Minerali Metalliferi in Calabria

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 9 siti di minerali metalliferi in Calabria, con prevalenza dei minerali di manganese nel Comune di Mormanno, in provincia di Cosenza.

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di minerali metalliferi in Calabria

Geologia e giacimentologia

Gli unici giacimenti di minerali metalliferi che hanno dato luogo a coltivazioni di una certa significatività economica nella prima metà del XX secolo sono state quelle massive a manganese localizzate nella successione meta-sedimentaria degli Appennini meridionali, nel comune di Mormanno, al confine tra Calabria e Basilicata.

Le mineralizzazioni, di potenza variabile da 2 a 3 m, associate a scisti e diaspri varicolori di probabile età eocenica (50÷30 Ma), si articolano in tre tipi differenti, in funzione della percentuale dei minerali principali: braunite, ossidi di Mn (pirolusite) e piemontite, un epidoto ricco in Mn.

Le osservazioni petrografiche mostrano che il minerale ha subito un metamorfismo di grado medio-alto, responsabile della crescita della braunite a spese del quarzo e degli ossidi di Mn. Durante il metamorfismo si è formata anche la piemontite, dove, insieme a braunite e quarzo, sono presenti fillosilicati alterati, suggerendo che questi forniscano l’alluminio necessario alla cristallizzazione dell’epidoto.

L’alto tenore di Mn (fino al 70%) e le basse concentrazioni di Co, Ni, Cu e Zn fanno pensare a depositi idrotermali di Mn di fondale oceanico, simili a quelli di braunite nelle Alpi e negli Appennini settentrionali.

Le analisi geochimiche sulle terre rare suggeriscono, inoltre, un fluido mineralizzante formato da una mescolanza tra fluido idrotermale ricco in Mn e acqua marina, creando le condizioni per la precipitazione del minerale in un’area oceanica lontana dal condotto idrotermale sottomarino.


Interessante per la sua specificità, l’unico dell’Italia continentale, e per l’importanza industriale del molibdeno, il giacimento di Bivongi (RC) di cui si ha notizia nelle Relazioni del Servizio minerario fin dal 1893, con piccole coltivazioni e lavori di ricerca interrotti nel 1920, poi ripresi dalla Breda nel 1939 fino allo scoppio della 2a Guerra Mondiale.

Le mineralizzazioni, collegabili all’orogenesi ercinica (300÷250 Ma) che ha provocato la formazione del massiccio della Serra S. Bruno, si trovano dentro la quarzo-monzonite in sottili vene pneumatolitiche di alta temperatura dove si trovano aggregati cristallini di molibdeno, con rare tracce di calcopirite e muscovite.


Per quanto riguarda, infine, le mineralizzazioni a solfuri (pirite, arsenopirite), esse hanno origine idrotermale a bassa temperatura in collegamento con le intrusioni granitiche all’interno degli scisti paleozoici, in forma di vene o filoncelli di riempimento delle fratture. L’alterazione di tali mineralizzazioni in corrispondenza del contatto trasgressivo tra scisti paleozoici e calcari mesozoici ha, inoltre, dato origine a mineralizzazioni a ossidi di ferro (limonite).

L’assenza di alterazioni sia nei calcari che negli scisti testimonia del fatto che gli originari solfuri sono stati originati da un’attività idrotermale di bassa temperatura avvenuta durante l’orogenesi alpina (tardo Mesozoico, 100÷70 Ma).

Evoluzione temporale dell'attività mineraria

In fig. 2 è riportata la variazione nel tempo del numero di concessioni vigenti di minerali metalliferi in Calabria. L'istogramma mostra come le miniere metallifere in Calabria siano state di scarsa significatività sia nel numero che nel tempo, esaurendosi definitivamente alla meta del XX secolo.

Fig. 10 – Evoluzione temporale delle concessioni di minerali metalliferi in Calabria