«Non mi piace.»
«Sei sempre così apodittica, Aailyah! Non mi dirai che non c'è niente che sia di tuo gusto. Guarda quel... ehm... tramonto,» replicò Kitwana dopo aver sfogliato nervosamente l'opuscolo dell'agenzia di viaggi.
«Sì, sì, carino. Ma vuoi mettere con quelli su Mhina? Non c'è paragone. Non c'è niente da fare, chi vuole risparmiare finisce sempre in questi posti di serie B. E tu sei proprio un tirchio, me l'aveva detto mia madre!»
Ora, una guida turistica di questi dialoghi ne sente almeno uno al giorno, ma che si definisse Terra una destinazione di serie B, mi fece saltare la mosca al naso.
«Senta, signora Aailyah. Questo è un posto di prima classe, unico nel suo genere. E se lei non sa riconoscerlo è un problema suo...»
«Ecco, adesso mi devo anche far insultare dalla guida! Ma intervieni Kitwana! Non dici niente?»
Kitwana mi guardava con i suoi occhioni tondi, come a pregarmi di non far innervosire ulteriormente la sua non tanto dolce metà. Intanto, mi accorsi che tutto il variegato gruppo di turisti che guidavo sembrava essere molto più interessato a quanto sarebbe successo piuttosto che al panorama.
Sospirai. Come al solito nessuno capiva quale fosse la peculiarità di questo pianeta. Proprio come il signor Kitwana e sua moglie ci venivano solo perché costava poco e un viaggio interstellare, beh, bisognava pur farlo nella vita, anche se uno non se lo poteva permettere. Ma stavolta non mi andava di alzare le spalle e tirare avanti, come facevo sempre.
Presi fiato, controllai che il traduttore automatico multilingue non si fosse inceppato come al solito e provai a spiegare.
«Signora Aailyah, signor Kitwana, mi scuso se sono stato brusco. Ma dovete sapere - tutti voi dovete sapere - che Terra è l'unico pianeta della Galassia, e per quel che ne sappiamo dell'Universo, in cui siano presenti manufatti la cui utilità nessuno ha mai capito. Alcuni studiosi si spingono a dire che non ne abbiano nessuna....»
Un brusio eccitato accolse questa mia affermazione. Non mi peritai di spiegare che "gli studiosi" erano uno solo, cioè io. Nessun altro si era mai interessato a questo pianeta.
«Ma come nessuna utilità? Chi mai si metterebbe a fare una cosa così sciocca?»
«Non lo sappiamo. Proprio qui sta il fascino dell'antica civiltà che abitava Terra prima che si autodistruggesse. Ecco, guardate quel blocco di pietra intagliato. Riproduce quello che pensiamo essere un esemplare femmina della specie. Un bell'esemplare, presumiamo. Ma è immobile, inutile. Non è una rappresentazione olografica o un robot-sosia. Non serve a niente. Sta lì, fermo, da centinaia di migliaia di anni, se non milioni. Cioè, non so se sia sempre stato lì, ma avete capito ciò che intendo....»
No, non avevano capito. Li vedevo che sbuffavano. Avevano fretta di rientrare sulla nave per la cena. Non gli interessava né quel manufatto, né le altre centinaia di oggetti inutili che giacevano sparsi in mezzo alle rovine nelle foreste che ricoprivano il pianeta.
In genere si trattava di riproduzioni tridimensionali o bidimensionali di esemplari della specie dominante, ma anche di altre specie, di paesaggi, di agglomerati urbani. Non sapevo come chiamarli, non c'era niente di simile in nessun posto dell'Universo. Solo su Terra gli abitanti si erano dati la pena di produrre cose di queste genere.
Pensavo alla fatica che dovevano aver fatto, coi loro strumenti primitivi. Già, perché questa specie non era sopravvissuta oltre l'era atomica. Eppure, avevano prodotto cose che non avevano uguali.
E adesso, a parte me, non interessavano più nessuno.