Com’era la casa dove hai trascorso l’infanzia? Puoi descrivermi sia la casa che i dintorni in modo che possa farmene un’idea?
Sono cresciuta in una cittadina del sud degli Stati Uniti in una casa a un piano di mattoni rossi con il tetto di tegole marrone. Nel giardino davanti c’erano degli alberelli e una palma, sul retro un noce gigantesco e un deposito di attrezzi. Avevamo anche un piccolo orto e un garage di legno bianco.
Raccontami un momento particolarmente imbarazzante per te, per un amico o per un parente.
Quando sono arrivata, al ritorno delle vacanze, al parcheggio dell’aeroporto dove avevo lasciato la macchina, non ho più trovato le chiavi. Le ho cercate inutilmente sia nella borsa che nella valigia e poi ho preso un taxi e mi sono fatta aprire dal portinaio - il quale si è seccato, così ho dovuto inventarmi sul momento una scusa plausibile.
In casa ho cercato, senza successo, un mazzo di chiavi di riserva e solo quando ho finito di svuotare la borsa ho notato una tasca interna chiusa con la cerniera a lampo, di cui mi ero completamente dimenticata. Ovviamente le chiavi erano lì dentro. Imbarazzata, ho chiesto ad un amico di portarmi all’aeroporto a riprendere la mia macchina, ma era troppo occupato e così ho dovuto prendere un altro taxi.
Qual è secondo te l’aspetto più significativo del tuo lavoro? Perché? Nel corso degli anni hai cambiato idea?
Sono un’insegnante di lingue e mi gratifica molto occuparmi di formazione, soprattutto perché credo nell’efficacia delle interazioni personali nel promuovere la crescita e lo sviluppo. Da giovane mi piacevano le scienze, ma durante un programma di studio all’estero ho cominciato ad interessarmi alle lingue straniere e al loro apprendimento. E’ stato l’aprirsi di un mondo che mi era sempre sembrato lontanissimo, mi sono sentita come un’astronauta che esplora le popolazioni che vivono dall’altra parte dell’universo! All’inizio ritenevo l’insegnamento delle lingue semplicemente un modo per facilitare la comprensione e la comunicazione fra gli individui, ora ne capisco pienamente l’importanza nel veicolare le culture ed il ruolo cruciale nella creazione di quella società globale che tutti sappiamo essere alle porte. Le macchine possono aiutarci a tradurre vacaboli isolati o frasi semplici, e sono certa che diventeranno sempre più precise nello svolgere questa funzione, tuttavia ritengo che solo gli esseri umani sapranno continuare a conferire spessore semantico alle nostre idee, contestualizzandole e ponendole in dialogo con le altre produzioni culturali.