Sulcis

L’area del Sulcis, a Sud del distretto minerario della Sardegna sud-occidentale (fig. 1), è la più grande della aree del Parco, occupando ben 1,449 km2, pari al 34.86% del territorio, e comprendendo 28 comuni (tab. 1a).

L’area prende il nome dall’antica città punica di Sulcis, o Sulci, oggi isola di Sant’Antioco, che insieme all’isola di San Pietro è inserita nell’area per affinità geografiche.

Anche in quest’area del parco l’attività mineraria è stata molto intensa, soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo, raggiungendo il culmine negli anni ’50 e ’60 del XX secolo con la definitiva chiusura negli anni ‘70 e ‘80.

Nell’area sono gestiti i 4 siti minerari mostrati in tab. 60.

Fig. 1 - L'area minerari Sulcis (fonte GoogleEarth)

Tab. 1 - Comuni (a) e siti minerari (b) interni all'area mineraria Sulcis

Miniera di Rosas

La miniera di Rosas si trova 2 km a Nord di Terrubia, frazione a poco più di 5 km a Est di Narcao sulla SP78 (fig. 2).

Nota sin dall’ antichità, come dimostrano vestigia di epoca nuragica, romana e pisana, in tempi moderni è stata dichiarata scoperta nel 1832, riconosciuta come area mineraria nel 1849 e concessionata con RD dell’11 luglio 1851 per l'estrazione della galena a favore della Società Anonima dell'Unione Miniere del Sulcis e del Sarrabus.

Chiusa definitivamente nei primi anni ’80 del XX secolo, il complesso degli edifici e delle strutture minerarie è stato recuperato e ristrutturato a fini museali e ricettivi, dando vita al “Museo - Villaggio minerario di Rosas” (fig. 3), inserito in un suggestivo paesaggio mediterraneo caratterizzato da una popolazione fauno-floristica molto varia, ricca di specie autoctone ed endemiche.

I caratteri di biodiversità e il contesto geomorfologico minerario ne giustificano l’appellativo di “Ecomuseo Miniere di Rosas”.

Rosas si presenta, quindi, come un grande museo a cielo aperto dove impianti ed edifici conservano, per le generazioni attuali e future, testimonianze storiche, sociali, economiche e produttive, trasformando un giacimento di metalli in un “giacimento culturale”.

Come previsto dallo Statuto e dal Regolamento del Museo, sono stati attivati vari servizi mirati al raggiungimento di obiettivi di conservazione, tutela, restauro e valorizzazione delle ex miniere, quale patrimonio culturale e storico di percorsi lavorativi del popolo sardo .

Tra questi:

  • La visita al Museo-Ecomuseo Miniere di Rosas: l’edificio del museo è una struttura di fine XIX secolo, dove operavano le “cernitrici” che praticavano la prima separazione della roccia mineralizzata dallo sterile.

Successivamente, a inizio del XX secolo, il locale fu trasformato in laveria attrezzandolo con un impianto per la flottazione del minerale, tutt’oggi completo e funzionante.

La visita guidata prevede un’introduzione geo-mineralogica e storica (Museo geo-mineralogico e storico), seguita dalla spiegazione sul funzionamento dell'impianto in modo tecnico (Museo di Archeologia Industriale), arricchita da aneddoti volti a esemplificare i vari aspetti della vita mineraria, sia dentro che fuori la miniera.

In una piccola area della sala, davanti al Murale raffigurante il lavoro dei minatori nel sottosuolo (fig. 4), sono presenti gli attrezzi utilizzati dai minatori per gli scavi, quali caschi del 1920, lampade a carburo, perforatrici e altri attrezzi vari.

È presente, inoltre, una piccola esposizione dei minerali più rappresentativi del Sulcis: oltre ai solfuri provenienti dai giacimenti di Rosas come galena, galena argentifera, blenda, calcopirite e altri di ferro, sono esposti diversi esemplari di calcite e quarzi e la “Rosasite”, idrossicarbonato di rame e zinco [(Cu,Zn)2(CO3)(OH)2], un minerale scoperto nel 1908 dal geologo prof. Lovisato (fig. 5), che ha dato prestigio scientifico al sito.

Prima o dopo la visita guidata al Museo, è possibile vedere i filmati proiettati nell’annessa Sala multimediale, con interviste e testimonianze dei minatori di Rosas.

  • L’escursione esterna e nella miniera: oltre alla visita all’Ecomuseo è possibile una breve escursione nella Galleria Santa Barbara (fig. 6), dove, alla luce delle sole lampade sul caschetto, è più facile comprendere le difficoltà e i rischi della quotidiana vita lavorativa del minatore.

Sono mostrate le diverse tipologie di scavo dei pozzi e dei fornelli, le armature in legno di castagno e le modalità di coltivazione con l’utilizzo di esplosivo, perforatrici e martelli demolitori.

Fig. 2 - La miniera di Rosas vista dal satellite (fonte GoogleEarth)

Fig. 3 - Il villaggio minerario di Rosas musealizzato

Fig. 4 - Murale dedicato al lavoro dei minatori nel Museo di Rosas

Fig. 5 - Estratto della GU 287 del 9 dicembre 1908 con la presentazione del minerale Rosasite (a)

Fig. 4 - Galleria Santa Barbara nella miniera di Rosas (foto Daniele Atzori)

Miniera di Serbariu

Fig. 1 - L'area mineraria di Serbariu vista dal satellite (fonte GoogleEarth

La miniera di Serbariu (fig. 1) è sita nella periferia ovest di Carbonia, in via Nazionale (SS126).

Il 3 novembre 2006, all’interno dell’area mineraria (fig. 2) è stato inaugurato il “Museo del carbone” (fig. 3), un percorso che comprende la visita guidata della galleria sotterranea e della sala argani e la visita libera della lampisteria, sede dell’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia, dove è conservata una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e video-interviste ai minatori.

La galleria sotterranea mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive (fig. 4).

La sala argani (fig. 5), infine, conserva al suo interno il macchinario con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e dei carrelli vuoti o carichi di carbone.

Per la gestione del sito è stato costituito il Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC), associazione tra il Comune di Carbonia e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.

Nell’area mineraria sono state implementate anche altre strutture:

  • Alta formazione universitaria e Archivio storico e antropologico della città mineraria, nel complesso dei padiglioni della torneria, delle forge e della falegnameria per una superficie utile di circa 1500 m2, che ospita:

    • un modulo universitario del Dipartimento di Architettura e Urbanistica e del Dipartimento Digita di Scienze minerarie e ambientali dell’Università di Cagliari;

    • il Centro di Documentazione di Storia Locale, che cura l’archivio storico e demo-antropologico della città, si occupa della raccolta, schedatura, catalogazione e gestione del materiale documentario non librario locale di interesse storico.

  • Il Museo PAS Paleo Ambienti Sulcitani “E. A. Martel”, già Museo Civico di Paleontologia e Speleologia “E.A. Martel”, localizzato nel padiglione delle ex officine, un edificio di circa 1700 m2, e integrato con padiglioni di esposizione permanente e temporanea, locali per attività di studio e di ricerca applicata gestiti dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Cagliari.

La struttura è anche sede del Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” e ospita la Biblioteca “Ottavio Corona”.

La visita al museo PAS si articola in quattro ambiti:

  • la Sala di proiezione, posta all’ingresso, dove si può fruire di un'introduzione ai geo-eventi e la visione di alcuni reperti risalenti al Precambriano;

  • la Sala Espositiva Principale, in cui si può scegliere tra due opzioni:

Area educational 1, per chi vuole approfondire i concetti base della geologia;

Percorso principale, che si snoda al piano terra secondo un criterio cronologico, partendo dai fossili pre-cambriani fino ai resti di uomini preistorici del Sulcis Iglesiente;

  • la Sezione Biodiversità, al soppalco della sala principale, che offre una panoramica della paleontologia sistematica attraverso l'osservazione di fossili provenienti da diverse parti del Mondo;

  • il Laboratorio didattico, dove si svolgono attività archeologiche ludico-didattiche.

Fig. 2 - Mappa della grande miniera di Serbariu

Fig. 3 - Museo del carbone a Serbariu

Fig. 4 - La galleria sotterranea di Serbariu ricostruita per le visite

Fig. 5 - La sala argani di Serbariu