all'alba del giorno più lungo, tersa alba
dalle poche, equivocabili promesse,
lei sta seduta, ferma,
solo le mani come piccoli messaggi inauditi.
guarda l'azzurro
e non trova ragione per spostare lo sguardo,
posarlo sul consueto dolore quotidiano
le assenze trafiggenti, le ineffabili conclusioni.
vorrebbe essere cielo, per una volta
solcata da scie bianche, sbuffi di nuvole,
esseri volanti, pronta ad accogliere
il sole del solstizio