Recupero museale in Liguria

I siti musealizzati

Nella tabella che segue è riportata la lista dei siti minerari oggetto di recupero museale, in atto o in progetto al 2019, la cui distribuzione a livello comunale è mostrata in fig. 1.

Maggiori approfondimenti su questi siti sono riportati nel pdf scaricabile.

Musealizzati.xlsx

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti musealizzati in Liguria


Il Polo Museale Castiglione Chiavarese (MuCast), aperto da Aprile 2014 nella ex scuola della frazione Masso di Castiglione Chiavarese, fornisce un’occasione per effettuare una vera e propria immersione nell'archeologia mineraria, tra storie di vita e di lavoro, evocate da testimonianze e reperti straordinari.

La visita al MuCast prevede un percorso guidato che parte dalle sale museali, dove è possibile trovare un racconto scientifico, audio-visivo, interattivo ed emotivo della storia delle miniere dell’entroterra di Sestri Levante, principalmente Monte Loreto e Libiola, quest’ultima non più accessibile per motivi di sicurezza, accomunate da una lunga attività estrattiva, che prende l’avvio nell’Età del Rame e arriva, con fasi discontinue, fino al Novecento.

Guidati dall’ologramma di Arturo Issel, scienziato, geologo e paleontologo genovese, scopritore nel primo ‘900, nei cunicoli di Libiola, dei resti degli strumenti di lavoro di minatori dell’età del rame (Libiola fig. 2), si troverà la ricostruzione della miniera preistorica, con gli oggetti dei primi minatori e postazioni interattive per riconoscere e classificare i reperti archeologici ritrovati.

Il percorso continua con la storia dell’estrazione mineraria in età bizantina, documentata dai ritrovamenti archeologici, e in età moderna, documentata dalla presenza di fonti, racconti e documenti conservati nell’area locale e si potrà conoscere la storia degli oggetti rappresentati con modernissime vetrine “touch screen”.

Il museo è dotato di un ampio salone (fig. 2) che possiede una doppia valenza di sala conferenza e di spazio adibito all’allestimento di mostre temporanee.

La visita prosegue all'interno del tratto visitabile della Galleria XX Settembre di Monte Loreto (fig. 3), considerata la miniera più antica di tutta Europa, essendo stata sfruttata dall’età del rame (3500 a.C.), dove postazioni multimediali, suoni, luci e racconti parlati ricostruiscono mineralogia, geologia e storia della miniera, cercando di far rivivere l’atmosfera della vita e del lavoro in miniera.

Dal museo, seguendo un sentiero che scende dalla collina in direzione NE, dopo circa 250 metri si raggiunge un’area dove gli archeologi hanno individuato trincee e cunicoli (fig. 4) generati dallo sfruttamento minerario preistorico, databili tra 2900 e 2500 anni a.C.

Per quanto riguarda la miniera di Libiola, non musealizzata e non visitabile, sottoposta a messa in sicurezza e recupero ambientale, essa è comunque sottoposta a vincolo archeologico come definito dal Decreto del Ministero dell'Ambiente del 29 maggio 1991, ed è inserita nel Piano Urbanistico Comunale (P.U.C.) di Sestri Levante all’art. 12.16: «Si tratta delle zone comprendenti le miniere di Libiola e i ponti di S. Anna, così come assoggettate a vincolo archeologico ai sensi delle vigenti Leggi... Sono aree destinate alla fruizione turistico-culturale dove è vietata l’edificazione e qualsiasi alterazione dello stato dei luoghi che non risulti strettamente funzionale all’uso pubblico dell’area, da autorizzarsi d'intesa con la competente Soprintendenza e i pertinenti Uffici della Regione Liguria».

Inoltre, all’interno del Sistema Museale di Sestri Levante e Castiglione Chiavarese – Polo Museale Sestri Levante, la Sala 7, denominata “Arturo Issel e La Miniera di Libiola”, è dedicata alle scoperte archeologiche di Arturo Issel che, proprio durante lo scavo del Pozzo Brown a Libiola, ritrovò negli antichi cunicoli intercettati i già citati strumenti utilizzati dai minatori dell’età del rame (Libiola fig. 2).


Dal 1998 la SIL.MA., concessionaria della miniera, ha avviato un progetto di recupero e conservazione del patrimonio minerario valorizzandone i vari aspetti mediante la realizzazione di un museo minerario grazie a contributi specifici (C.I.P.E.). Partners del progetto sono stati la Regione Liguria, l'Ente Parco dell'Aveto e il Comune di Ne.

Oltre 8 km di gallerie, degli oltre 25 presenti in miniera, sono stati attrezzati per realizzare un percorso di visita didattica, cui si accede sia con un trenino minerario (fig. 5), costituito da vagoncini del minerale modificati per consentire il trasporto delle persone, sia a piedi lungo la galleria principale: il piano di calpestio è in terra battuta lungo la rete ferroviaria e l’illuminazione è mantenuta minima ma sufficiente a consentire di muoversi in miniera in sicurezza (fig. 6); la temperatura all’interno è costante sui 13-15°C e l’ambiente è molto umido.

Sono possibili tipologie di percorso diversificate per durata e difficoltà, che consentono di apprezzare i vari aspetti geologici, minerari e storico-sociali inerenti la miniera.

Il museo minerario è stato inaugurato nell'anno 2000 e nei suoi primi tre anni di vita ha registrato più di 50,000 presenze, circa il 50% delle quali è rappresentato da scolaresche.

A seguito di alcuni interventi di potenziamento dell'offerta didattico museale e fruitiva del museo, a partire dal 2009 ne fanno parte integrante un rifugio con annessa foresteria, un laboratorio didattico, alcuni percorsi esterni didattici autoguidati e sono inoltre state restaurate e rese fruibili alla visita la sala compressori e altri locali in uso storico alla miniera.

Caso unico in Italia, il Museo ha convissuto con l'attività estrattiva, che veniva condotta due giorni la settimana su di un livello non visitabile, fino alla cessazione dell’attività nel maggio 2011 che ha significato anche la chiusura dell’attività museale, in attesa della messa in sicurezza delle gallerie e delle conseguenti autorizzazioni.

Nel frattempo, nel 2009 in vista di tale cessazione, l’Ente Parco dell’Aveto aveva acquistato il complesso «nell’intento di conservarne i beni museali e proseguire l’attività scientifico-didattica e di fruizione del pubblico, che ne aveva sancito il successo, tanto da garantire nel tempo la piena sostenibilità economica del Museo...».

Successivamente, la L.R. del 12 novembre 2014 n. 31 "Norme per il recupero e la valorizzazione dei siti estrattivi a fini museali, turistici e ricreativi" ha colmato un vuoto normativo rendendo possibile la riapertura della miniera di Gambatesa come "museo minerario", previa autorizzazione regionale sulla base di istanza e idonea documentazione.

Nel 2016 l'Ente Parco dell'Aveto ha ottenuto tale autorizzazione e ha riaperto il Museo minerario l'8 dicembre 2016.

Con decreto n. 6815 del 12 novembre 2019 intitolato “Concessione di valorizzazione del complesso museale della Miniera di Gambatesa, Val Graveglia Comune di Ne (GE) di proprietà dell'Ente Parco dell'Aveto, con manutenzioni, riqualificazioni e potenziamenti del complesso, fino al completo recupero della sua fruibilità” è stato pubblicato un bando, con scadenza 10 gennaio 2020, per l'affidamento in concessione del complesso denominato Museo Minerario di Gambatesa.

La concessione avrà durata di 10 anni, con possibilità di rinnovo [1].


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[1] Al bando ha partecipato una sola società la SKI-MINE a r.l.s, che però è stata esclusa per inadempimenti alle condizioni del bando. Pertanto il 22 giugno 2020 è stata dichiarata deserta la gara per la concessione di valorizzazione del Museo Minerario di Gambatesa.

La SKI-MINE gestisce già la Miniera del Gaffione e il Parco Bonicelli (BG) e le Miniere di Sant’Aloisio e Marzoli, nel Parco minerario della Val Trompia (BS).

Fig. 2 – Sala conferenze del Polo Museale Castiglione Chiavarese

Fig. 3 – La galleria XX Settembre di Monte Loreto

Fig. 4 - Cunicoli dovuti allo sfruttamento preistorico dell’area di Monte Loreto

Fig. 5 - Trenino all'interno della miniera di Gambatesa

Fig. 6 - Galleria illuminata nella miniera di Gambatesa