Georgius Agricola

Cenni biografici

La seconda metà del XV secolo ha visto la nascita di grandi personalità come: Leonardo Da Vinci (1452-1519), Erasmo da Rotterdam (1469-1536), Niccolò Copernico (1473-1543), Martin Lutero (1483-1546), Paracelso (1493-1541).

Tra questi, anche se non altrettanto conosciuto, si deve annoverare anche Georg Bauer, meglio noto come Georgius Agricola (fig. 1), dalla latinizzazione del suo cognome che in tedesco significa appunto “agricoltore”.

Nato il 24 marzo 1494 a Glauchau in Sassonia da un ricco commerciante di tessuti, frequentò l’Università di Lipsia tra il 1514 e il 1517 con l’obiettivo di diventare sacerdote, ma le sollecitazioni di un suo professore, Petrus Mosellaneus umanista, filologo e teologo, uno dei primi allievi di Erasmo da Rotterdam (fig. 2) lo spinsero verso gli studi classici e l’insegnamento; è in questo periodo che, secondo la tradizione accademica, il suo nome viene latinizzato.

Finiti gli studi, il suo primo impiego da insegnante fu presso la scuola pubblica di Zwichau, sempre in Sassonia, che riuscì a trasformare da scuola religiosa in moderna istituzione educativa.

Nel 1520, tornato all’Università di Lipsia, frequentò gli studi di medicina e scienze ed entrò in contatto con i circoli umanisti ispirati da Erasmo da Rotterdam, di cui diventò amico.

All’epoca le maggiori università si trovavano in Italia, di conseguenza è lì che nel 1524 si trasferì per perfezionare e terminare i suoi studi.

A Bologna seguì le lezioni del padovano Pietro Pomponazzi, filosofo in odore di eresia secondo cui Dio governa l’universo attraverso le leggi naturali che determinano anche il destino dell’uomo.

Queste idee influenzarono profondamente il modo di pensare di Agricola, spingendolo verso lo studio delle scienze naturali, anche se rimase sempre un fervente cattolico.

Dopo Bologna visitò Roma, Napoli, Padova e Venezia, dove visse per due anni fino al ritorno in Sassonia nel 1526.

L’anno dopo si trasferì come medico cittadino in Boemia a St. Joachimsthal, al centro dell’allora distretto minerario più importante d’Europa (“ore mountains”), dove si estraevano grandi quantità d’argento con cui venivano realizzati i “talleri”, dalla cui anglicizzazione sembra derivare la denominazione “dollari”.

In quello stesso anno 1527, Agricola sposò la vedova di un funzionario minerario locale, che portò in dote un considerevole numero di azioni della vicina miniera d’argento di Gottesgab.

Questo fatto ebbe un forte impatto su Agricola che, da quel momento, cercò di affiancare il lavoro medico allo studio dei minerali, anche perché interessato ai rimedi medici basati sul loro uso.

In meno di tre anni riuscì a pubblicare il suo primo lavoro, intitolato “Bermannus sive de re metallica” e pubblicato a Basilea da Froben, con un’entusiastica dedica dello stesso Erasmo da Rotterdam.

Nel 1531, trasferitosi nuovamente e definitivamente in Sassonia, a Chemnitz trenta chilometri a nord di St. Joachimsthal, lavorò anche qui come medico cittadino e per più di vent’anni, fino alla morte nel 1555, continuò a scrivere i suoi saggi dedicati a mineralogia, metallurgia e arte mineraria, ma contenenti anche i risultati dei suoi studi su religione, politica, medicina e sismica.

Grazie al suo lavoro di medico e di imprenditore minerario divenne l’uomo più ricco della città e, nel 1546, il principe elettore di Sassonia Maurizio lo nominò Sindaco di Chemnitz, nonostante il suo essere cattolico in una provincia a maggioranza protestante.

Era l’inizio di un’intensa vita pubblica che portò Agricola a occupare posti di prestigio, sfruttando, in particolare, la sua capacità di colloquiare con i grandi intellettuali di fede luterana in missioni di mediazione presso l’imperatore Carlo V, il re Ferdinando d’Austria e altri Principi.

Senza, peraltro, abbandonare i suoi studi, tanto che nello stesso anno 1546 pubblicò un volume contenente cinque opere che costituiscono pietre miliari per le Scienze geologiche e minerarie:

Nel 1553 terminò di scrivere il suo capolavoro, De re metallica, corredato da numerose tavole che richiesero un lungo tempo d’incisione, cosicché il volume fu pubblicato postumo solo tre anni dopo, sempre da Froben (fig. 3).

Aveva impiegato ben 20 anni per scrivere questo saggio, il primo sistematico di arte mineraria, della quale venivano affrontati tutti gli aspetti: prospezioni, sondaggi, metallurgia, logistica, estrazione e trattamento dei minerali, utensili e macchinari minerari, problemi sanitari connessi alla professione dei minatori.

Il lavoro di Agricola provocò un grande progresso dell’attività mineraria, tanto da essere per almeno 200 anni il manuale di riferimento di chiunque si occupasse di miniera, nel rispetto, professato già dal libro I, della salute e della vita umana, per cui «non c’è compensazione possibile», e dell’ambiente [1].

Agricola morì il 21 novembre 1555, secondo la leggenda colpito da infarto durante un’accesa discussione di carattere religioso.

Proprio i contrasti religiosi spinsero i suoi concittadini a non riconoscergli i grandi meriti maturati in campo scientifico ed economico tanto da rifiutare la sua sepoltura in città, cosicché egli fu sepolto nella cattedrale di Zeitz, sempre in Sassonia.

Questo mancato riconoscimento provocò tristi conseguenze, tra cui la perdita di almeno otto lavori che non erano ancora stati pubblicati.

Cosa differenziò Agricola dai suoi contemporanei? Certamente la capacità di usare le sue deduzioni logiche piuttosto che le antiche tradizioni e i dogmi, secondo le sue stesse parole: «… ho omesso tutto ciò che io stesso non abbia visto, o non abbia letto o sentito da persone di cui mi possa fidare completamente. Di quello che non ho visto, né approfonditamente considerato dopo averlo letto o sentito, non ho scritto» (Prefazione a De Re Metallica).

Fig. 1 - Georgius Agricola (1494-1555) in un dipinto di José Planella Coromina

Fig. 2 - Erasmo da Rotterdam (1469-1536) in un ritratto di Holbein il Giovane

Fig. 3 - Marchio della tipografia Froben di Basilea (1556)

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[1] «… quando gli alberi di foreste e boschi sono distrutti, sono sterminati anche bestie e uccelli, che forniscono il cibo agli abitanti. Inoltre, quando i minerali vengono lavati e nell’acqua di torrenti e corsi d’acqua finiscono i veleni usati, questo uccide i pesci o li allontana. Perciò gli abitanti di queste regioni… trovano grandi difficoltà a procurarsi il necessario per vivere…».

Le opere principali

Nel 2003 il Dipartimento di Ingegneria Chimica, Mineraria e delle Tecnologie Ambientali (DICMA) dell’Università di Bologna, nelle persone dei Proff. Paolo Macini ed Ezio Mesini, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIM), allora diretta dall’ing. Pietro Balestrazzi cui il volume è dedicato, ha curato la pubblicazione della ristampa anastatica del volume del De Re Metallica in lingua latina, pubblicato in Basilea dall’editore Froben nel 1561.

Oltre alla ristampa anastatica, il volume (fig. 4) contiene la prima traduzione italiana del primo libro pubblicato da Agricola nel 1530: Bermannus sive de re metallica. 

Bermannus ovvero il Mondo Minerale

Gran parte delle conoscenze di Agricola sul mondo delle miniere si devono all’amico Lorentz Wermann [2], addetto alle miniere di St. Joachimsthal.

Ad esso Agricola dedicò implicitamente la sua prima opera (fig. 5), in cui svolge il ruolo di protagonista con il nome latinizzato di Bermannus.

L’opera è realizzata in forma di dialogo e confronto tra Bermannus, esperto minatore, Nicholaus Ancon, medico e filosofo aristotelico, e Johannes Naevius [3], medico esperto di medicina antica.

Il dialogo si svolge durante un’escursione effettuata salendo alle miniere nei dintorni di St. Joachimsthal ed è dedicato al confronto tra i minerali citati dagli antichi e quelli rinvenuti nelle miniere tedesche.

L’obiettivo del libro era quello di identificare le sostanze minerali che gli antichi utilizzavano a scopo terapeutico (metallica pharmaca), delle quali si era persa sia la tradizione che la nomenclatura, e dimostrare che tali medicamenti erano abbondanti nelle miniere della Germania.

«…In effetti, anche se noi conosciamo queste realtà e spesso le manipoliamo, i nomi con cui le designarono gli antichi ci sono completamente sconosciuti. Da ciò necessariamente consegue che la maggior parte dei loro usi ci sono essi stessi sconosciuti. Così come gli antichi, i Greci in particolare, hanno scritto molto, e diligentemente, sulla natura e le virtù che sono così connaturate in certe sostanze… non sarebbe forse molto meglio attingere da loro tutte queste notizie, così come da una fonte?... Certamente è per nostra ignoranza e negligenza che molte cose sono nascoste, che l’uso di molte si va perdendo e che molte sono già completamente scomparse. Ѐ, dunque, strano se noi non riusciamo a guarire certe piaghe, che in altro modo si potrebbero guarire facilmente? Noi, in realtà, sappiamo preparare compiutamente soltanto alcuni degli impiastri, costituiti soprattutto da cose metalliche che preparavano gli antichi con sommo beneficio per gli uomini ed eccelsa gloria per sé. Questa fu certo la principale ragione che mi spinse ad andare ad abitare per qualche tempo in luoghi ricchi di cose metalliche. I risultati che ho ottenuti li lascio giudicare agli altri… mi è sembrato opportuno, per molte ragioni, di trascrivere una discussione avvenuta qualche tempo fa fra persone alquanto dotte in materie di miniere. In primo luogo, per offrire ai curiosi un assaggio di una futura opera che sto scrivendo sullo stesso argomento; successivamente, per incitare gli uomini del nostro tempo ad investigare più diligentemente i fatti…; infine, per mettere luce, per la loro virtù, le sostanze che si trovano nelle miniere della nostra Germania che, per quanto mi risulta, furono sconosciute agli antichi… sarebbe una vergogna per noi lasciar marcire nelle tenebre le nostre cose e privarle di luce per ignavia ed ottusità. Abbiamo affidato a Bermannus l'incarico di interpretare il ruolo dell'esperto del mondo minerale. In effetti, egli è un fine conoscitore di quest'arte, poiché un tempo, da soldato, ha percorso molte parti del mondo nelle quali ho osservato tutto ciò che riguarda miniere e metalli... Insieme a lui disputano due dottissimi e famosi medici Niccolò Ancon e Giovanni Naevius. Il primo è particolarmente dotto nella medicina di derivazione araba, ed è inoltre molto esperto di dottrine aristoteliche. L'altro, Naevius, è un esperto di letteratura greca e latina, soprattutto per quanto riguarda la medicina degli antichi. Io conosco bene la nobiltà di spirito e lo zero straordinario di entrambi questi uomini, fin dai tempi in cui studiavamo insieme medicina in Italia. Costoro si trovavano nella piazza del mercato della nostra valle e, vedendo arrivare Bermannus, Ancon inizio così…».

Partendo dall'osservazione dei minerali noti per scopi terapeutici, l’opera descrive un’estesa varietà di minerali in gran parte sconosciuti, alcuni utili perché da essi per fusione se ne ricavava argento, piombo, rame, stagno, oro, alcuni adatti per la preparazione di pigmenti, altri ancora che sembravano produrre metalli mai visti prima, come il bismuto.

Confrontando i testi antichi con l’osservazione delle proprietà fisico-chimiche dei minerali estratti, si cerca, quindi, di stabilire una relazione di tali minerali con la terminologia antica e i potenziali usi già conosciuti.

Il protagonista Bermannus, “alter ego” dello stesso Agricola, gran conoscitore dei minerali e delle zone minerarie tedesche e boeme, in particolare di quelle intorno St. Joachimsthal, è sostenitore di quella che definisce arte mineraria, come emerge da questo breve estratto del dialogo tra Ancon e Bermannus.

All’affermazione del primo «…Certo, se scavando si arriva a un risultato, io penso che lo si debba più all'assiduità del lavoro ed alla buona fortuna che non al merito di una certa arte.», il secondo, pur riconoscendo l’importanza della fortuna, risponde ribadendo l’importanza dell’arte mineraria «… che a me pare non essere in ogni caso qui del tutto assente…».

Tuttavia, la sua ammirazione per la mineraria lo porta anche a vedere un merito laddove, con le attuali conoscenze ambientaliste, vi è, invece, la causa di importanti impatti ecologici, relativamente a microclima e biodiversità, quando afferma: «certamente, un tempo, nelle stagioni che tu hai appena detto, le nebbie erano così frequenti, e così fitte, che oscuravano tutta la valle, togliendoci completamente la vista del sole… Oggi, invece, abbattuti i boschi e scavate numerose gallerie di drenaggio fin nel cuore della montagna, le nebbie sono cessate, poiché i monti sono più asciutti e l'aria più ventilata. La nostra valle non è così più invasa ed oscurata dall'antica caligine…».

Pur sottolineando l’importanza delle tecnologie minerarie per l’individuazione e la coltivazione dei minerali, il Bermannus non ne approfondisce i temi, così come non tratta di metallurgia, tutte questioni di cui Agricola si occuperà nei lavori successivi: De Re Metallica per arte mineraria e metallurgia, De natura fossilium per la mineralogia.

Ha, però, il merito di aver dato dignità letteraria all’attività mineraria, creato attenzione su una materia in forte sviluppo in Sassonia e Boemia, ma che aveva perso i collegamenti, sia semantici che pratici, con le conoscenze classiche.

Lo stesso Erasmo da Rotterdam, in una lettera ai fratelli Von Konritz [4] pubblicata in premessa al Bermannus, dichiara di aver «molto apprezzato la novità dell'argomento, mi hanno divertito le nobili divagazioni disseminati qui e là nel filo del discorso ed ho gradito la semplicità del linguaggio, che mi ricorda un certo stile attico. In particolar modo, però, è stata l'efficacia dell'esposizione a catturare la mia attenzione, al punto che mi sembrava non tanto di leggere, ma piuttosto di avere sotto gli occhi quelle valli e quelle montagne, quelle macchine e quelle miniere…».

Anche se «… questi filoni, per quanto fecondi siano, non possono rendere felice l'uomo tanto che non pochi si pentiranno delle fatiche e delle spese profusevi, poiché solamente il filone scoperto dentro le Sacre scritture arricchisce veramente l'uomo. Il nostro Georgius lo ha premesso in modo ammirevole, non ci saremmo certo aspettati nulla di mediocre da tale ingegno. Vedo alcuni giovani che si accingono a rinnovare l'arte medica... non minori speranze ci mostra questo esercizio preparatorio di Georgius. Per questo sono molto contento del suo lavoro…».

Fig. 4 - Copertina del volume DICMA-ANIM con la ristampa anastatica del De Re Metallica

Fig. 5 - Frontespizio dell'edizione 1530 del Bermannus

In un’altra lettera, posta anch’essa in premessa al Bermannus, Pietro Plateanus, rettore della scuola di St. Joachimsthal, rivolgendosi ad Enrico Von Konritz, dopo aver sottolineato la limitata possibilità di conoscenze che un uomo può fare per esperienza diretta, si indigna «… nei confronti di certi uomini dei secoli passati che, per negligenze ottusità, hanno permesso, se non persino causato, la distruzione di libri che tramandavano le scoperte fatte con immensa fatica da studiosi straordinari… andando io a trovare quasi quotidianamente il medico Georgius Agricola, grande erudito e finissimo conoscitore di latino e greco, ebbi l'occasione di venire a conoscenza dei suoi studi più segreti. Un giorno mi capitò tra le mani una serie di scritti sparsi che egli aveva iniziato a scrivere su argomenti … che lavoro, che acuto spirito critico! Tutto ciò che è stato tramandato dagli Autori greci e latini, antichi e moderni, sull'arte mineraria, lui solo lo aveva accuratissimamente discusso ed anche comparato con ciò che si può vedere nelle miniere della Germania, in particolare in quelle di questa valle. Egli ha riportato alla luce numerosi metodi di cura un tempo molto utilizzati dai medici più illustri ma che dopo di loro erano caduti nelle tenebre più profonde o per meglio dire erano sprofondati all'inferno…».

Si tratta probabilmente degli scritti preparatori del De Re Metallica non ancora pronti per la pubblicazione (ci vorranno altri vent’anni). Plateanus però non demorde e ritiene di fare «un buon servizio alle lettere ai letterati, se avessi preparato per far conoscere agli uomini dotti un dialogo che egli stesso aveva scritto riguardo a questo argomento. Facendo ciò, io confido di incontrare l'approvazione generale dei migliori specialisti, e spero inoltre che Agricola non se ne abbia male. Si saprà per certo e lo studio e la volontà che ho dedicato a lui e ne deriverà che, pubblicando la sua operetta non ho altro scopo che quello di promuovere pubblici studi. Certamente lui stesso scrivendo quest'opera meno impegnativa intendeva divertirsi, riposare lo spirito e non impegnarsi per la pubblicazione. Tuttavia, qualsiasi giudice imparziale potrà valutare che la materia è talmente valida che gli studiosi potranno trarne ottimi frutti…».


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[2] Oppure Bermann da berg = miniera e man = uomo. Nato a Geyer in Sassonia e morto nella guerra contro i Turchi nel 1532.

[3] Naevius (Johan Naeve), nato nel 1499 a Chemnitz, fu medico e compagno di studi di Agricola a Bologna nel 1523. Nicolaus Ancon, invece, è probabilmente un personaggio immaginario.

[4] Andrea e Cristoforo Von Konritz, figli di Enrico sovrintendente di St. Joachimsthal, esercitarono alte cariche amministrative all’interno dell’Impero di Carlo V.

De Re Metallica

Il De Re Metallica è il primo trattato completo sull’arte mineraria e la metallurgia pubblicato in Europa.

Uscito postumo nel 1556 a Basilea presso l’editore Froben, è particolarmente noto per il suo valore culturale e storico, in relazione allo stato della scienza e della tecnica del XVI secolo, e artistico grazie alle 292 xilografie che ne illustrano le varie tecniche minero-metallurgiche (fig. 6).

Il trattato espone in maniera sistematica le osservazioni di Agricola sui giacimenti, le tecniche di ricerca, la coltivazione, il trattamento metallurgico dei minerali.

A ciò si accompagna una descrizione accurata dei macchinari, per allora particolarmente progrediti, utilizzati nelle miniere di St. Joachimsthal per le varie attività: eduzione delle acque, ventilazione, estrazione, tecniche di arricchimento, metallurgia e raffinazione.

Lo stesso Agricola in una lettera in premessa dell’Opera, descrive lo sforzo, anche economico, fatto per realizzare un lavoro che contribuisca alla diffusione delle conoscenze in modo chiaro e fruibile anche ai posteri: «… Grandissima fatica, e sollicitudine di vero, io ci ho messa, et qualche buona spesa anchora: perciocché io non ho pure descritte le vene, gli strumenti, i vasi, i canali, le macchine, et le fornaci, ma eziandio a spese mie ho salariati i dipintori per farne i ritratti naturali, affinché le cose non conosciute che si danno ad intendere con le parole non rechino difficultà veruna alle persone al di d’hoggi, o de tempi a venire» [5].


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[5] Traduzione italiana di Michelangelo Florio (1563)

Il contesto storico-culturale in cui si inserisce l’opera

Il basso Medioevo e il Rinascimento furono caratterizzati da un forte aumento della domanda di metalli, sia per lo sviluppo dei centri urbani con il conseguente aumento degli artigiani e degli utensili ad essi necessari, sia per la scoperta delle armi da fuoco che, favorendo gli scontri bellici, avevano aumentato la richiesta di metalli per la costruzione di armi e cannoni.

Durante questo periodo, quindi, l’attività minerario-metallurgica fu oggetto di grossi investimenti privati e pubblici, a cui si accompagnò l’emissione di norme atte a regolamentare lo sfruttamento delle risorse minerarie, che a cavallo tra XV e XVI secolo si quadruplicarono.

In questo quadro si cercò di recuperare le antiche conoscenze nel campo dei minerali e dei metodi di estrazione e se ne svilupparono di nuove.

L’invenzione di nuovi sistemi per il pompaggio dell’acqua consentì di drenare le gallerie e di sfruttare i pozzi delle miniere più in profondità; l’introduzione di impianti di ventilazione ad azionamento idraulico e meccanico permise di migliorare l’efficienza dei forni e di applicare a livello industriale processi chimico-metallurgici [6], con il conseguente forte aumento dell’immissione nel mercato di rame e argento per alimentare l’attività manifatturiera artistico-artigianale e l’industria militare.

Quando a metà del XV secolo Johannes Gutenberg, tedesco di Magonza, mise a punto un sistema a stampa con caratteri mobili che consentiva di riprodurre molte copie di un testo a partire da una singola matrice, aumentò esponenzialmente la possibilità di diffusione delle conoscenze e, conseguentemente, la pubblicazione di trattati di cui, come già sottolineato, il De Re Metallica rappresentò il primo e più completo nel campo minero-metallurgico. Ma non l’unico.

In particolare, le città dei distretti minerari dell’Europa centrale (come Schwaz e Innsbruck in Tirolo o Chemnitz in Sassonia) erano centri vitali di scambio culturale perché vi si incrociavano le esperienze di medici, artigiani, alchimisti, imprenditori e funzionari tecnici come i bergmeinster, che avevano un ruolo centrale nella gestione delle miniere e delle attività metallurgiche.

Anche in Italia, il senese Vannoccio Biringuccio (1480-1539), tra le altre cose ingegnere e artigiano metallurgico, raccolse e diffuse le sue esperienze nel trattato De la pirotecnia (fig. 7).

Uscita postuma nel 1540, l’opera si articola in dieci libri, di cui i primi due sono dedicati alla descrizione di minerali e metalli, mentre i rimanenti otto trattano di metallurgia, in particolare agli strumenti e alle tecniche di fusione in bronzo.

Per Berenguccio, «i metalli crescono nelle viscere della Terra attraverso un processo di maturazione che si manifesta con la progressiva organizzazione dei corpuscoli elementari attraverso una serie di gradi. Tutte le sostanze minerali e metalliche che si formano in questo processo sono definite dalla propria forma sostanziale… nel senso di struttura e di ordine geometrico, riferito al numero e alla modalità di organizzazione delle particelle elementari che costituiscono la sostanza in questione. Un’idea di forma sostanziale che era nata, nel contesto dell’aristotelismo padovano, dalle opere del filosofo Agostino Nifo… ogni sostanza minerale è il risultato di una complessione fisica nella quale gli elementi costituenti la sostanza metallica si dispongono in un preciso ordine che ne determina l’essenza e il grado di imperfezione rispetto all’oro, il quale costituisce il vertice delle sostanze minerali, essendo il metallo con l’organizzazione particellare interna più equilibrata.» [7]

Il De la Pirotecnia è, però, soprattutto un trattato tecnico che contribuisce alla storia ed evoluzione della metallurgia con le sue descrizioni delle tecniche di lavorazione dei metalli.

In particolare, i metodi di fusione, ai cui impianti, descritti per la prima volta in maniera sistematica e con finalità divulgativa, è dedicato tutto il Libro VII.

Fig. 6 – Xilografia dal Libro V sulla perforazione dei pozzi verticali

Fig. 7 - Pirotechnia di Vannuccio Berenguccio (Venezia, 1540)

Anche se Biringuccio era stato per diversi anni sovrintendente delle miniere di Boccheggiano (in Maremma) e di quelle del Monte Avanza (in Carnia), per quanto riguarda la descrizione delle tecniche più propriamente minerarie esse sono trattate nel Libro I solo per brevi cenni, relativi soprattutto alla prospezione dei giacimenti e alle attrezzature utilizzate dai minatori.


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[6] Come: liquazione che consente di separare i vari metalli in funzione del diverso punto di fusione; inquartazione con cui si ottengono leghe di argento (3/4) e oro (1/4); amalgamazione dei minerali preziosi (oro e argento) in lega con il mercurio e poi separazione per distillazione del mercurio; reazioni di ossidoriduzione per favorire la fusione dei minerali del ferro e la produzione della ghisa.

[7] Andrea Bernardoni: De re metallica, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Tecnica (2013)


L’importanza del De Re Metallica nella cultura europea

Con il De Re Metallica cadono le pregiudiziali nei confronti del sapere pratico, fino ad allora escluso da qualsiasi ambizione culturale, e si pongono le basi per il moderno avvio di quella che sarà definita “arte mineraria”.

Le 292 xilografie che impreziosiscono l’opera non hanno solo un valore di per sé artistico ed estetico, ma descrivono nei dettagli le varie tecniche presentate.

L’opera di Agricola, inoltre, si pone come significativo esempio di quella linea di pensiero secondo cui le conoscenze tecniche hanno lo stesso valore di quelle umanistiche, non limitandosi alla manualità del lavoro ma avendo alla base una forte componente di elaborazione scientifica.

L’attività del tecnico minerario non è solo quella di scavare, ma richiede esperienza nell’individuazione dei terreni, dei filoni, delle varie specie di pietre, gemme e metalli, per cui gli saranno necessarie la filosofia, la medicina, l’astronomia, l’arte delle misure, della costruzione delle macchine, del disegno, la matematica e il diritto.

Occorrerà, tuttavia, aspettare il XIX secolo per vedere accettata questa concezione di parità tra discipline tecnico-scientifiche e quelle classiche.

Scritto nel latino fluido e piacevole del buon umanista, l’opera ebbe un successo immediato tanto da essere presto tradotto in tedesco (1557) e italiano (1563).

A queste prime edizioni ne seguirono altre due in latino (1621 e 1657) e due in tedesco (1580 e 1621).

All’inizio del XX secolo Herbert Clark Hoover (fig. 8), ingegnere minerario e futuro Presidente USA (1929-1933), e sua moglie Lou Henry tradussero in inglese l’opera di Agricola che fu pubblicata nel 1912 in Mining Magazine e poi raccolta in volume nel 1950.

Il rinnovato interesse, oltre a contribuire a una nuova diffusione, dette il là a una serie di nuove moderne traduzioni: tedesco (1928), ceco (1933), russo (1962), giapponese (1968), ungherese (1985), francese (1992) e spagnolo (1992).

Fig. 8 - Herbert Clark Hoover (1874-1964)

I dodici libri in cui si articola l’opera

Come detto, l’opera contiene 292 xilografie, di cui 70 a pagina intera, attribuibili alle botteghe degli incisori Rudolph Manuel Deutsch e Zacharias Specklin, e realizzate in maggioranza sulla base dei disegni eseguiti da Basilius Wehring.

Per quanto riguarda il contenuto, l’opera si articola in dodici libri, ciascuno dei quali tratta di un particolare aspetto dell’attività mineraria, di seguito descritto sinteticamente:

Il libro contiene la difesa della professione mineraria, fino ad allora considerata come un mestiere sporco e indegno, che necessita più di fatica che di conoscenza.

Agricola riconosce la dignità culturale della professione mineraria, della quale descrive sia le materie che occorre conoscere per esercitarla, sia l’importanza in termini sociali, ambientali, tecnici ed economici.

La professione mineraria è un’arte riconducibile a una serie di regole e di studi razionali, non governata dal caso ma da conoscenza[1] ed è moralmente degna al pari delle altre professioni.

Inoltre, come già sottolineato, in questo libro si professa un grande rispetto per la salute e vita umana, per cui «non c’è compensazione possibile», e per l’ambiente.

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[8] Concetto già espresso all’inizio del Bermannus, in risposta a una considerazione di Ancon.


Qui comincia il trattato vero e proprio, a partire dagli aspetti economici e gestionali: come ottenere la concessione, la conduzione dei lavori, le forme associative e finanziarie, il recupero dei minerali dalle discariche abbandonate.

A seguire il libro tratta delle prospezioni minerarie, illustrando gli indizi più significativi della presenza di un filone mineralizzato tra cui: la scopertura del terreno provocata da vari eventi sia naturali che antropici, la presenza di sorgenti mineralizzate, la vegetazione poco rigogliosa in presenza di filoni, la presenza di stream sediments mineralizzati.

Per quanto riguarda i rabdomanti che usano la “virgula divina” per individuare i giacimenti, Agricola non approva la loro attività, affermando che il metodo più efficace rimane l’indagine diretta tramite campionamenti di varia natura (pozzetti, trincee, fosse…).


Libro ricchissimo di tavole (fig. 9) che illustrano, seppure in una forma semplificata, i rapporti spaziali tra filoni, giacitura, fratture e faglie, rocce incassanti e topografia.

I filoni sono suddivisi in sub verticali, suborizzontali e sistemi di fratture mineralizzate tipo stockwork.

Il libro termina con una discussione circa il migliore orientamento (misurato con la bussola) dei filoni per avere tenori alti di metalli preziosi. Si tratta di un metodo che può avere un significato locale, ma che Agricola generalizza.


In questo libro si illustrano le procedure per misurare e suddividere un giacimento in concessioni, per ottenere la concessione dai funzionari locali incaricati di emettere i relativi decreti, per calcolare la ripartizione degli utili tra i vari proprietari.

Di seguito, riassunti i doveri di tutte le categorie interessate all’attività mineraria (funzionari, concessionari, minatori…), sono descritte le norme vigenti in Sassonia circa le ore di lavoro giornaliero, ripartite in tre turni di sette ore più un’ora per gli spostamenti dimora-cantiere e ritorno.

Salvo casi eccezionali, il turno notturno (20÷04) non è praticato e sono vietati due turni di lavoro consecutivi; sabato e domenica non sono giorni lavorativi.


Questa parte è dedicata alle tecniche da utilizzare nei vari campi in cui è articolata l’attività mineraria: scavo del pozzo principale, posa dell’argano, costruzione degli edifici di servizio, scavo delle gallerie, discenderie e pozzi interni, metodi di abbattimento delle rocce in funzione della durezza e del grado di fratturazione delle stesse.

Due problemi fondamentali nei lavori in sotterraneo sono l’eduzione delle acque e la ventilazione: anticipando argomenti trattati nel libro VI, Agricola descrive la ventilazione naturale delle miniere a mezza costa, riconoscendo il fenomeno stagionale dell’inversione della ventilazione.

Si continua con la descrizione dello scavo dei pozzi principali, non armati o armati con sostegni e rivestiti di legname, concepiti, per ragioni di sicurezza, col vano delle scale separato dal resto del pozzo (fig. 10).

L’armamento delle gallerie è realizzato con quadri di legno e rivestimento con tavole.

Il libro si conclude con la descrizione dei metodi di rilevamento topografico, basati sulla triangolazione e l’uso di rudimentali strumenti geodetici.


Questo libro è dedicato agli strumenti e ai macchinari utilizzati nei vari campi dell’attività mineraria:

a catena di secchi (norie, fig. 11_2) per bassa profondità e portate limitate;

pompe a pistoni di vario tipo (fig. 11_3), che permettevano il sollevamento dell’acqua fino a 100 piedi utilizzando un sistema di più pompe in serie;

pompe “pater noster”, a catena continua con presenza di nodi del calibro del condotto che trascinano fuori l’acqua (fig. 11_4)

paratie o camini per incanalare il vento nelle gallerie (fig. 11_5);

ventilatori centrifughi, azionati manualmente o da mulini a vento e ruote idrauliche (fig. 11_6);

grandi mantici (fig. 11_7)


In questo libro Agricola inizia a trattare delle questioni relative alla metallurgia, a partire dalle tecniche di assaggio che permettono di realizzare un’analisi qualitativa del minerale estratto, riproducendo in piccolo le operazioni effettuate nei grandi forni fusori.

Con tali tecniche si possono determinare il tipo e la quantità di metallo presente nel minerale estratto e, conseguentemente, definire sia la programmazione dell’attività estrattiva sia i processi metallurgici più appropriati.

 Tra gli strumenti utilizzati si segnalano: bilance di precisione, fornelli con mantici (fig. 12_1), pinze, tenaglie e vari attrezzi per maneggiare il fuoco come muffole e coppelle per l’affinamento dei metalli preziosi.

Segue la descrizione delle varie fasi dell’arrostimento dei minerali, della successiva macinazione, lavaggio, ricottura e affinazione del metallo.

Sono descritti i diversi tipi di fondenti utilizzati, con particolare riguardo al piombo e al rame con i relativi ossidi, al salnitro, all’allume cotto, al vetriolo e a fondenti complessi risultanti dalla mistura di differenti fondenti.

Il libro termina con la parte relativa al saggio dei metalli preziosi, utilizzando la pietra di paragone e l’acido nitrico, attraverso l’uso di una serie di 24 verghe (fig. 12_2) di colore diverso, da cui deriva l’attuale classificazione dell’oro in carati.


Dove si illustrano le fasi di preparazione del minerale:

Viene descritta in particolare una macchina che esegue in serie le varie fasi, dalla frantumazione all’amalgamazione (fig. 13_1).

Segue la descrizione di vari tipi di laverie e dei relativi impianti (fig. 13_2).


Questo libro tratta dei metodi di fusione e affinamento per separare i metalli dal minerale grezzo, descrivendo:

Sono descritte, inoltre, le metodologie costruttive dei vari impianti di fusione, con particolare rilevanza per la costruzione dei grandi mantici e ai meccanismi di automazione del loro movimento alternato (fig. 14_2).

Illustrate le regole per la buona riuscita dele varie operazioni (caricamento fornaci, aggiunta fondenti, fusione), il libro prosegue approfondendo il tema delle tecniche di fusione in relazione alla tipologia dei metalli contenuti nel minerale, in particolare oro, argento, rame, stagno e ferro.

La trattazione si conclude con la descrizione dei metodi di distillazione in pentola (fig. 14_3) di antimonio e mercurio.


La trattazione prosegue con l'esposizione dei metodi utilizzati per la raffinazione di oro e argento sia tramite acido nitrico che cementazione.

Sono elencati svariati metodi per la produzione di acido nitrico utilizzato nei diversi procedimenti descritti per la raffinazione di oro e argento.

Altrettanto viene fatto per illustrare le varie tecniche di raffinazione mediante cementazione.

Il libro termina con la descrizione del metodo della coppellazione dell’argento in piccole fornaci (fig. 15).

I vari metalli raffinati sono, quindi, trasformati in lingotti su cui il responsabile dell’impianto appone il sigillo reale e ne registra il peso. 


Il libro, di contenuto molto specialistico, è dedicato quasi per intero al processo di separazione dell’argento dal rame tramite liquazione (fig. 16).

Il metodo consiste nella separazione mediante calore di metalli con differente punto di fusione, in particolare la descrizione di Agricola si concentra su un minerale contenente rame e piombo argentifero.

Il metodo, che ha un rendimento basso e deve essere eseguito più volte di seguito per ottenere un risultato di affinazione accettabile, viene articolato nelle seguenti fasi:


Il dodicesimo e ultimo libro è dedicato in parte alle tecniche di concentrazione e cristallizzazione delle soluzioni saline.

Il sale comune è fatto depositare dalle salamoie per evaporazione naturale dell’acqua nelle regioni calde (fig. 17_1), mentre in quelle fredde la sedimentazione avviene in grandi pentole riscaldate con il fuoco.

Per quanto riguarda i carbonati di sodio o potassio, il salnitro e il borace la sedimentazione avviene facendo percolare la soluzione in terre nitrose o ceneri di legna.

Nel caso dell’allume il processo prevede l’arrostimento di pietre alluminose e successiva lisciviazione, mentre il vetriolo (solfato idrato di metalli bivalenti) si ricava da soluzioni saline fatte concentrare lentamente in casse di legno ottenendo grappoli di grossi cristalli.

Segue la descrizione dell’estrazione di:

Il libro si conclude con una breve descrizione della lavorazione del vetro, che Agricola ben conosceva avendo per due anni (1524÷1526) vissuto a Venezia e visitato le vetrerie di Murano.


De animantibus subterraneis

Infine, in appendice al volume pubblicato da CLUEB-DICMA-ANIM è allegato il testo De animantibus subterraneis, pubblicato nel 1549 e che descrive gli esseri animati che secondo Agricola vivono sottoterra.

Secondo le credenze superstiziose degli antichi minatori, demoni, gnomi e fate infestano molte miniere. Tali credenze sembrano pienamente condivise da Agricola che nel De animantibus subterraneis così descrive un tipo di questi esseri: «Poi c’è il tipo gentile che i Tedeschi come già i Greci chiamano “Cobalos” (falene), gioiosi e ridanciani che pretendono di fare molto ma non fanno niente. Sono chiamati piccoli minatori per la loro bassa statura di circa 60 cm. Hanno un aspetto venerabile e sono vestiti come minatori con un grembiule di cuoio intorno alla vita. Di solito i “Cobalos” non disturbano i minatori ma oziano nei pozzi e nelle gallerie senza fare proprio niente, sebbene pretendano di essere impegnati in tutti i tipi di lavoro, ora scavando il minerale, ora mettendo nei secchi il minerale scavato. Alcune volte lanciano sassi contro i minatori ma raramente li feriscono, a meno che non siano stati prima offesi o feriti dai minatori. Non sono molto diversi dai “Goblins”, esseri maligni e dispettosi comuni nel folclore britannico, scozzese e irlandese, che appaiono occasionalmente agli uomini durante i loro lavori giornalieri».

Fig. 9 - Libro III: Rappresentazione di vene mineralizzate

Fig. 10 - Libro V: Pozzo armato con vano scale separato

Fig. 11 - Libro VI (1÷7)

Fig. 12 - Libro VII (1÷2)

Fig. 13 - Libro VIII (1÷2)

Fig. 14 - Libro IX (1÷3)

Fig. 15 - Forno per coppellazione (Libro X)

Fig. 16 - Forno per la separazione dell’argento dal rame (Libro XI)

Fig. 17 - Libro XII (1÷2)

Bibliografia