Assistente sociale di fabbrica

INDICE ANALITICO GENERALE

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Vedi anche la scheda: Welfare manager e Progettista sociale

La professione dell’assistente sociale nasce nei Paesi anglosassoni e si sviluppò nelle fabbriche durante la seconda rivoluzione industriale.

La nascita del servizio sociale nel contesto europeo possiamo porla nel 1869 a Londra, attraverso la nascita del C.O.S. (Clarity Organization Societies), evoluzione dei friendly reformers (volontariato di tipo religioso) e dei social reformers. Attraverso questa organizzazione Ottavia Hill, volontaria nelle C.O.S., porrà le basi dei fondamenti concettuali ed etici del servizio sociale; ciò ebbe una certa influenza nello sviluppo del servizio sociale in territorio americano, dove il social work si sviluppò nelle C.O.S. locali e già alla fine del XIX sec., grazie all’operato di Mary Richmond, si poterono creare i primi corsi di formazione sia in Nord Europa, sia negli Stati Uniti.

AA. Storia del servizio sociale, Assistentisociali.orghttp://www.assistentisociali.org/servizio_sociale/storia_del_servizio_sociale.htm

“I servizi sociali aziendali costituiscono un fenomeno diffuso nell’intera storia dell’età industriale: si tratta della tendenza di buona parte delle aziende grandi e medie a fornire ai propri dipendenti - per “fidelizzarli” all’impresa, si direbbe in linguaggio odierno - un aiuto nell’affrontare una serie di problemi della vita individuale e familiare. I servizi tipici erano le case per i dipendenti, gli asili aziendali per i figli delle lavoratrici, i servizi aziendali di assistenza sanitaria, le colonie per i figli dei dipendenti, i piccoli prestiti, gli aiuti in casi di necessità particolari, i servizi dopolavoristici di carattere ricreativo, sportivo e culturale; di particolare importanza erano le casse mutue di infortunio, malattia, anzianità e in generale i piani aziendali di previdenza e sicurezza sociale: tali iniziative prima surrogavano la previdenza sociale pubblica, quando ancora non esisteva, poi la integravano, quando era ancora embrionale e deficitaria. A seconda dei casi, venivano infine attivati altri tipi di servizi: trasporti, dormitori per operai, convitti per giovani operaie, refettori provvisti di scaldavivande, mense, spacci aziendali per l’acquisto di generi a prezzi calmierati, vendita a prezzi di favore dei prodotti aziendali, scuole aziendali con accesso preferenziale per i figli dei dipendenti.”

Musso S., I servizi sociali aziendali, Centro Online Storia e cultura dell’industria, 2010http://www.storiaindustria.it/repository/fonti_documenti/biblioteca/testi/Testo_Servizi_sociali_aziendali.pdf

Venivano chiamate “assistenti di fabbrica” o “assistenti sociali dei lavoratori”, o ancora “assistenti addette al servizio sociale delle organizzazioni operaie” e nel 1920 viene fondato a Milano l’Istituto Italiano di Assistenza Sociale e nell’anno scolastico 1928/1929, viene istituita la prima scuola per assistenti sociali di fabbrica a carattere continuativo e con intenzioni formative presso la “Scuola Femminile Fascista di Economia Domestica ed Assistenza Sociale” di San Gregorio al Celio.

Lo scopo era di preparare tecnicamente e spiritualmente il personale femminile chiamato a svolgere nelle fabbriche una delicata opera di assistenza sociale ai lavoratori, pertanto avente come funzione principale il controllo per ridurre la conflittualità all’interno dell’industria.

AA., Le competenze degli operatori sociali, Provincia di Torino, 2006http://www.provincia.torino.gov.it/solidarietasociale/file-storage/download/pdf/formazione/osservatorio/prima_parte_osservatorio2006.pdf


In Italia il modello più famoso, avanzato ed aperto al territorio, fu quello ideato dall’Olivetti di Ivrea (To) in un approccio alla Responsabilità Sociale di Impresa. Dotato di un complesso sistema di servizi sociali, rientrava in una visione di responsabilità sociale dell’azienda, con l’intento di migliorare la qualità della vita individuale e collettiva. Per potenziare l’assistenza a favore dei dipendenti l’Olivetti istituì nel 1932 un Fondo apposito, intitolato a Domenico Burzio, primo direttore tecnico dell’azienda, figura di grande umanità: riceveva direttamente nel suo ufficio gli operai che avevano difficoltà economiche e interveniva con aiuti concreti, cercando anche di incrementare tra i lavoratori i vincoli di solidarietà. Grazie al lavoro di un gruppo di assistenti sociali, fu possibile analizzare la situazione sociale di ognuno. Si recavano nelle case dei dipendenti per valutarne le necessità dal lato economico, psicologico, lavorativo e familiare; si studiavano le cause che avevano determinato le difficoltà e si individuavano le forme di intervento idonee.

Pizzi D., Il servizio sociale di fabbrica tra memoria e futurohttps://assistentesocialereporter.files.wordpress.com/2019/07/animazione-sociale-n.-327-2019-2.pdf

Nel tempo questa professionalità ha allargato il proprio campo spostando l’attenzione dal benessere organizzativo e del personale all’interno dell’azienda verso la conoscenza del territorio e dei suoi servizi (profit e non). Assumendo, pertanto, competenze per coprogettare piani di welfare integrati, con l'obiettivo di ideare e coordinare interventi atti a migliorare la qualità di vita delle persone dentro e fuori, offrendo opportunità concrete in termini di servizi e benefici. Vedi la scheda: Welfare manager e Progettista sociale

Approfondimenti

AA., Olivetti, storia di un'impresa, Archivio storico Olivetti

https://www.storiaolivetti.it/

Rei D., Maurizio R. (a cura di), Le professioni sociali, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1991

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