Il Piano strategico di vasta area

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 4.2. I modelli incrementali

BOX DI APPROFONDIMENTO  n. 29

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web n.29, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

tutte le voci del sito

vedi anche le schede:

Pianificazione strategica

Marketing territoriale

Programmazione integrata

Torino: capitali e vocazioni territoriali



"Una modalità di pianificazione non tanto interessata alla produzione di un piano quanto alla comprensione dei problemi attuali e futuri, ad assumere ora le migliori decisioni nella direzione di un futuro migliore a cui debba subordinarsi il presente tanto che, come suggerisce Teagno (2012 p.27), “in questa ottica i piani perdono ogni pretesa di esaustività e assumono necessariamente un carattere sperimentale”. In campo sociale, nata con una vocazione inclusiva delle diverse programmazioni settoriali (Piani per la salute, Piano sociali, Agenda 21, etc.), è vista più come strumento permanente di supporto alla costruzione progressiva di una visione e di un progetto comune che come un documento o un patto chiuso un volta per tutte: cioè una forma, una modalità operativa, per una governance del territorio. Una cornice, un luogo (fisico e virtuale) che lega e tenta di armonizzare i diversi ambiti di programmazione settoriale e le sub reti di relazione sottostanti, le diverse politiche pubbliche di intervento (sviluppo economico, sicurezza, ambiente, salute, cultura, etc.) (Tanese 2006, p.11)." (Merlo G., 2014, p. 108)


QUALCHE ESEMPIO


Torino Metropoli 2025

http://www.torinostrategica.it/

Lecce 2005-2015

http://www.comune.lecce.it/settori/programmazione-strategica-e-comunitaria/progetti/piano-strategico-dell'area-vasta-di-lecce

Il Piano strategico dell’area vasta di Lecce 2005-2015: “Un ponte verso lo sviluppo economico sociale e culturale” delinea il disegno politico dello sviluppo nel medio lungo periodo della Città e della limitrofa area vasta il piano persegue la competitività in chiave sovra locale coinvolgendo nel processo decisionale gli operatori privati e la società civile.

È lo strumento che individua e promuove le strategie di sviluppo locale in un’ottica di sistema con le opportunità delle politiche infrastrutturali nazionali ed europee per coglierne le esternalità in termini di riduzione delle distanze spazio temporali tra città e territori; superamento delle perifericità, costruzione di reti di città motivate e sostenute da strategie di sviluppo complementari praticabili anche in termini di accessibilità.

È in sintesi lo strumento aggiuntivo e non sostitutivo di pianificazione territoriale tramite il quale la Città promuove ed implementa sistemi parternariali e reti di alleanze attorno a degli obiettivi strategici:

- Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nell’area, sotto il profilo sociale, culturale, ambientale ed economico,

- Miglioramento delle condizioni di competitività delle imprese in riferimento alle iniziative esistenti, alla capacità attrattiva dell’area per gli investitori esterni pubblici e privati in vista di possibilità di internalizzazione,

- Accrescimento della capacità competitiva, imprenditiva e manageriale per accedere ai finanziamenti dell’UE, nazionali e regionali,

- Riequilibrio, attraverso una pianificazione coordinata del sistema lineare infrastrutturale di scala provinciale, fra il capoluogo ed il territorio di gravitazione,

- Rafforzare i sistemi territoriali urbani e di area vasta anche attraverso la risoluzione dei problemi di governo della nuova mobilità conseguenti al traffico urbano e all’attraversamento di merci e passeggeri,

- Miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini e dei tempi di organizzazione e fruizione,

- Individuazione di soluzioni dei fenomeni di inclusione sociale e nuove povertà e per i processi di isolamento degli individui e delle famiglie.

(da: Tanese, 2006 p.40)

Pesaro 2015. Piano strategico: città della qualità

http://www.pianostrategico.comune.pesaro.pu.it/

E' il processo che mobilita una pluralità di soggetti nelle attività di ricostruzione della “visione del futuro” della città definita a partire dallerappresentazioni espresse dagli attori locali. E' un processo creativo, in cui ciascun soggetto coinvolto, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle domande emergenti, contribuisce a creare una visione della comunità locale, contribuisce cioè a ridefinirne l'identità. Il Piano strategico è una cornice che descrive la meta che la città intende perseguire, delinea le strategie e le azioni da percorrere e individua gli strumenti e i progetti necessari per raggiungere la meta. Ma è anche una azione di continua verifica e monitoraggio dei risultati e degli scostamenti, e di revisione delle iniziative da assumere in funzione dei mutamenti che possono incidere nel contesto locale o extra-locale.

Le azioni

Il Documento programma del Piano strategico individua le azioni strategiche necessarie per dare concretezza alla visione di città futura. "Azioni" significa qui assi strategici, direzioni di marcia nell'avvicinamento alla meta, piuttosto che iniziative puntuali e concrete che è invece compito dei progetti individuare. Le azioni vanno considerate le tappe di avvicinamento al meta-obiettivo e insieme come occasioni per sperimentare i nuovi policy networks che gestiranno le azioni di Piano. Ad esempio, "Pesaro città delle imprese", o "Pesaro città della cultura", o "Pesaro città del benessere" etc. sono alcuni meta-obiettivi che a loro volta presuppongono azioni strategiche come:

promozione di siti per la localizzazione di attività produttive di eccellenza;

lo sviluppo di forme sistematiche di marketing territoriale per l'attrazione, dall'esterno, di operatori e di risorse qualificate;

il rafforzamento delle infrastrutture economiche a disposizione del territorio, a partire da quelle di accessibilità e logistiche;

la creazione di alte scuole per la formazione di skills nella produzione o nel design;

la progettazione di circuiti integrati e di pacchetti compositi per le attività di fruizione culturale, ecc.;

la gestione di una rete integrata di servizi ai cittadini in cui siano impegnate le risorse pubbliche, private e del terzo settore.

Area 5 - Welfare Locale

La Meta

"fare di Pesaro una città dove ci sia spazio per tutti, armoniosa nelle sue diverse componenti; una città solidale e aperta, che comunica al suo interno e verso l'esterno. Per questo è necessario che le politiche sociali si ispirino agli effettivi bisogni delle persone. Da una logica oggi centrata sull'erogazione dei servizi sociali si dovrà passare al "comune sociale". Il welfare dovrà diventare la misura della qualità della vita".

I bisogni ai quali dobbiamo rispondere

Diritto di cittadinanza

Tutti hanno il diritto di vivere la città nella molteplicità dei suoi aspetti: l'uso dello spazio, la fruizione dei servizi, le attività culturali, le relazioni sociali. Far sì che tutte le persone, comprese quelle svantaggiate, siano ugualmente partecipi e attive nella vita comune, realizzando per es. l'abbattimento delle barriere (architettoniche, informative, immateriali): ciò significa dare una risposta concreta alla complessità della società locale.

Comunità

Ridurre l'isolamento dei cittadini attivando le risorse della comunità locale e promovendo reti di relazioni che, a partire dai soggetti che operano nel sociale, coinvolgano in modo attivo i diversi attori della società locale.La realtà pesarese è in progressivo cambiamento, ci sono bisogni latenti difficili da individuare, sarebbero necessari degli strumenti di analisi flessibili per monitorarli in maniera continuativa: la misurazione dei bisogni sociali dovrà realizzarsi in base alla domanda.

Cosa fare per risolverli

Nuovo sistema di welfare. Da un welfare costruito sull'offerta di servizi esistenti passare a un welfare costruito sulla domanda sociale effettiva.

Agire in rete e promuovere politiche di rete

Il dibattito sui temi sociali dovrà uscire dal rischio della marginalità dei luoghi e degli ambiti attualmente dedicati. Occorrerà pertanto pensare a politiche sociali integrate con le altre politiche e gli altri strumenti programmatori (territorio e ambiente, formazione e lavoro, cultura e tempo libero, sanità).Il tema del welfare locale, invece di essere soltanto delegato all'iniziativa politico istituzionale, dovrà rendere corresponsabili i diversi attori collettivi e i singoli soggetti operanti sul territorio. Questo implica un cambiamento nel metodo; ad esempio, iniziando una stretta collaborazione in rete con gli operatori presenti in tutti i settori; acquisendo un linguaggio comune; promuovendo lo scambio di conoscenze ed evitando così gli sprechi di risorse umane ed economiche e le sovrapposizioni. L'Urban Center potrà svolgere un'importante funzione di coordinamento, integrazione e animazione dei vari attori coinvolti sulle tematiche del welfare locale, in stretta connessione con le fasi attuative del Piano sociale regionale (che prevede un coordinatore d'ambito, Piani di zona, tavoli concertativi).

All'interno di questa nuova logica di collaborazione tra la molteplicità degli attori pubblici e privati, si potrà partire con micro-sperimentazioni, azioni che, coinvolgendo diverse realtà, diventino un cantiere aperto in cui esercitarsi.

Conoscenza della realtà e ricostruzione del sistema di welfare locale

E' necessaria un'attenta e approfondita ricognizione dei bisogni sociali e delle loro trasformazioni, per progettare un welfare locale che promuova il benessere della comunità locale. Un altro aspetto potrà essere il censimento di quanto già si fa, tenendo conto degli obiettivi di qualità che ci si propone nella erogazione dei servizi; andrà fatta un'attenta analisi della domanda e dell'offerta attuali e delle proiezioni future.

La comprensione dei bisogni della società locale è estremamente più complessa che in passato, necessita di competenze, modalità e strumenti nuovi, che potranno essere individuati e condivisi nelle fasi di attuazione del Piano sociale, integrandosi anche con iniziative già avviate da parte di altri soggetti (ad esempio, il sindacato si sta muovendo in questa direzione con l'idea del "delegato sociale", una sorta di osservatore specializzato da inserire all'interno delle aziende).

Monitoraggio

Nelle azioni da intraprendere sarà opportuno introdurre uno strumento di valutazione delle stesse, tracciare tappe intermedie per prendere consapevolezza della loro effettiva incidenza sulla realtà; questo potrà avvenire attraverso l'osservazione sulla base di indicatori specifici come, ad esempio, la "verifica di impatto sociale" e il "bilancio sociale".

I Valori condivisi

Le parole chiave, che esprimono i valori sottostanti la meta e che dovranno orientare e caratterizzare le azioni e i progetti del welfare nella formulazione del Piano strategico della città di Pesaro, sono queste:

Un welfare che promuova il benessere sociale e il legame sociale.

Una città che promuova l'inclusione.

Una città solidale e armoniosa nelle sue diverse componenti.

Pesaro città della socialità.

Pesaro città a misura dei bambini e degli anziani, per tutti i cittadini.

Il tema del welfare non va visto come un problema funzionale delegato ad un settore, ma piuttosto come un elemento qualificante e connotante Pesaro città della qualità. Secondo questa prospettiva, il welfare sarà un tema trasversale che dovrà caratterizzare e orientare le riflessioni di tutte le aree di policy. Sono necessari la ricerca, la promozione e l'utilizzo di nuovi indicatori, che misurino lo sviluppo e il benessere, e di nuovi strumenti di rendicontazione, per valutare: a) i progetti e le iniziative sul territorio; b) i piani di sviluppo.

Opportunità (esterne) e punti di forza (interni)

Un sistema attivo e denso di attori coinvolti e una sensibilità e attenzione (politica e della società) su questa policy. Una buona dotazione di infrastrutture sociali, pubbliche e private, superiore alla media nazionale. Sono inoltre presenti significativi elementi di qualità nel sistema provinciale, sia per la quantità di spesa sociale che per la qualità dei servizi erogati.

Aspetti positivi sono:

La presenza dell'associazionismo e di un attivo sistema di cooperazione sociale (che comprende anche il volontariato).

Una forte base sociale dell'associazionismo imprenditoriale (superiore alla media nazionale).

Un sistema attivo di cooperazione istituzionale.

Un associazionismo sociale in crescita.Una elevata quantità di servizi sociali.

Una buona capacità, da parte di alcuni soggetti, di programmare e progettare i servizi sociali, anticipando i bisogni emergenti.

Una buona integrazione tra i diversi soggetti pubblico – privato - terzo settore (welfare mix) e capacità di integrazione e di lavoro in rete.

Servizi e strutture personalizzati e diversificati, a misura della persona.

Vincoli e minacce (esterne) e debolezze (interne)

Si rileva un livello di coordinamento tra i diversi attori, tuttora non adeguato ai nuovi bisogni e quindi da attivare e migliorare. In particolare alcune difficoltà sono:

La percezione del welfare locale come di un tema specializzato e come una politica settoriale.

Una percezione prevalente, da parte della comunità locale, di un welfare orientato al disagio e non anche alla normalità.

Un gap tra l'emergere di bisogni e la relativa offerta pubblica.

Le azioni positive degli attori locali non hanno adeguata copertura mediatica: difficoltà a comunicare le iniziative.

Una difficoltà nel monitorare gli scenari evolutivi dei bisogni.

Un sistema informativo cittadino, un sistema di welfare e dei servizi, non friendly.

La pluralità dei soggetti e la molteplicità dei servizi erogati sono un punto di forza ma, in assenza di un coordinamento adeguato, possono produrre frammentarietà e difficoltà di interazione per il cittadino.

In virtù dei successi conseguiti, servizi eccellenti e pratiche consolidate possono essere maggiormente refrattari ad un cambiamento necessario.

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Giorgio Merlo 2014