Non c'è nulla che ecceda il chiarore dell'alba
nel ricordarmi che di nuovo sono impegnata a vivere.
L'algida linea stamattina era un incongruo
incavo arancione nell'indaco perfetto della notte
così improbabile che fatico a raccontartelo,
mio lontano, mio assente, mio amato baratro
nel cuore. Ogni volta l'attendo col cuore in gola, perché
non so cosa mi riporterà di te, se le risate
bambine o il dolore assurdo della perdita. Sia
quel che sia, a volte penso, purché tu non scompaia
oltre i tetti, oltre la curva dell'orizzonte
che tutto inghiotte. Il suono del tuo nome, la forma
del tuo viso o il senso stesso, se mai ce ne sia stato.