Comune fossa
luce a fiotti
torrenziale più della pioggia
battente sul bianco calcinato delle ossa
là dove resta la ferita non suturata
lo squarcio anonimo del dolore
inferto/subito ognuno vittima/carnefice
della sua umanità, solo sulla soglia
cieca del non esistere, non essere
non volere, non dolere. Mai.
ricorda sempre
i sorrisi lenti come crepuscoli estivi
tinti del rosso sangue delle labbra,
le gonne che s'aprono come corolle
sul lungo pistillo delle gambe,
il ritmo affannoso dell'amore
quando stringe la vita e la carne.
solo questo esiste, solo questo vale:
il resto è inganno, perdizione, ombra.
precedente: La morte dei poeti
successivo: Maggio 2011