Yleana, vieni, non aver paura - disse Yarik.
Quante volte aveva ripetuto quella frase, da quando lei era emersa dalla fase acuta dell'ADP, la Alien Destination Paranoia, che l'aveva colta in quello stesso pianeta in cui si trovavano ora.
Lui continuava a chiamarla paura. Per quanto la amasse non era mai riuscito a capire la sensazione che Yleana aveva provato e qualche volta ancora provava. Un rovesciarsi in un proprio contrario fatto di nero, di buio, di muscoli contratti, di mascelle serrate...
Basta - si riscosse Yleana. Basta.
Ma esitava ancora ad uscire, sentendosi protetta dal guscio della navicella.
Dopo che lei era scivolata nel suo infinito collasso, nel suo personale buco nero alla bocca dello stomaco, un altro esploratore aveva proseguito la sua missione. Lui non aveva avuto problemi. Ed era tornato per dire a tutti quelli che erano nella Stazione che il pianeta era adatto per sbarcarvi.
Benché sovraffollato e inquinato, conservava luoghi di pristina, incontaminata bellezza in cui avrebbero potuto insediarsi. E da lì, dopo la prima fase di adattamento, si sarebbero sparsi per il globo per insegnare agli esseri che lo abitavano, tanto simili a loro, a rispettare la terra che dava loro sostentamento, a non ripercorrere i loro stessi errori.
Erano tutti convinti che ci sarebbero riusciti. Che il "caso" di Yleana fosse stato unico. E poi - si dicevano - loro sarebbero stati tutti insieme, non soli come era stata lei. Così salirono tutti sulle navicelle per compiere i balzi necessari a portarli sul Pianeta.
Fu uno spettacolo vedere i Gusci che sciamavano via dalla Stazione., abbandonando quello che per tanti anni era stato il loro unico rifugio ed i cui corridoi erano ora deserti, le serre idroponiche spente, i gusci visori chiusi per sempre.
Sbarcarono in quella stessa pianura in cui si era ritrovata lei, la prima volta.
Yleana, dai, vieni - insisteva Yarik chiamandola.
Si, arrivo - rispose lei, ma in modo quasi inaudibile, più a se stessa che al suo amato compagno.
Si alzò dalla cuccetta, arrivò al portello e mosse i primi passi Fuori. Come l'altra volta la accolse quella incredibile luce dorata, che giocava con l'erba traendone infiniti riflessi di verde. Mosse i primi passi, mentre tutti la guardavano, preoccupati per lei.
Ma Yleana non vedeva nessuno. Sentiva solo quel calore aprirle piano piano i pori della pelle, snodarle le contrazioni dei muscoli. Obbedendo ad un impulso irrefrenabile, dapprima si inginocchiò, e poi si sdraiò sull'erba, lasciandosi compenetrare da quella sensazione. Finalmente, totalmente conscia del suo essere necessariamente solare.
Fine
Anche in questo caso, il bel dodecasillabo che fa da titolo e
da chiusura del racconto è rubato a Max.
Gemello, come potro' ripagarti?
Per chi non lo avesse capito, ADP sta per
Attacchi di Panico