«E come te le spieghi questa cosa?». Mia madre guarda mio padre con aria di sfida, in attesa di una risposta. «Non me la spiego», replica lui. «Sono quelli che fanno ricorso a magie, miracoli ed interventi divini che pretendono di spiegare tutto. Io ammetto che ci sono cose inspiegabili. Forse un giorno riusciremo a capirle».
La "cosa inspiegabile" era successa a mamma al tempo della Seconda Guerra Mondiale. Lei viveva a Roma, al quartiere Prenestino, una delle zone colpite dai bombardamenti, nonostante i quali però - e questa per me e' una cosa veramente inspiegabile - la vita procedeva, se procedeva, in modo apparentemente normale.
Mamma sta quindi andando a spasso con la sua amica del cuore, di cui purtroppo non ricordo il nome, quando suona l'allarme antiaereo.
Tutti corrono per raggiungere il rifugio più vicino, anche mamma e la sua amica. Entrano dentro e c'è la solita folla di gente, bambini che si rincorrono, madri che li sgridano, qualcuno che prega sommessamente, altri che si fanno i fatti loro.
Ma c'è anche qualcos'altro, che mia madre, e solo lei, percepisce: una presenza inafferrabile, opprimente. Il cuore comincia a batterle furiosamente, rumorosamente, e non sente più niente, non capisce più niente, se non che deve uscire di lì.
«Andiamo via, andiamo via», grida. «Ma sei pazza?», le risponde la sua amica. «Stanno bombardando, dove vuoi che andiamo?». «Fuori di qui, andiamo fuori di qui. Presto, presto...». Era tale la sua furia - «sembravo un'invasata», ci raccontò - che la sua amica non riuscì a trattenerla, addirittura non riuscì ad impedire che la trascinasse fuori dal rifugio. Corsero muro muro, fino a che non raggiunsero un altro ricovero e lì si fermarono, mentre mia madre si calmava piano piano.
Poi suonò la sirena del cessato allarme ed uscirono. «Ma che ti è preso? Sei proprio pazza!», disse l'amica alla mia mamma, mentre tornavano indietro. «Non lo so, so solo che non potevo restare lì».
E poi arrivarono "lì", al rifugio che mia madre aveva voluto abbandonare. Il palazzo sovrastante era stato colpito da una bomba, crollando come un castello di carte. Tutti quelli nel rifugio erano rimasti seppelliti, la stragrande maggioranza erano morti.
«Capisci, quasi tutti morti. Tutti quei bambini e quelle donne e quegli uomini... Ed io lo sentivo che sarebbe successo qualcosa, ma se glielo avessi detto non mi avrebbero creduta. Capisci? E come te la spieghi questa cosa?».
Io, che ascoltavo il racconto, e la risposta perfetta di mio padre, ancora oggi mi chiedo se la cosa inspiegabile sia che lei avesse sentito che sarebbe successo qualcosa, o che non l'avrebbero creduta.