Cartoline da Vienna

1

Non ti dirò del sole che piega

per una strada diversa

e disegna un percorso che non conosco

né dell’assenza

che è un rapido addensarsi di nubi

cirri dai cupi contorni di pioggia

Ti racconterò del caffè pieno di gente

e della musica in quella chiesa

e del sorriso della bambina al suo cane

della passeggiata sul Graben

e delle storie nelle strade

di come ogni luogo ormai s’assomigli

ma ci si perda lo stesso

2

La signora giapponese

vestita armani e calzata inglese

pela con le unghie laccate da smalto francese

l’uva cilena nel bestwestern viennese

I semi pero’

li sputa con precisione

disegnando parabole orgogliosamente nipponiche

: ogni sputo un centro

nel tovagliolo piegato con l’origami

Il signore tedesco

la guarda con ammirazione

ché lui di precisione se ne intende

finalmente capisce perché erano alleati

ma lui è ormai compeltamente de-semizzato

e inghiotte tutto, senza sussultare

E mentre chiacchiero in inglese

con un simpatico portoghese

penso (in italiano)

che il mondo è davvero uno strano paese.

3

Lasciamo stare

Che anche qui come ovunque

Il selciato è intriso di sangue e dolore

Mal lavato dalla pioggia

Appena assopito sotto la neve

Pronto a brillare insieme agli ori

Al sole della primavera

E se percorro una strada

Che si chiama blutgasse

Ci sarà un motivo per questo

[nome crudele

E dove vuoi che sia altrimenti?

Non c’è altrove per l’uomo

Solo il brutale qui ed ora

Il brusco memento della ferocia

E d’altronde c’è anche la musica, senti?

Tanta, e così bella…

Forse è un modo per chiedere perdono

Al proprio essere

:

Creare bellezza

Pretendendo una natura divina