatoio e mensa, in cui una raccolta di foto, documenti e testimonianze in video racconta la vita, il lavoro, le malattie e le lotte dei minatori;

  • la Galleria Lanzi–Temperino (ex Ortaccio): originariamente galleria di ricerca nella seconda metà del XIX secolo, fu completata negli anni ’60 del XX secolo come galleria di carreggio per il trasporto del minerale dal pozzo di estrazione agli impianti di trattamento di Valle Lanzi, con un trenino a scartamento ridotto.

Oggi la galleria è stata riattivata ed è percorribile con lo stesso trenino in un percorso tra attrezzi di lavoro, minerali di varia forma e colore, a partire dalla grande sala centrale di estrazione.

  • Area di Valle Lanzi con

    • la Rocca San Silvestro: villaggio medievale di minatori e fonditori di metallo, sorto per iniziativa dei Conti della Gherardesca fra X e XI secolo al fine di sfruttare i ricchi giacimenti di rame e piombo argentifero della zona, metalli utilizzati per la produzione monetaria delle zecche di Lucca e Pisa.

Il villaggio fu abbandonato nel Trecento, probabilmente per l'impossibilità di sviluppare le tecnologie estrattive e metallurgiche a causa della mancanza di forza idraulica per l'attivazione dei mantici e dei magli, inoltre non deve essere sottovalutata l'incidenza di un terremoto che colpì la zona nella seconda decade del XIV secolo.

Un itinerario attrezzato, attraverso i resti di abitazioni, della chiesa eponima, del cimitero, della zona signorile e dell’area industriale, ricostruisce l’organizzazione sociale ed economica, le abitudini alimentari, le tecniche edilizie e metallurgiche di una comunità medievale.

  • la Villa Lanzi: edificio cinquecentesco voluto da Cosimo I De’ Medici per ospitare esperti minatori che dalla Germania venivano a lavorare nelle miniere del campigliese, che oggi è diventato centro di raccolta e conservazione della documentazione prodotta dall’ultima società concessionaria delle miniere (Miniera di Campiglia SpA) e di quella relativa a studi, ricerche e progetti riguardanti il territorio della Val di Cornia.


All’interno del parco sono individuati anche alcuni specifici percorsi archeominerari (fig. 2):

  • Via del Temperino (in giallo): dall’uscita della Miniera del Temperino ai Musei del Parco, in parte lungo il percorso della ferrovia di trasporto del minerale nei primi anni del XX secolo.

  • Via delle Ferruzze (in rosso): dall’uscita della Miniera del Temperino alle laverie di Valle Lanzi, lungo la linea dei filoni metalliferi e in corrispondenza delle principali emergenze archeominerarie.

  • Via dei Lanzi (in azzurro): percorso ad anello che inizia e finisce alle laverie di Valle Lanzi, passando per i pozzi di estrazione medioevali, gli interventi medicei e i grandi impianti della società mineraria inglese Etruscan Copper Estate Mines.

  • Via dei Manienti (in verde): percorso per accedere al castello di Rocca San Silvestro, che termina a N nella Valle dei Manienti, presso una miniera medioevale coltivata dagli abitanti del castello e i resti di antiche cave di marmo.

  • Via delle Fonti: percorso tra boschi e radure che, passando per i resti dell’acquedotto ottocentesco e le fonti che rifornivano la città, unisce l’ingresso del parco con il centro storico di Campiglia Marittima, dominato dalla Rocca medioevale.

Fig. 2 - Cartina del Parco Archeominerario di San Silvestro

Parco Minerario dell'Isola d'Elba


Il 19 dicembre 1991, presso lo Studio notarile Mameli D’Urso di Livorno, è costituita, tra la Provincia di Livorno, i Comuni elbani di Rio Marina, Porto Azzurro e Capoliveri, la società ILVA Gestioni Patrimoniali, l’Associazione Industriali della Provincia di Livorno, la Società Immobiliare Artigianato Livornese S.r.l. e la PRO.TE.O Lega S.p.A., la Società per azioni “Parco Minerario dell’Isola d’Elba” avente per oggetto “la promozione, lo sviluppo, l’esecuzione, la gestione di iniziative, opere, servizi, finalizzati al recupero e alla valorizzazione di aree site nell’Isola d’Elba, di proprietà privata o pubblica, e in particolare di quelle ricomprese nell’ex compendio minerario, sia mediante interventi diretti sia attraverso il coordinamento di attività analoghe, similari, accessorie, svolte da altri soggetti, privati o pubblici, nonché l’esercizio di attività e servizi complementari e di supporto al Comune di Rio Marina” (Statuto sociale, art. 2, comma 2).

Il Parco, inserito nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e comprendente le miniere in tab. 1, si articola come segue:

  • Museo dei Minerali dell'Elba e dell'arte mineraria di Rio Marina (fig. 3), situato al centro di Rio Marina, nel Palazzo del Burò che originariamente ospitava la Direzione delle Miniere.

Oltre all’archivio storico delle miniere che raccoglie carte e documenti riguardanti il compendio minerario elbano, il Museo conserva una importante collezione di circa 1000 campioni di minerali e pietre dell'Isola d'Elba di eccezionale bellezza, raccolti dagli inizi degli anni '60 dalla società concessionaria delle miniere dell'Elba.

Al suo interno, inoltre, con arnesi e materiali originali sono stati ricreati alcuni ambienti minerari, tra cui l'officina dei fabbri ferrai e una galleria a grandezza naturale, che consentono di realizzare un percorso dentro il patrimonio geo-mineralogico dell'Isola d'Elba e di ricostruire, insieme a foto e filmati d’epoca, l’ambiente e l’atmosfera del periodo minerario elbano tra XIX e XX secolo.

  • Museo Civico Archeologico del Distretto Minerario di Rio nell'Elba: ubicato a Rio nell’Elba in Via Mazzini, illustra la storia dell’Elba orientale, in larga parte legata alle sue straordinarie risorse minerarie. Il Museo occupa un edificio di recente costruzione progettato espressamente per lo scopo e conosciuto a Rio come “Barcocaio”, perché sorge nel luogo dove crescono diversi albicocchi, nel vernacolo riese detti appunto “barcochi”.

Inaugurato nel 2003, il Museo espone la sua collezione in un’ampia sala (fig. 4) affacciata con una vista panoramica sulle colline degradanti verso il mare che per oltre due millenni hanno fornito prezioso minerale di ferro. Il percorso, che si sviluppa in maniera lineare dal piano terra al soppalco, procede in senso cronologico dall’Età del Rame al Medioevo.

Nel 2009 il Museo si è arricchito della Collezione dei minerali elbani della gente di Rio: una raccolta di notevoli campioni di minerali di esclusiva provenienza elbana formata dai pezzi che alcuni appassionati collezionisti riesi hanno deciso di rendere visibili a tutti attraverso il Museo.

La suggestiva raccolta di minerali è l’inizio del percorso espositivo, cui segue una presentazione geologica dell’Elba orientale, delle sue straordinarie risorse minerarie e delle tecniche impiegate per la lavorazione del bronzo e del ferro dall’antichità all’età moderna.

  • Escursioni guidate nei cantieri minerari a cielo aperto, sia a piedi, lungo i sentieri minerari, che su un caratteristico trenino su gomma (fig. 5).

Lungo il percorso le guide illustrano le diverse specie mineralogiche e le varie tecniche estrattive utilizzate all'interno dei cantieri minerari, permettendo di scoprire un’area di grande importanza paesaggistica e culturale.

Sono previste le visite ai seguenti cantieri (fig. 6):

  • Bacino, posto a NO dell’abitato di Rio Marina, dove i lavori a livello industriale iniziarono a partire dal 1860 con l’estrazione di ematite; sono presenti cristallizzazioni di ematite di interesse collezionistico.

  • Valle Giove, localizzato sulle pendici del Monte Giove fu coltivato per estrarre principalmente ematite dagli anni ’50 agli anni ’80 del XX secolo; oggi il cantiere si presenta con l’imponenza del fronte di coltivazione a gradoni.

  • Falcacci, situato a SO del cantiere Valle Giove e coltivato a pirite e limonite dagli inizi del 1800 al 1960, è famoso dal punto di vista collezionistico per la presenza di campioni di pirite cubica, oltre che per la scoperta nel 2005 di una nuova specie mineralogica, la Riomarinaite (fig. 7), un solfato idrato di bismuto.

  • Conche, posto a N verso la miniera Rio Albano, dove l’attività estrattiva di limonite ed ematite si è protratta dal 1940 al 1970 sia a cielo aperto che in galleria; oggi entro la profonda escavazione a cielo aperto, delimitata a est da una parete di quarzite e a ovest da calcare dolomitico, si può ammirare il caratteristico laghetto rosso dai riflessi violacei (fig. 8).



Tab. 1 - Lista dei siti minerari compresi nel Parco minerario dell’Isola d’Elba

Fig. 3 - Sede del Museo dei Minerali dell’Elba e dell’arte mineraria di Rio Marina

Fig. 4 - Sala espositiva del Museo Civico Archeologico del Distretto Minerario di Rio nell'Elba

Fig. 5 - Escursione in trenino nel cantiere di Valle Giove

Fig. 6 - Sentiero mineralogico e cantieri della miniera di Rio Marina

Fig. 7 - Riomarinaite bianca: Solfato di bismuto Bi(SO4)(OH) · H2O

Fig. 8 - Laghetto delle Conche

Altre miniere musealizzate


Nella tabella che segue è riportata la lista degli altri siti minerari oggetto di recupero museale, in atto o in progetto al 2019, di cui sono descritti i principali, rimandando al pdf scaricabile ulteriori approfondimenti.

Musealizzati_TOS.xlsx

MINE - Museo delle Miniere e del Territorio di Cavriglia


Inaugurato nel luglio 2012, il museo MINE (fig. 9) si propone di mantenere la memoria dell’area mineraria di Castelnuovo dei Sabbioni attraverso un percorso museale che si sviluppa attraverso sette sale dedicate alla storia e alle vicende minerarie secondo un itinerario che inizia dalle prime notizie documentate sul giacimento di lignite, di cui è esposto un grosso blocco, per poi passare allo sviluppo dell’attività mineraria nel secondo Ottocento e alle prime lotte sindacali di inizio Novecento.

Il percorso si concentra poi sulle tecniche di scavo nella miniera in sotterraneo e sulla vita del minatore. La ricostruzione di un tratto di galleria permette ai visitatori di immedesimarsi nella penombra, nei diversi rumori e negli gli odori di una miniera di lignite.

La galleria termina in uno spazio che mostra le vicende del territorio dagli anni ‘30 agli anni ‘60 del XX secolo. Trent’anni densi di storia con lutti, quali quelli provocati dalle stragi naziste sulla popolazione maschile nel luglio del 1944. Poi le lunghe lotte e le forme di autogestione del dopoguerra, accompagnate da forme di partecipazione e di solidarietà da tutta Italia con invio di aiuti alimentari alle famiglie degli operai in sciopero.

Infine i cambiamenti delle tecniche di coltivazione: da quelle in galleria a quelle a cielo aperto, con gli aspetti particolarmente impattanti che tale modalità ha avuto nella specifica realtà cavrigliese.

In quest’ottica di particolare rilevanza sono i video che mostrano i vari cambiamenti avvenuti nel paesaggio, dovuti alla progressiva distruzione di numerose frazioni del comune di Caviglia causate dall’introduzione della tecnica di scavo a cielo aperto.

Punto caratteristico dell’allestimento è l’interazione con le moderne tecnologie che permettono al visitatore di essere soggetto attivo nell’acquisizione della conoscenza dei temi presentati, mediante touch screen, un tappeto virtuale finale e la possibilità di esperienze tattili e olfattive che rendono particolarmente pregnante la visita al museo.

Nella palazzina adiacente al museo si trova il Centro di documentazione, dove è possibile consultare il materiale fotografico e audiovisivo del museo, oltre ad accedere a un archivio on line sulle miniere in Toscana.

Poichè uno degli elementi portanti del recupero ambientale dell’area è stata l’installazione di un importante complesso fotovoltaico che, oltre a produrre energia elettrica pulita per una potenza di circa 18 Mw, contiene un impianto da 2 Mw in cui saranno sperimentati nuovi metodi di conversione di energia (inverter) e nuove tecniche di stoccaggio (accumulo) dell’energia prodotta, il museo sta progettando un ampliamento del suo allestimento per mostrare accanto alle forme di sfruttamento dell’energia di ieri (i combustibili fossili, non rinnovabili) quelle moderne (il sole, rinnovabile).

Fig. 9 - Pannello illustrativo del significato del nome MINE

Progetto di Parco geo-archeominerario di Valdicastello


Nell’estate 2016 i Comuni di Pietrasanta e Stazzema, con la collaborazione di vari Dipartimenti dell’Università di Pisa, hanno mosso i primi passi di un progetto che prevede la realizzazione del “Parco geo-archeominerario di Valdicastello”, con lo scopo di collegare la bonifica e la messa in sicurezza delle miniere di Stazzema e Pietrasanta alla trasformazione dei siti minerari in un polo museale multidisciplinare tra storia e natura, con un percorso che partendo da Casa Carducci, in Valdicastello, passando per le strutture archeominerarie dei siti ex EDEM arrivi a al Parco della Pace e al Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema, nel luogo dove, il 12 agosto 1944, avvenne una delle più feroci stragi nazifasciste, con 560 vittime tra cui 130 bambini.

È prevista anche la realizzazione di un museo di archeologia industriale all’interno dell’ex complesso industriale EDEM di Valdicastello (fig. 10), il recupero della vecchia ferrovia di servizio delle miniere e la sistemazione definitiva della strada di collegamento Valdicastello Carducci - Sant’Anna.

A giugno 2017 il progetto era in fase avanzata di realizzazione, ma a tutto il 2019 il Parco arco-geominerario non risulta ancora in attività.

Fig. 10 - Complesso industriale ex EDEM di Valdicastello