a Ferdinando

Dov'è la spontaneità del gesto

la voce unica risonante d'albe

e concretezze riflettenti luce?

Specchio che riflette specchio

nell'infinito replicarsi del sé:

la nostra siderale solitudine

fatta di echi. Nessuna risposta

mai. Eppure la domanda è a fior

di labbra, morbide labbra

trepidanti attese. Dimmi, è questa

la condanna dei poeti? Aver paura

di questa parola, condanna,

della c dura che li inchioda

alla attualità del dolore, come

cristi alla croce, disertati?

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