A Letizia
a Letizia
perche’ tu possa ascoltarmi
dovrei parlare troppo forte
e non ho sufficiente energia
o sufficiente voce
per strillare
a roma piove, ed è maggio
il grigio mi affascina come sempre
e rapisce la mia immaginazione
raggelata da una vaga insensatezza
che si accumula sulla scorta degli anni
e dei silenzi
per farmi capire
dovrei parlare troppo a lungo
e non ho il tempo
non ho più il tempo
dei discorsi infiniti dell’infinito ribadire
sicurezza e paure
dovrei dirti come rotolano le gocce
sul mio viso
non incontrano ancora
le rughe
ma comunque fanno fatica
il più delle volte
rimangono ancorate alle ciglia
nemmeno abbastanza per arrossarmi gli occhi
dovrei dirti come passano i giorni
e le ore sul mio corpo
immobile
tra le mie dita scivolano
tra le mie dita incapaci di chiudersi a pugno
se quando mi chiedi cosa succede
potessi parlarti davvero
incurante di riflessi, rifrazioni
e infiltrazioni
ancora non saprei cosa rispondere
no - non lo saprei ancora
se non ho un attacco
di infinita vanita’ del tutto
mi sento il fiato sul collo
dell’insensatezza
che non ci sia uno scopo posso accettarlo
ma che non ci siano motivi quotidiani...
giorno per giorno
guardo alla stanchezza di mia madre
con infinita perplessita’
ed alla mia propria senza trovare il motivo
della paralisi
guardo dietro le spalle
e vedo lo sguardo attonito
del passato -
incomprensibile
e silenzioso