Risultati delle Ricerche RIMIN
Per quanto riguarda le Terre Rare (di seguito REE), le ricerche RIMIN ne hanno individuato concentrazioni misurabili nelle seguenti Convenzioni, di cui sono successivamente riportati gli estratti relativi alle mineralizzazioni in oggetto:
Basamento sudalpino dell’area di Bressanone (n. 14, 1988)
Valutazione del potenziale metallogenico delle vulcaniti del Lazio (n. 30, 1989)
Piemonte Nord-Est (n. 31, 1994)
In particolare:
- Basamento sudalpino di Bressanone (n. 14, 1988)
Sono state individuate tre aree principali (fig. 1) con frequenti segnalazioni della presenza di allanite, minerale ricco in terre rare leggere (LREE), a concentrazioni interessanti:
Rio Valles - Rio Valcosta, al vertice centro settentrionale della superficie indagata, coincidente con la massa intrusiva di Bressanone (tav. 1);
Ivigna a Ovest, coincidente con la massa intrusiva di Picco Ivigna (tav. 2a) con segnalazioni della presenza di allanite a concentrazioni significative (PA tra 10 e 30%), in particolare nei campioni 87, 90, 92;
Monte Croce a SE della precedente, corrispondente alla massa intrusiva di Monte Croce (tav. 2b), dove in corrispondenza del campione 182 è segnalata una presenza significativa di allanite (PA tra 10 e 30%).
- Potenziale metallogenico delle vulcaniti laziali (n. 30, 1989)
Sono stati approfonditi i seguenti temi di ricerca:
depositi fluoritici, articolati nelle aree (fig. 1):
Pianciano (tav. 3), a SO del lago di Bracciano, dove sono stati individuati 19 campioni con contenuti di REE variabili tra 867 e 2,228 ppm, con forte prevalenza (>80%) di Cerio-Lantanio (Ce+La).
Da un punto di vista mineralogico, il minerale fluoritico si presenta con carattere argilloso, con forte prevalenza di fluorite (mediamente 58% ca.), e sabbioso, con calcite prevalente (70% ca.) e fluorite in percentuali minori (13% ca.).
Acquaforte (tav. 4), a SO del lago di Bolsena, con 5 campioni con contenuto di Ce+La variabile da 1,443 a 2,297 ppm, che rappresenta quasi per intero la quantità di REE presenti.
Monte Razzano (tav. 5), a E del lago di Bracciano, caratterizzata da minerale calcitico-fluoritico con valori anomali di Ce+La variabili tra 970 e 1,272 ppm e % di HREE (Terre rare pesanti) superiori a quelle dei campioni delle aree precedenti.
Cornazzano (tav. 6), a S del lago di Bracciano, dove le fluoriti presentano 3 campioni con valori anomali di REE variabili tra 1229 e 1290 ppm, in cui la componente Ce+La è sempre superiore all’80%.
Campagnano Romano (tav. 5), a E del lago di Bracciano, dove per meglio definire il deposito fluoritico del vicino Monte Razzano è stato campionato un livello palustre nei tufi cineritici freatomagmatici della caldera di Baccano (figg. 7-8).Sono stati individuati 7 campioni con valori di Ce+La molto elevati (8,145÷18,000 ppm) con rapporti LREE/HREE sempre elevati (50 ca.) ma minori delle altre aree, con l’eccezione di Cornazzano.
Sebbene sia da verificare lo sviluppo areale della mineralizzazione all’interno dei tufi cineritici di Baccano, i valori di REE, se legati a fasi mineralogiche separabili, potrebbero presentare interesse economico.
E' da considerare inoltre che la messa in posto dei tufi cineritici indiziati è dovuta alle esplosioni freatomagmatiche interpretabili come conseguenza del contatto del magma con l'acquifero contenuto nell'alto strutturale sepolto di Cesano, costituito da rocce carbonatiche che definiscono un serbatoio di fluidi geotermici ad alta salinità ricco di elementi utili come il litio (Li).
vulcaniti di S. Venanzo, Cupaello e Leonessa (fig. 2, aree 6-7-8), piccole manifestazioni effusive nell’Appennino Centrale tra le province di Terni e Rieti con caratteristiche simili al vulcanismo laziale.
Pur con contenuti in REE anomali rispetto alla composizione tipica delle vulcaniti, non si segnalano concentrazioni superiori a 1,000 ppm, tali da poter essere economicamente significative.
vulcaniti dei Monti Cimini (fig. 2, area 9), con presenze anomale di REE lungo le pendici settentrionali e orientali, comunque comprese tra 250 e 500 ppm e tali da escludere ogni potenziale interesse minerario.
Di conseguenza, le concentrazioni superiori (Ce+La > 1,000 ppm) riscontrabili in alcuni campioni di stream-sediments sono da attribuire a concentrazioni locali di minerali pesanti portatori di REE (apatite, allanite...).
nelle sabbie costiere nell’area di Nettuno sono presenti campioni con concentrazioni anomali di REE, fino a 2,100 ppm (Allegato 4E, § 5.3).
- Piemonte nord-orientale (n.31, 1984)
Sono stati individuati campioni anomali per le concentrazioni nell’ambito delle indagini per “materiali argillosi, barite e fluorite” e, soprattutto, per “materiali feldspatici e minerali di metalli rari”. In particolare:
per i “materiali argillosi, barite e fluorite”, dall’analisi dei 40 campioni della campagna di prospezione alluvionale ne sono stati individuati 4 [1] nella zona di Lozzolo (fig. 3), con concentrazioni anomale di Ce+La variabili tra 505 e 1,444 ppm, con prevalenza di cerio. Tali campioni si ritrovano in corrispondenza degli affioramenti del Complesso dei “porfidi quarziferi” del Biellese (tav. 7).
per i “materiali feldspatici e minerali di metalli rari”, sono state seguite due prospezioni:
alluvionale nella Val Vigezzo (tav. 8), caratterizzata dalla “presenza localizzata di filoni pegmatitici e/o aplitici noti anche per le segnalazioni di minerale di Nb-Ta e REE e da estesi affioramenti di ortogneiss granitoidi”.
Dei 60 campioni analizzati ne sono stati individuati 11 con concentrazioni di Ce+La superiori a 500 ppm, da un minimo di 520 ppm (campione 55) a un massimo di 1469 ppm (campione 33), sempre con prevalenza di Ce.
campionatura in roccia (tav. 9), per complessivi 121 campioni distribuiti sull’intera area della Convenzione, tutti con concentrazioni di Ce+La inferiori a 500 ppm, tranne uno (campione 32) con 506 ppm, mentre il campione 50 sfiora i 400 ppm.
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[1] Più un campione (AP7) prelevato nell’area Gattinara-Lozzolo-Villa del Bosco in corrispondenza a porfidi più o meno alterati
Fig. 1 - Basamento sudalpino di Bressanone
Fig. 2 - Aree d'indagine nel Lazio
Fig. 3 - Area di Lozzolo
Comuni indiziati vs Comuni minerari
Per quanto riguarda le Terre rare non è stato indiziato alcun comune (vedi sostanze minerali da ricercare), né sono stati censiti siti minerari con coltivazione di tali elementi.
Per quanto riguarda Nichel e Cobalto (di seguito Ni-Co), le ricerche RIMIN ne hanno individuato concentrazioni misurabili nelle seguenti Convenzioni, di cui sono successivamente riportati gli estratti relativi alle mineralizzazioni in oggetto:
Italia Settentrionale (n. 6, 1987)
Mineralizzazioni nelle ofioliti (n. 17, 1990)
In particolare:
- Italia Settentrionale (n. 6, 1987)
Sono state individuate due aree principali indiziabili per la presenza di rocce basiche-ultrabasiche:
il Complesso Basico della Zona Ivrea-Verbano, al cui interno sono localizzate le principali miniere italiane di pirrotina nichelifera (Alvani e Pennino Grande, in alta Valle Strona nel territorio del comune di Valstrona), attive fino a tutta la prima metà del XX secolo.
Oltre a queste emergenze già oggetto di attività estrattiva, si segnalano estesi settori, in particolare intorno a Finero (Tav. 10), con minerali di nichel in forma disseminata, all’epoca della ricerca considerati a livelli subeconomici.
La ricerca propone di delimitare e stimare con maggior dettaglio le riserve (Valstrona) e risorse (Finero) in nichel (rame, cobalto, cromo) della Zona.
le metaofioliti (ultramafiti più o meno serpentinizzate) della Zona Piemontese-Ligure, con particolare riguardo al settore Gruppo di Voltri, dove pare opportuno valutare il significato della segnalata presenza di minerali di nichel disseminati in corrispondenza alle mineralizzazioni aurifere [1].
- Mineralizzazioni nelle ofioliti (n. 6, 1987)
Si sottolinea «...come le rocce ultrafemiche di associazioni ofiolitiche presentino a livello geochimico elevati contenuti in Ni. Il metallo peraltro si ritrova in prevalenza come vicariante nel reticolo dei silicati e solo in modeste proporzioni a formare minerali propri (pentlandite. hazle-Hoodite). Resta comunque il fatto che a scala planetaria non si ritrovano mai adunamenti primari di nichel associati ad ofioliti. Non sono conosciuti depositi di Ni in rocce di associazione ofiolitica.
Sono invece ben note ai fini economici le lateriti nichel-cobalto-cromifere derivate dalla demolizione delle rocce serpentinitiche. Trattasi di crostoni lateritici che si formano sulle superfici delle masse ultrafemiche rimaste per tempi lunghi esposti a climi di tipo tropicale in assenza di fasi tettoniche. In queste particolari condizioni climatiche si verifica una lisciviazione particolarmente intensa della roccia peridotitica che lascia come residuo una coltre di composti insolubili, fra i quali quelli di ferro e nichel, sulla superficie delle masse ultrafemiche... legato alla dissoluzione dell'olivina e dell'ortopirosseno con rimozione di silice e magnesio e relativa concentrazione residuale di Fe e Ni... In Italia non sono conosciuti esempi di lateriti nichelifere anche se su certe masse ultramafitiche si hanno modesti spessori di lateriti incipienti».
I dati geochimici ottenuti dalle determinazioni multielementari dei quasi 4000 campioni raccolti, hanno consentito una valutazione della presenza di elementi quali Ni, Cr, Co e Ti. Per quanto riguarda nichel, cromo e cobalto, si osserva un maggior contenuto di questi elementi nelle rocce ultrafemiche, con valori medi per il nichel di 0.15-0.25%, per il cromo di 0.2-0.26% e per il cobalto di 50-100 ppm.
Tuttavia tali valori di Ni, pur vicini ai limiti di sfruttabilità, si riferiscono all’elemento inserito nel reticolo cristallino dei minerali silicatici costituenti le rocce ultrafemiche e pertanto di estraibilità estremamente difficile e ritenuta non economica all’epoca della ricerca.
Delle 164 schede minerografiche compilate (Allegato 4 Appendice 3) in 51 risulta la presenza di pirrotina (o calcopirrotina) almeno in tracce.
In 12 di queste la presenza di pirrotina è significativa, concentrata nelle ofioliti liguri (basalti, gabbri, ultramafiti) all’interno dei seguenti fogli CARG 100,000 :
83 Rapallo in località Semovigo (1 scheda: Basalti)
84 Pontremoli in località Reppia (3 schede: 2 Basalti, 1 Gabbri)
94 Chiavari in località Libiola (2 schede: Basalti)
95 La Spezia in località Gallinaria (1 scheda: Ultramafiti) e M. Rossola (5 schede: Ultramafiti)
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[1] La ricerca segnalava, inoltre, il Massiccio di Lanzo per le mineralizzazioni disseminate di nichel individuate durante l’attività estrattiva dell’amianto (Balangero), all’epoca della ricerca non ancora bandito.
Allo stato attuale un tale approfondimento non è praticabile per il conseguente impatto ambientale, salvo verificare la possibilità di separazione del nichel in discarica in fase di bonifica dell’area.
Comuni indiziati vs Comuni minerari
Per quanto riguarda Nichel e/o Cobalto è stato indiziato un solo comune (Corio, in provincia di Torino) a fronte di 10 comuni piemontesi interessati da coltivazioni con presenza di Nichel e/o Cobalto (fig. 4).
Fig. 4 - Comuni indiziati vs. Comuni minerari per Nichel e/o Cobalto
Riguardo al Litio, le ricerche RIMIN hanno individuato anomalie di concentrazioni potenzialmente significative nelle seguenti Convenzioni, di cui sono successivamente riportati gli estratti relativi alle mineralizzazioni in oggetto:
Toscana meridionale 3 (n. 19, 1990)
Trias secondo (n. 20, 1989)
Potenziale metallogenico delle Vulcaniti del Lazio (n. 30, 1989)
Minerali industriali della Calabria meridionale (n. 67, 1997)
In particolare:
- Toscana meridionale 3 (n. 19, 1990)
Sono state verificate le anomalie geochimiche per Litio e altri elementi individuate nelle precedenti ricerche in una vasta area del versante orientale della Montagnola Senese, compresa nel triangolo Siena-Monteriggioni-Sovicille (fig. 1), al fine di accertare se tali valori potessero essere attribuiti a mineralizzazioni sepolte.
I risultati ottenuti possono essere così riassunti:
la litologia “Calcare cavernoso” e corrispondenti “suoli rossi” presentano i maggiori tenori negli elementi considerati (tab. 1), concentrati tendenzialmente nella componente argillosa (in particolare nei minerali de gruppo dell’illite);
le anomalie geochimiche sono probabilmente collegabili a tali fasi mineralogiche;
tali arricchimenti si sono verificati probabilmente già in fase di deposizione dei sedimenti stessi;
i fenomeni pedogenetici e i dilavamenti subiti dalle rocce originarie. durante la loro complessa storia evolutiva possono aver mitigato l'entità del fenomeno ultimo di anomalia mediante l'allontanamento in sospensione di parte della frazione fine contenente i minerali argillosi (illite).
Gli estensori della ricerca concludono che «... si può ragionevolmente escludere che l'anomalia geochimica sia attribuibile a presenza di mineralizzazioni subaffioranti o sepolte o comunque collegabile a manifestazioni idrotermali. Essa va collegata invece alla presenza in tale zona di affioramenti di notevole estensione di "calcare cavernoso" che, pur presentando come si è visto contenuti in B e Li superiori ai valori di altre rocce simili della Toscana meridionale, risultano estremamente lontane dai contenuti di B e Li di attuale interesse industriale (tab. 2).
Gli alti valori riconosciuti nei campioni di stream sediments, e più ancora nei suoli, il cui ordine di grandezza si avvicina ai valori industriali (tab. 1), sono dovuti ad arricchimenti molto localizzati. legati al dilavamento e riconcentrazione in situazioni assai particolari e si riferiscono comunque a limitatissimi depositi, al massimo di qualche migliaio di metri cubi di volume».
- Trias delle Prealpi Lombarde (Trias Secondo) (n. 20, 1989)
In approfondimento di una precedente ricerca del 1984 (convenzione n. 12), è stata realizzata una prospezione geochimica tattica delle Val Camonica, raccogliendo 225 campioni lungo profili ortogonali agli affioramenti del “Metallifero”. A S della Valle Padone è stata individuata un’anomalia in F (fino a 9600 ppm) e LI (fino a 602 ppm) con valori elevati di MO, V e AS.
Una successiva campionatura di approfondimento «ha permesso di risalire alla probabile sorgente dell'anomalia a F-Li. evidenziando un modesto ma ben preciso arricchimento di fondo in F (punte di 2.700 ppm) e in Li (128 ppm) localizzato in una alternanza di calcari e marne nere poste stratigraficamente nella parte medio-alta del Calcare Metallifero Bergamasco».
In particolare, la Val Camonica (tav. 1) è «caratterizzata dalla presenza di una anomalia in fluoro con valori medi intorno ai 4000 ppm con punte di 9000 ppm a cui è associato il litio attestato su valori medi di 200 ppm e punte di 600 ppm. Quest'anomalia ha una continuità spaziale di oltre 1 km in direzione NNE-SSW. Il rilevamento geologico evidenzia una stretta connessione con l'orizzonte metallifero che l'ha generata».
Pertanto, gli estensori sono «propensi a ritenere che esso sottenda motivi geominerari… molto interessante è la riscontrata presenza di Litio (associato a Vanadio e Molibdeno) con valori di concentrazione fino a 600 ppm. Si tratta infatti di una indicazione meritevole di approfondimento data l'importanza tecnologica e prospettica assunta da tale metallo nel campo delle ceramiche avanzate, dei processi metallurgici. dei medicinali, etc.».
- Potenziale metallogenico delle Vulcaniti del Lazio (n. 30, 1989)
Per quanto riguarda il litio «i valori riscontrati variano da poche ppm a massimi di 60-70 ppm, pari a 10 volte i valori di fondo.
I valori maggiori sono associati alle mineralizzazioni fluoritiche, mentre valori depressi caratterizzano le vulcaniti acide anatettiche (0.3÷5 ppm)».
Pur essendo di grande interesse dal punto di vista geochimico, i valori di litio non presentano interesse dal punto di vista industriale.
Inoltre, come già indicato in sede di valutazione dei risultati per le REE nelle vulcaniti laziali, bisogna approfondire la questione dei tufi cineritici nell’area geotermica di Campagnano-Cesano (Valle del Baccano), la cui messa in posto è collegata alle esplosioni freatomagmatiche interpretabili come conseguenza del contatto del magma con l'acquifero contenuto nell'alto strutturale sepolto, costituito da rocce carbonatiche che definiscono un serbatoio di fluidi geotermici ad alta salinità ricchi di elementi utili come il litio .
- Minerali industriali della Calabria meridionale (n. 67, 1997)
«... la tematica di ricerca per minerali tecnologici in giacitura primaria è stata definita in analogia a quanto eseguito nell’ambito del programma di ricerca mineraria di base relativo alla parte settentrionale del territorio calabrese, portata a termine nel 1994, ove anomalie per metalli leggeri (Li, B, Be) sono stati attribuite alla frequenza di manifestazioni pegmatitiche».
Dei 104 campioni esaminati solo 9 hanno mostrato valori di litio di poco superiori al limite di significatività rispetto alla media litologica.
«Il Litio appare virtualmente assente nelle pegmatiti dell’Unità Dioritica-Kinzigitica, mentre, sia pure con valori piuttosto bassi, è presente nelle pegmatiti delle Unità di Stilo e dell’Aspromonte...
Tab. 1 - Le concentrazioni medie di Li per tipo litologico
Tab. 2 - Concentrazioni medie nei principali depositi di Li
Dall'esame delle analisi chimiche delle pegmatiti campionate si esclude quindi la presenza consistente di minerali...di litio...» presente con valori significativi (19.6÷41.5 ppm), comunque inferiori a 50 ppm, in 9 campioni: MT23, MT29, MT45, MT47, MT49, MT50, MT80, MT87, MT93 (Tav. 2).
Per quanto riguarda le possibili associazioni mineralogiche, il litio presenta coefficienti di correlazione significative (> 0.4) solo con MgO (0.42) e Cu (0.50), anche se con articolazioni diverse per le diverse Unità pegmatitiche.
Escludendo l’Unità Dioritica-Kizingitica per i valori troppo bassi (sempre minori di 10 ppm), si rilevano correlazioni alte:
nell’Unità di Stilo, con Ematite (0.55), MgO (0.78), Rutilo (0.67) e Cu (0.75)
nell’Unità dell’Aspromonte, solo con Cromo (0.53)
Gli estensori della ricerca concludono che non sono state rilevate anomalie tali da ritenere possibile uno sfruttamento economicamente utile (tenori > 1,000 ppm)
Comuni indiziati vs Comuni minerari
Il Litio non è stato inserito tra gli elementi di rilevante interesse minerario secondo la Delibera CIPE 8 giugno 1983 (vedi sostanze minerali da ricercare), pertanto non è stato nessun comune indiziato per questo elementi.
Per quanto riguarda le aree minerarie già coltivate, nel censimento ISPRA non sono stati censiti siti minerari con coltivazione di tale elemento.