Arrivò al parco di buonora, come sempre, ma la "sua" panchina era occupata. La faccenda non era da poco, rischiava di rovinare quella che si era presentata come una bellissima giornata. Cielo azzurro, sole, ma niente afa: finalmente portare giù Nanà per la solita passeggiata, tornava ad essere un piacere. Era passato all'edicola a prendere il giornale e poi via, verso l'area giochi dei cani, dove a quell'ora non c'era mai nessuno. In genere, sarebbe opportuno aggiungere. Stavolta, non era così.
Vabbè, non avrebbe lasciato che il suo rituale mattutino fosse guastato da uno sconosciuto. Si diresse a passo militare verso la sua "panchina" trascinandosi dietro una stranamente recalcitrante cagnolina. Nanà puntava i piedi e addirittura ringhiava, cosa che non aveva mai fatto prima. La richiamò con un comando secco, come le avevano detto che doveva fare, e come al solito non funzionò. Allora sganciò il guinzaglio e la lasciò andare dove voleva. Nanà si allontanò di corsa, mettendosi poi seduta a guardarlo, nella posizione della Sfinge, e continuando a ringhiare.
Alzò le spalle di fronte al mistero canino e si sedette. Spiegò il giornale esibendo indifferenza per la persona seduta lì vicino. Se avesse allungato una mano avrebbe potuto toccarla, ma non ne aveva nessuna intenzione. Di età e sesso indefinibile, imbacuccato in una tuta con cappuccio, non aveva certo un'aria rassicurante. Non poteva esimersi ogni tanto dal lanciare uno sguardo nella sua direzione, mentre quello se ne stava immobile, fermo. Ecco, a dire il vero era proprio la sua immobilità l'aspetto più inquietante della faccenda. Lo colpì l'idea di poter essere seduto vicino a un cadavere, un poveraccio morto durante l'ennesima notte passata su una panchina in un parco.
Aveva sempre letto con sdegno quei resoconti sui senza tetto trovati morti nell'indifferenza dei passanti. Ed ora che faceva? Esattamente quello che aveva tanto deprecato! Così, fingendo una disinvoltura che non provava, ripiegò il giornale e disse: «Splendida giornata oggi, eh?» Il vicino non mosse un muscolo, confermando la sua impressione. «Senta, ma sta bene?», chiese allora con voce esitante. Niente.
Allora, vincendo l'istintiva repulsione che provava, fece quello che aveva giurato di non fare e allungò la mano per toccarlo. Con orrore, vide il suo avambraccio artigliato da quell'essere. Poi ebbe appena il tempo di percepire un baluginio di denti che miravano al suo collo...
«Ma come si fa ad abbandonare così un cagnolino? Maledetta estate, ogni giorno ne troviamo uno!» La volontaria cinofila si diresse verso il cucciolo, che pareva terrorizzato e guaiva da spezzare il cuore. «Lo credo bene,» pensò la donna, «povera bestiolina, lasciata da sola in questo posto deserto...»