I capelli di Doha

Come saranno i capelli di Doha?

E' la prima cosa che mi chiedo quando entro nella sala computer dell'Universita' di Settat, Marocco, Africa.

Lei e' una giovane donna (28 anni) gentilissima, ha un sorriso luminoso e porta il velo. Un bellissimo velo colorato, non la palandrana nera, ma comunque un velo.

Ed e' un ingegnere informatico.

Non riesco a contemperare questa che a me appare come una contraddizione evidente e faccio ricorso a tutti i miei cliche' occidentali, pensando che probabilmente sara' religiosa. Perche' e' certo che qui non e' obbligatorio metterselo, il velo, e ci sono donne (in particolare all'universita' le studentesse, ma in generale anche per strada) che non lo indossano.

Sul momento, comunque, abbandono la questione, perche' non voglio sembrarle troppo aggressiva e giudicante, troppo curiosa.

La cosa che subito mi colpisce e' quanto lei voglia fare 'bella figura'. Non solo per se stessa, ma per il suo paese, la sua condizione di vita, la sua cultura. Travolge me e Fausta di offerte - di accompagnarci a Casablanca, di invitarci a casa sua a mangiare il vero cous cous marocchino in una vera casa marocchina, di farci portare da suo marito a Fes. Un turbinio di proposte che ci lascia senza parole, ci mette in imbarazzo e suscita anche una reazione contraria a quella voluta, di diffidenza 'occidentale' - che ci porta a chiederci cosa mai vorra' in cambio da noi, a quali obblighi ci espongano queste sue offerte.

E comunque una la accettiamo, quella di farci accompagnare a Casablanca, anche perche' qui a Settat non c'e' veramente niente da fare o da vedere e cominciamo a sentirci un po' in gabbia.

Il giorno previsto per la gita, piove a dirotto. Lei arriva sconsolata all'universita' e mi spiega che la loro macchina non parte: quando piove la batteria non funziona, ma aggiunge subito che sta cercando una soluzione. Ci propone di farci accompagnare a Casa', come dicono loro, dall'amico di un amico, ma sia per Fausta che per me questo sarebbe veramente troppo. Dopo un po' mi annuncia che si puo' fare cosi': affittare una macchina da un amico di suo marito, che lei guidera'. Noi accettiamo, a condizione di poter essere noi a pagare le spese, cosa alla quale dice di si, dopo una breve resistenza.

La macchina e' una antidiluviana Mercedes diesel, che emette un puzzolente fumo nero, ma insomma, cammina ed e' comoda, per cui ci mettiamo in viaggio, mentre smette di piovere ed il cielo si schiarisce.

Prima di entrare in autostrada ci fermiamo a fare benzina ed a far controllare le gomme, e poi via... fino a circa un chilometro dopo, quando di fermiamo perche' ci accorgiamo di avere una ruota completamente sgonfia.

Tre donne sole, ferme in una autostrada marocchina.

Comincia una girandola di telefonate e di personaggi, che si fermano per darci una mano, ma che se ne vanno poco dopo senza aver fatto niente, ivi compreso il servizio di soccorso autostradale. Difficile da capire e da spiegare. Finalmente, dopo un bel po' di tempo, arriva il marito di Doha - e' furibondo, mi dice lei con un sussurro. In realta' non lo sembra affatto, e' un giovane uomo gentile dal bel sorriso aperto.

Insieme a due meccanici, smonta la gomma e ritorna indietro. Fausta decide di andare con loro, io invece rimango per fare compagnia a Doha.

Chiacchieriamo del piu' e del meno, poi lei - mi chiede una sigaretta. Non riesco a nascondere il mio stupore e lei mi spiega che una donna velata non puo' fumare, ma che lei lo fa sempre quando e' in casa o all'estero (dove suo marito va spesso per lavoro). Li', sull'autostrada semi deserta, non c'e' nessuno che possa vederla, e cosi'...

Prendo coraggio e le chiedo perche' porti il velo. La risposta e' tanto semplice quanto stupefacente: perche' se non lo avessi non mi rispetterebbero. Settat e' una piccola citta' ed io sono una donna sposata con figli, con un lavoro di responsabilita'. Preferisco mettermelo, per evitare problemi e discussioni. Ma quando sono fuori me lo tolgo, sai?

Ah.

Poi, inopinatamente, dal cruscotto della macchina tira fuori un pacchetto di foto, sue, del marito e della loro bimba in occasioni di festa: la sua voglia di farmi vedere che anche loro fanno una bella vita, che non e' tutto macchine vecchie e puzzolenti che si fermano sull'autostrada, ha la meglio sulla prudenza. Perche' non posso fare a meno di chiedermi che ci facciano le sue foto in una macchina che abbiamo affittato...

Ma non esprimo i miei dubbi ad alta voce, perche' mi sembra di cominciare a capire cosa sia successo.

Finalmente torna il marito con la gomma aggiustata, che viene rimessa al suo posto, di modo che finalmente possiamo ripartire. Doha continua a scusarsi per l'accaduto e mi restituisce i soldi che le avevo dato per la benzina, anche se io non vorrei assolutamente, ma e' impossibile rifiutare. Cosi' come e' impossibile dire di no al suo invito ad andare a casa sua per un te' marocchino (il dolcissimo te' alla menta che qui servono continuamente). Passiamo prima a prendere Razan, la sua bellissima bambina di due anni e mezzo, un vero spasso. Arriviamo all'appartamento, che mi dice con orgoglio essere loro. Si allontana per fare il te' e poi torna - senza il velo.

Quasi non la riconosco. Sembra una bambina.

Continua a scusarsi per l'accaduto, ed io continuo a rassicurarla, che non e' stata certo colpa sua, che sono cose che succedono. Ma non c'e' verso , mi sommerge di nuove proposte per farsi perdonare di cio' che non ha commesso. Alla fine, senza che io possa rifiutare, mi regala due stampe egiziane e dei dolci, per Fausta e per me. Poi mi vuole riaccompagnare in albergo. Si rimette il velo, scendiamo per riprendere la macchina, che e' sempre la Mercedes presunta in affitto. Lei sale, mette in moto - e la macchina non parte.

Doha chiude gli occhi, praticamente si accascia sul volante. E' veramente troppo. Poi tira un grande respiro, riprova, e finalmente la macchina va.

Mi siedo vicino a lei e le dico: sai, conosco bene questi problemi, Daniele ed io non abbiamo mai avuto una macchina nuova, non abbiamo mai potuto permettercela. Lei mi guarda, ma non dice nulla.

Io credo che il marito non volesse che lei ci accompagnasse, ma poi, per le sue insistenze, abbia accettato, ma solo se da questa storia ci fosse stato da guadagnarci un po'. Lei ha resistito, ma poi, essendosi convinta che era l'unico modo, abbia acconsentito a dire che dovevamo affittare una macchina, mentre la Mercedes nera era la loro, quel vecchio scassone puzzolente. Voleva stupirci - con la sua liberta' di andare a Casa' con le nuove amiche straniere, con la macchina in affitto... ma tutto e' sembrato andare storto.

Invece no. Perche' adesso lo so: i capelli di Doha sono folti, neri e tagliati corti.