Poetica post-comunista

qui si fa la rivoluzione, cazzo,

mica poesia

- dice il ragazzo alto e bello, con la stella rossa sul cappello

d'ordinanza, i riccioli neri che sfuggono sotto,

e neri anche gli occhi severi

con cui mi guarda.

e non è lo stesso? - chiedo io

fingendo di ignorare la morte di Majakowskij

e la sua fonetica assordante

la sua piena voce affogata e dispersa

nei discorsi di circostanza.

no, non è lo stesso, franca - spiega paziente

il ragazzo.

- ci sono obiettivi primari e obiettivi secondari, prima

la rivoluzione del proletariato

poi ci sarà l'educazione per tutti, l'equa suddivisione dei guadagni e dei mezzi di produzione, dopo la parità fra uomo e donna e dopo ancora chissà, magari la poesia.

- magari, dico io, secondaria quant'altri mai

: donna e poeta.

ripiego il mio fascicoletto di versi

che volevo ciclostilare e distribuire all'ennesima manifestazione proletaria di studenti dei licei romani

in lotta per il /comunismo/

(absit iniuria verbis)

dei poeti, non frega niente a nessuno. né ai borghesi che sognano il proletariato

né ai proletari che sognano la borghesia

tanto meno agli attuali senza classe

veruna.

bisogna contemperare l'irrilevanza

condivisa, il cieco ottundimento

della setta

la poesia, frattanto, s'infila dove può

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