«La mattina faccio quelle poche cose
e poi il pomeriggio sono stanca, così
lo passo seduta a guardare le nuvole
come si muovono o come si assentano
lasciando il cielo alla sua fissità azzurra.
Talvolta si aggrumano in una pioggia rabbiosa
e tutti si chiedono se sia mai stato così
o se non sia un segno, di cosa poi
è difficile dirlo, da quando la scienza
è un'interpretazione tra le tante:
inutile come tutte, a volte dannosa.
Non che io sia d'accordo, ne prendo atto.
Io sono quella che prende atto,»
dice la donna, ripiegando in grembo
le mani che avevano accompagnato
il discorso. Ha belle mani sottili,
come quelle di mia madre, e forse
anche questo è un segno, non so di cosa,
ma ne prendo atto.