«Finalmente a casa», disse Adem stendendo le lunghe gambe intorpidite dagli spazi angusti della nave interstellare. Era stato un viaggio lungo, molto lungo...
Appena sceso sul suolo del pianeta, la rossa luce morbida di Gliese lo avvolse. Adem sospirò di piacere. Dopo mesi passati a combattere con la ferocia di Sol, non ne poteva più. Nonostante le lenti speciali, i suoi occhi erano perennemente arrossati, stanchi. Certo, non era facile negare la selvaggia bellezza di quel fragore di giallo, ma quanto più riposante e cheta era la luce rossastra della sua stella. Sarà che l'umanità era ormai vecchia e saggia, riflettè. Forse per questo non amava più la prepotenza delle nane gialle.
I colleghi che lo accolsero erano tutti ansiosi di sapere. Ringraziò in cuor suo la puntigliosità del Centro di controllo, che gli aveva imposto una quarantena di una settimana per verificare che non fosse contaminato in nessun modo. Avrebbe avuto modo di riordinare le idee, le impressioni profonde che aveva avuto.
Ma ormai, anche la settimana era passata. Non poteva rimandare. «Allora, cosa ci dici?», lo apostrofò senza giri di parole Ysar, il capo delle missioni interstellari.
«È bellissima. La Terra è bellissima.»
Un mormorio di stupore percorse la sala. Le antiche testimonianze parlavano di ben altro. Un pianeta consumato dalle piogge acide, dove un'umanità brulicante aveva distrutto fino all'ultimo spazio naturale, consumato tutte le risorse, fino alla Guerre per la Sopravvivenza che avevano completato l'opera, annichilendo quanto era rimasto e quasi l'umanità stessa. A quanto ne sapevano, solo il piccolo nucleo dei Fondatori, che dopo un viaggio interminabile si era stabilito su Gliese 581 g, era sopravvissuto. Attualmente, dopo alcuni secoli, la popolazione era arrivata a circa un milione di persone: gli eredi dei 9 miliardi di esseri umani che avevano abitato la Terra, tutto quello che ne era rimasto, insieme alle Memorie che i Fondatori avevano portato con loro.
«Sì, è bellissima», ripetè per la terza volta Adem, e cominciò a parlare delle distese di verde, degli alberi, dei fiori, dell'azzurro, del giallo, degli animali che vi vivevano, di tutte le dimensioni e colori. Descrisse le farfalle, i corsi d'acqua, i rampicanti avviticchiati sui tronchi, il tremolio della luce all'orizzonte, i tramonti, il mare.
Ne parlò in un modo che nessuno di loro conosceva, con le parole che trascinavano altre parole e si facevano musica, e tutti ascoltavano ad occhi spalancati, presi da un'improvvisa nostalgia di quanto non avevano mai visto.
Quando Adem finì, restarono muti per un po'. «Ma come è possibile?», chiese infine Ysar, con la voce arrochita dell'emozione. «I Fondatori.... Hanno mentito? Hanno contraffatto le Memorie? E perché, perché?»
«No.», rispose Adem. «Sono convinto di no. Dalle ricerche che ho fatto, ho rilevato tracce della distruzione. C'è stata, è tutto vero. Solo che noi siamo così stupidi da pensare che se finisce l'umanità, finisce anche la terra. Invece no, la natura è più forte. Noi, siamo un accidente della storia».
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dedicata a Fulvio, il bel ragazzo,
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