A zi', è uguaaaaale!

"Va beh, a zi', è uguaaaaale!" Questa è la risposta tipica che mi danno - in varie declinazioni di insofferenza - Damiano e Tommaso, i miei due nipoti di 14 e 12 anni, quando li correggo se sbagliano qualcosa. E si capisce che non usano parole più forti, solo perché mi vogliono bene.

Questa reiterata risposta mi provoca una sorta di immediata reazione allergica. Ho cercato di spiegare loro pacatamente che non è uguale. Che le parole hanno un loro peso, ed usarne una piuttosto che un'altra permette di esprimere al meglio ciò che si vuol dire. Che condizionali e congiuntivi servono a dare logica ad una frase, a renderla intelligibile, a concatenare pensieri complessi (ammesso che uno ne abbia) senza perdersi in ehm e uhm e mah. Che scambiare Budapest con Bucarest non e' un fatto di libertà, ma un errore avvilente. Che per trasgredire bisogna sapere, perché se no quello che viene fuori è solo sciatteria e ignoranza. Che bisogna avere l'umiltà e la curiosità di imparare continuamente, altrimenti si rimane intrappolati in un vocabolario di 200 parole che sono sempre le stesse e consentono di esprimere solo e sempre gli stessi concetti, in genere imposti da qualcun altro che, lui sì, le parole le conosce.

Ma niente da fare, la risposta resta quella: "è uguale". Così crescono, ignoranti e schiavi delle mode (che poi siano mode presunte alternative, questo sì è uguale), privi degli strumenti che servono per analizzare la realtà e capirla.

Mi direte che possedere questi strumenti non è un gran vantaggio: dipende da quello che si vuole dalla vita.

Io voglio sentire e capire ed esprimere ciò che sento e capisco, e voglio essere libera nelle mie espressioni e nelle mie idee. E l'unico strumento che conosco per avvicinarsi a questo risultato è la conoscenza.

"L'arte è il contrario di pigrizia", scrive don Lorenzo Milani.

E ancora: "Chiunque se vuole può avere la grazia di misurare le parole, riordinarle, eliminare le ripetizioni, le contraddizioni, le cose inutili, scegliere il vocabolo più vero, più logico, più efficace, rifiutare ogni considerazione di tatto, di interesse, di educazione borghese, di convenienze, chieder consiglio a molta gente (sull'efficacia non sulla convenienza)"...