CRISTO RE
(Gv.18, 33-37)
A nessun osservatore per quanto superficiale può sfuggire l'alto significato del rito con cui la Chiesa, nella vigilia del S. Natale, annunzia al mondo l'avvenimento che domina i secoli, la nascita di Cristo. L'Ebdomadario, in piviale, accompagnato dagli accoliti, dopo aver incensato il sacro libro, canta solennemente il grande annunzio. Egli enuncia le date principali della storia, dal principio del mondo fino alla nascita di Cristo, facendo passare dinanzi ai nostri sguardi tutta la lunga serie dei secoli e delle generazioni che hanno preceduto quel momento divino, determinato ab aeterno da Dio, quasi per farci intendere che tutti quei secoli e tutte quelle generazioni erano protesi con tutta l’anima verso quel momento. L'Incarnazione del Verbo, infatti, non è no - come si potrebbe credere un episodio, sia pure di capitale importanza, della storia del mondo, ma è il centro luminoso di tutto ciò che è esistito e che esisterà fuori di Dio
Il Verbo Incarnato ha un primato universale su tutto, è il Re uni versale di tutto. Egli è infatti il centro di tutta la creazione, il centro di tutta la storia, il centro di tutta la liturgia. Conseguentemente dev’essere anche il centro di tutta la nostra vita, il dominatore supremo, il vero Re delle menti e dei cuori.
Cristo centro di tutta la creazione.
Gesù, innanzitutto, è il centro della creazione, ossia, di tutte le cose create.
Per ben comprendere questa capitale asserzione, è necessario sollevare lo sguardo dell'anima e spingerlo alto e lontano. Risaliamo dunque a ritroso, con la mente, il lungo corso dei secoli; sorvoliamo la creazione stessa degli esseri, e arrestiamoci col pensiero nella eternità!
Disse bene Lacordaire: “Dio è amore, e l'amore non è mai solitario”
Dio, oceano infinito di luce, di amore, di letizia; Dio, fonte perenne di vita, ha diffuso necessariamente dentro di sé (ad intra) la sua infinita bontà con la processione delle divine Persone, dalla quale processione risulta una gloria infinita. In se stesso e per se stesso, senza bisogno di alcun’altra cosa, Egli è infinitamente beato.
Ciò nonostante, dopo aver diffuso necessariamente dentro di sé (ad intra) la sua infinita bontà, Egli liberamente, da tutta l'eternità, decide di diffonderla anche fuori di sé (ad extra), in determinato modo e misura, ossia, in determinata qualità e quantità, per ritrarne una gloria anche estrinseca, ragione suprema di tutte le opere di Dio. Contemplando dunque, secondo il nostro modo di intendere con semplice scienza tutti i piani ossia tutti gli ordini possibili (per compiere una tale diffusione), Iddio vede che l'ordine ossia il piano presente (il quale include Cristo, la Vergine, gli Angeli, gli uomini, le cose animate ed inanimate, la permissione del peccato, la redenzione ecc.) corrisponde perfettamente alla sua divina intenzione di comunicare alle creature non soltanto i beni di natura, di grazia e di gloria, ma anche il bene supremo del suo essere sostanziale e personale per mezzo dell'Incarnazione del Verbo, in modo che da tutta la creazione, per mezzo dell'Uomo-Dio, Egli possa ritrarre una gloria estrinseca infinita, veramente degna della sua divina maestà.
A questa semplice visione panoramica di tutto l'ordine presente (con tutte le cose e gli avvenimenti in esso rinchiusi) ossia - per usare la terminologia scolastica a questa sua scienza di semplice intelligenza, Iddio aggiunge l'impero della sua volontà, scegliendo unicamente, da tutta l'eternità, l'ordine presente, ed attuandolo nel tempo.
Ma la figura dominatrice di tutto questo piano grandioso, scelto ab eterno da Dio, fra tanti altri piani possibili, è precisamente Cristo, il Verbo incarnato. Egli è il grande, divino magnete che attrae tutto irresistibilmente a Se stesso. Egli è il principio e la fine, l'alfa e l'omega di tutto ciò che è esistito, che esiste e che esisterà fuori di Dio, poiché tutto è stato creato per Lui e per la sua gloria. Egli è la causa finale di tutte le cose create, la loro vera ragione di esistere. E tutte le cose create esistono in grazia di Lui, sono come il suo regale corteo. Tutta la tradizione cristiana, infatti, ci insegna net modo più chiaro e solenne il primato assoluto ed universale di Cristo su tutte le cose create. E con ragione. Poiché Cristo è l'Uomo-Dio. Conseguentemente, Egli, per diritto naturale, inderogabile, è il capo supremo ed assoluto di tutte le creature, visibili ed invisibili, come proclama apertamente l'Apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi (1. 13-20). Ciò che è meno nobile è sempre ordinato a ciò che è più nobile: così i minerali - che tengono l’ultimo posto nella scala degli esseri - sono ordinati ai vegetali; i vegetali agli animali, gli animali all'uomo, l'uomo all'Uomo-Dio, Gesù Cristo. « Omnia enim vestra sunt, vos autem Christi, Christus autem Dei » (Cor. 3, 22-23).
Egli è veramente e non può non esserlo il centro luminoso di tutte le cose create. Egli è stato costituito erede di tutte le cose : « Quem costituit heredem universorum » (Ebr. 1,2).
Cristo centro della storia.
Ma la radiosa figura del Verbo Incarnato ci appare anche, conseguentemente, come il centro di tutta la storia.. « Come la natura rivela Dio - scrisse il Fornari - così la storia del genere umano rivela Cristo ».
La storia, infatti, non è altro che l'attuazione, nel tempo, di quel piano stabilito eternamente da Dio, in tutti i suoi minuti particolari, salva sempre la libertà degli uomini (cause seconde), sotto l'efficace ed infallibile mozione di Dio (causa prima). E' ben lungi, perciò, dall’essere come vorrebbero i pessimisti alla Schopenauer - un immenso manicomio agitato e sconvolto da quei dementi che passano sotto il nome di uomini. No, nulla avviene a caso rispetto a Dio causa prima. Il caso esiste soltanto rispetto a noi, cause seconde. Tutto, quindi, si svolge ordinatamente secondo l'unico ed infallibile piano stabilito ab aeterno da Dio. Gli individui ed i popoli si agitano - direbbe il Fénelon ma Dio li conduce. Egli è come l'architetto che muove e conduce ordinatamente operai e sassi a costruire l'edifico secondo il disegno che preesiste nella sua mente.
Orbene, tutti gli avvenimenti della storia sono ordinati, direttamente indirettamente, a Cristo ed alla sua gloria, di modo che Egli è veramente il centro di tutta la storia, il grande dominatore dei secoli.
Di questo sovrano dominio di Cristo, è eloquente conferma la storia di tutti i tempi e di tutti i luoghi, sia prima che dopo la venuta di Cristo. Nella vasta e ricchissima biblioteca della storia universale, in cui vi sono, si può dire, tanti volumi quanti sono i popoli, anzi, quanti sono gli individui che hanno riempito le varie età del mondo, Cristo appare dominatore sovrano. Basta percorrere un istante la storia del popolo ebreo è tutta pervasa dall'idea messianica. Basta aprire soltanto la Bibbia in cui una tale storia è consegnata. Cristo, indiscutibilmente, ne è il centro. La Bibbia è il libro del Messia, il libro del Cristo. Verso questa idea centrale convergono tutte le altre idee periferiche della Bibbia, e da essa vengono ridotte a meravigliosa unità ed armonia.
"A Gesù Cristo - ha scritto brillantemente Pascal - guardano i due Testamenti. L'Antico Testamento guarda a Cristo come a persona attesa; il Nuovo Testamento guarda a Cristo come a modello; tutti e due guardano a Lui come a loro centro.».
« Scrutate le Scritture! - diceva Gesù ai Farisei increduli - sono esse che mi rendono testimonianza» (Gv. 5, 39). « E' necessario che si adempia tutto ciò che è stato scritto di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi » (Lc. 24, 44). Questa medesima cosa l'han proclamata altamente, dopo Cristo, gli Apostoli. « Tutti i profeti che hanno parlato - diceva S. Pietro da Samuele in giù, hanno annunziate questi giorni », ossia l'età messianica (Atti 2, 16-21). E l’Apostolo delle genti asseriva esplicitamente che « fine della legge è Cristo » (Romani, 10, 4); e perciò all'apparire di Cristo si ha «la pienezza del tempo » (Gal. 4, 4); e logicamente conclude: « Cristo ieri, oggi, e nei secoli » (Ebr., 13, 8). Agli Apostoli fa eco tutta la tradizione patristica. E' S. Ambrogio che scrive : « Bevi la coppa sia del Vecchio che del Nuovo, Testamento, poiché nell'una e nell'altra è Cristo che tu bevi » (Is., Ps. n. 33). E' S. Agostino il quale ci dice che « quasi ogni pagina della Scrittura non parla d'altro che di Cristo e della sua Chiesa » (Serm. 46; P. L., 38, 289). Cristo, in una parola, è come l'anima di tutta la Bibbia e di tutta la storia del popolo ebreo.
Ma una si chiara, perenne ed ardente aspirazione verso un mediatore universale, verso un restauratore disceso dal cielo per ricondurre l'umanità al suo principio, da cui si era distaccata, non è propria soltanto del popolo ebreo. Essa si estende a tutti i popoli della terra e specialmente ai due popoli, alle due città più civili: Atene e Roma; Atene, sintesi del pensiero e della bellezza; e Roma, sintesi dell'azione e della forza. (Cfr. LE CAMUS, La vita di Cristo, vol. I, pag. 7).
Del resto, le antiche civiltà, sviluppando i vari valori umani, han prodotto l'arte, la letteratura, la filosofia: cose tutte che sarebbero state elevate, sublimate da Cristo. Le varie civiltà, inconsapevolmente, lavoravano per Cristo: erano come gli operai del dominatore dei secoli.
Queste civiltà, non v'è dubbio, si trovarono cadute negli eccessi dei vizi e della idolatria. « Gli stessi eccessi, però - osserva giustamente Mons. Olgiati - erano un grido implicito a Cristo che avrebbe sollevato l'umanità caduta tanto in basso la stessa idolatria è un'espressione di disperato desiderio del divino » (Il Sillabario del Cristianesimo, p. 119).
Tutto questo prima ancora della venuta di Cristo. Dopo la sua venuta, la radiosa figura di Cristo brilla dominatrice nei secoli, nel modo più sfolgorante, nonostante gli uragani delle persecuzioni scatenatesi di tempo in tempo contro di Lui e contro l'opera sua. Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera sovrano su tutto e su tutti.
La sua nascita stessa segna l'inizio dell'era cristiana, che è poi l’era universale. Tutte le opere del genio portano l'impronta di Cristo.
Qualsiasi tentativo per detronizzare il Re dei secoli, Cristo, è ineluttabilmente destinato a fallire. Le rovine stesse che questi disperati tentativi hanno accumulato e vanno tuttora accumulando sopra la faccia della terra, costituiscono la più sfolgorante apologia della regalità universale di Cristo.
Nessuno può fare a meno di Lui, o per adorarlo o per combatterlo, o per amarlo o per odiarlo. Egli non è e non può rimanere un essere indifferente per nessuno. Anche gli avversari, quindi, senza volerlo, riconoscono, combattendola, la sua singolare, vertiginosa grandezza, diventano inconsci strumenti della sua gloria.
Cristo, centro del culto cattolico.
Centro luminoso della creazione, centro luminoso della storia, Cristo è anche il centro luminoso di tutto il culto cattolico, ossia, di tutta la liturgia.
Tutto l'anno liturgico, infatti, nel suo mirabile svolgimento, è imperniato su Cristo, o meglio, sopra due date che sono le più grandi date della storia: Natale e Pasqua. Natale, ossia, commemorazione della nascita di N. S. Gesù Cristo: Pasqua, commemorazione della Passione, morte e resurrezione di Cristo. Le feste della Vergine SS., degli Angeline dei Santi - trofei e reale corteo di Cristo Re - non sono altro che raggi riflessi delle feste di Cristo, luminosi satelliti che si aggirano intorno all'astro maggiore.
Ciascuna delle due date (Natale e Pasqua) sulle quali si impernia tutto l'anno liturgico, si divide in tre periodi: preparazione, celebrazione e prolungamento. La preparazione al Natale è costituita dall'Avvento; la sua celebrazione è costituita dai giorni che decorrono dal Natale all 'Epifania; e il prolungamento da quelli che decorrono dall'Epifania alla settuagesima.
Il tempo di preparazione alla Pasqua è costituito, remotamente dal tempo di settuagesima, prossimamente dalla quaresima, e immediatamente dal tempo della Passione. Le celebrazione è costituita dal tempo che decorre tra la Pasqua e la Pentecoste; mentre il prolungamento è costituito da quello che decorre tra la Pentecoste e l'inizio dell’Avvento. Il perno dunque, intorno al quale gira tutto l'anno liturgico, è Cristo. Egli è veramente il centro del culto cattolico.
Una conseguenza pratica.
Se Cristo è il centro luminoso della creazione, della storia, della liturgia, ne segue che Egli dev'essere anche il centro luminoso. il Re supremo dí tutta la nostra vita, ossia, della mente, del cuore, e di tutta l'attività della mente e del cuore, in modo che ciascuno di noi possa veracemente ripetere con l'Apostolo : « Mihi vivere Christus est »: La mia vita è Cristo! E' necessario, è indispensabile un Cristocentrismo perfetto.
Si! Cristo dev'essere il centro della nostra mente, ossia centro dei nostri pensieri, la persona, l'oggetto che maggiormente deve attrarre a se la nostra devota attenzione. Egli dev'essere il pensiero dominante della nostra vita.
Cristo dev'essere il centro del nostro cuore, ossia centro dei nostri affetti, la persona, l'oggetto da noi maggiormente amato. Egli dev'essere l'affetto dominante della nostra esistenza.
Cristo dev'essere, infine, il centro di tutta la nostra attività, la quale deve essere tutta ordinata a Lui ed alla sua maggior gloria.
Tutto l'essere nostro, mente, cuore, attività, deve gridare incessantemente, entusiasticamente: Viva il Re dei Re, Gesù Cristo!
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 197-202)
Cristo Re