Amir

Amir è del Bangladesh, ma vive qui da una quindicina di anni. "Lavora" nel mercato dove io vado a fare la spesa, sempre più raramente ormai, per colpa del tempo che non basta mai. Il suo lavoro consiste nel vendere aglio ed accendini e nel dare una mano ai venditori per disporre le merci sui banchi, caricarle e scaricarle. Si è creato una seppur misera nicchia di relativa serenità. È benvoluto da tutti, perché è sempre gentile e disponibile. Quando è stata approvata la Bossi-Fini, quelli del mercato si sono tassati per 'regolarizzarlo' con un'assunzione più o meno fittizia da parte di uno di loro, ma pagata da tutti, in modo da fargli avere il permesso di soggiorno.

Prima ci incontravamo quasi ogni settimana, adesso più raramente, ma sempre scambiamo due chiacchiere, lui mi fa vedere le foto di sua moglie, praticamente una bambina, e di suo figlio, che adesso ha quattro anni e mezzo. Sì, gli do anche dei soldi, o dei vestiti e confesso che spesso ho pensato che fosse per quello che lui mi cerca sempre, se mi vede da lontano mi viene incontro etc.

Ma oggi è successo che mi si è avvicinato mentre ero al banco della frutta e ci siamo messi a parlare, così ho perso il filo della spesa che stavo facendo. La fruttivendola mi ha richiamato ed io le ho detto - scusa, non lo vedevo da un po' e siamo amici da tanto tempo. Mi sono rigirata verso di lui e gli ho visto il volto come trasfigurato - aveva gli occhi pieni di lacrime, ma rideva - e diceva, alla fruttivendola, all'altro suo connazionale che lavorava al banco ed a chiunque lo volesse sentire - hai sentito cos'ha detto, hai sentito, ha detto che siamo amici...

Non so dire come mi sia sentita, la fitta all'anima che ho provato nel vedere come quella parola, da me detta così, in modo quasi noncurante, per lui rappresentasse così tanto - perché nessuno mai qui deve averglielo detto . Ed ho pensato alla solitudine terribile in cui deve aver vissuto in questi anni, una solitudine in cui nessuno degli altri nemmeno pensa alla possibilità che con te sia possibile avere un rapporto - se non di lavoro, o caritatevole - nel migliore dei casi incontrando persone gentili, sì, ma dalla cui vita, dai cui sentimenti, sei comunque escluso.

Ho pensato a tutto questo, ed anche i miei occhi si sono riempiti di lacrime, e l'ho abbracciato, povero fratello mio.