Favola

così tacemmo. lasciammo che il silenzio

s'infiltrasse nelle crepe delle ore.

scavasse distanze e rifinisse lo sguardo

come il vento la pietra.

di quale peccato mai, è questa l'espiazione?

- chiese lei abbassando gli occhi,

ma la voce si perse nel fremito dell'aria.

così ristette, immobile, sull'orlo di un singhiozzo.

un nibbio reale prese il volo da un picco lontano.

lo vide avvicinarsi, curvare e planare

sorretto dall'invisibile.

e anche lei sognò d'avere forza d'ali

e piume timoniere

per saper veleggiare così, dimentica di tutto.

allora il nibbio le si avvicinò

- il peccato non esiste, le disse cantando.

e lo ripetè più volte, in mille e mille lingue.

lei, che già lo amava per la sua natura di rapace,

sorrise dolcemente e si voltò piano.

- non ho ali, ma ho gambe per camminare,

si disse, inoltrandosi sul sentiero verso la pianura.

così dopo passi, passi ed altri passi,

dopo dossi, tornanti e infiniti incroci,

giunse all'ampia valle verdeggiante ed ubertosa

e si sdraiò all'ombra del grande albero

tra i rami mossi dal vento la luce filtrava quieta,

riempiendola di dolcezza e amore.

lei seppe che era quello il posto,

rise a lungo, e cominciò a danzare.

:-)