melia di Pasqua di Risurrezione - Anno A
La Resurrezione di Gesù: mistero centrale della nostra fede e della nostra vita.
« Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Esultiamo insieme, alleluia » (Salmo resp.). È il giorno più gaudioso dell'anno perché « il Signore della vita era morto; ora è vivo e trionfa » (Sequenza) ed è il giorno in cui dobbiamo professare e testimoniare la fede nella resurrezione del Signore, la sua Pasqua (=passaggio), dalla morte alla vita, vivendo da risorti.
«La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo» ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC, 63). Nella risurrezione viene confermata la divinità del Signore Gesù: vero Dio e vero uomo. Essa è l'evento che illumina tutta la sua esistenza, la quale, umanamente, ha l'aspetto del fallimento, della sconfitta (la morte in croce). Ma è proprio in quell'essere annientato che si è verificato, paradossalmente, lo sviluppo umano in pienezza, perché esso è il risultato della «personalissima» missione di Gesù di Nazareth, voluta da Dio. Gesù è il Signore della vita
E Gesù risorgendo da morte, vincendo la morte, ha mostrato la verità sull’uomo: la morte non è la fine di tutto, ma l’inizio della vera vita, quella eterna; una vita la cui essenza è la partecipazione alla sua divinità.
La risurrezione di Cristo ci richiama anche alla nostra risurrezione spirituale. Eravamo una umanità infelice, precipitata negli abissi dei peccati, esclusi per sempre dal Regno di Dio, senza alcuna prospettiva di felicità eterna. La Risurrezione di Gesù ha vinto la morte e ha aperto agli uomini le frontiere della vita divina e immortale, a riaperto le porte del paradiso.
Nelle letture di oggi abbiamo sentito la centralità della risurrezione. Nel suo discorso, Pietro proclama che gli è stato raccomandato di annunciare e predicare la risurrezione di Cristo. Gli Apostoli sono i testimoni che hanno visto il risorto, hanno mangiato e bevuto con lui. Essi hanno ricevuto l'incarico di predicare che Cristo risuscitato è stato costituito giudice dei vivi e dei morti. San Paolo sottolinea, in modo speciale, che la risurrezione del Signore instaura una nuova vita nei battezzati. II cristiano è colui che è morto con Cristo, e che con lui è risuscitato ad una vita nuova. La fede nella risurrezione è la roccia salda per San Paolo, il fondamento su cui poggia tutto il suo dinamismo apostolico. Il Vangelo ci mostra Pietro e Giovanni che, entrando nel sepolcro, «vedono e credono». II sepolcro vuoto è per loro l'inizio di una riflessione e maturazione interiore che li conduce alla fede nel Cristo risuscitato.
La comunità cristiana dei primi tempi visse questa verità come il centro della propria esistenza. Tutte le loro certezze, la loro carità nota a tutti, la loro serenità davanti al martirio, il loro amore per l'Eucaristia, tutto si riferiva in definitiva al mistero pasquale di Cristo, alla sua morte e risurrezione. «Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede», argomenta San Paolo. Come le prime comunità cristiane vivevano nella fede della risurrezione del Signore, così pure i cristiani di oggi sono chiamati a vivere più a fondo nelle loro vite questo mistero. «Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù».
La necessità di occuparsi delle realtà terrene, non deve impedire ai «risorti con Cristo» di avere il cuore rivolto alle realtà eterne, le uniche definitive. La tentazione a sistemarsi quaggiù come se questa fosse l'unica patria, è sempre in agguato. La risurrezione del Signore è un potente richiamo; essa ricorda ai credenti che sono sempre degli accampati, dei viaggiatori in cammino verso la patria eterna. Lo avevano ben capito i santi, che abbandonando tutte le lusinghe di questo mondo, vivevano già nella prospettiva dell'eternità: vivevano per Dio, con Dio e in Dio, vivendo da risorti.
Cristo è risorto per trascinare tutti gli uomini nella sua risurrezione e condurli là, dove egli vive in eterno, fino a farli partecipi della sua gloria.
Vivere con Gesù risorto.
La risurrezione, inoltre, è garanzia non soltanto di futura risurrezione della nostra umanità nella vita eterna, ma anche della presenza di Cristo in mezzo a noi. E’ questo l’aspetto più ineffabile che ci riguarda intimamente. Gesù risorto è presente nella Chiesa, nei Sacramenti e vive nelle nostre anime con la sua grazia divina. Questa è la gioia che la Pasqua ci porta: la certezza che non siamo soli, ma Cristo è in mezzo a noi per salvarci! I Sacramenti: il Battesimo (rinascita); la confessione (si risorge); nell’Eucarestia, nella S. Messa, nella comunione.
E la Pasqua invita tutti i fedeli a risorgere con Cristo, di stare col Risorto, a passare dalla morte del peccato, alla vita di grazia. Questa è la vera Pasqua. Per questo la Chiesa, proprio nel periodo pasquale, che dura fino a Pentecoste, ci raccomanda il precetto pasquale, cioè l’obbligo della confessione e comunione pasquale. Per questo ci raccomanda la partecipazione alla S. Messa domenicale, che è proprio la Pasqua settimanale, della Risurrezione del Signore.
La Pasqua ci invita a mensa con Cristo risorto, mensa in cui egli stesso è cibo e bevanda. « Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato; facciamo festa nel Signore » Il versetto è ricavato dalla prima lettera ai Corinti, nella quale S. Paolo rifacendosi al rito che prescriveva di mangiare l'agnello pasquale con pane azzimo - senza lievito - esorta i cristiani a eliminare ogni « lievito vecchio... di malizia e di perversità », per celebrare la pasqua con «azzimi di purezza e di verità » (1 Cr 5, 7-8). Alla mensa di Cristo, vero Agnello immolato per la salvezza degli uomini, è necessario accostarsi con cuore mondo da ogni peccato, con cuore rinnovato nella purezza e nella verità; in altre parole, con cuore da risorti. Così, con la confessione e la comunione, con una vita di vera conversione, cambiamento di vita, realmente festeggeremo la Pasqua. Così realmente sarà Pasqua in noi. Così veramente ci sarà la vera gioia e la Pasqua non sarà una festa pagana.
Con Maria
E in questa giorno santissimo insieme a Gesù risorto, non possiamo non pensare alla sua Mamma e alla nostra Mamma Maria, la Madonna.
E secondo un'antica tradizione della Chiesa si riporta che il primo incontro dopo la Risurrezione Gesù lo ebbe con sua Madre, e a tu per tu. Ella che aveva aspettato e pregato con fede, a differenza delle altre pie donne e discepoli.
Non sappiamo in quale modo ebbe luogo l'apparizione di Gesù a sua Madre, sappiamo sicuramente che la Vergine, dopo il grande dolore, si riempì di gioia, di grande gioia; una gioia che si estende a noi e al mondo intero. Ed Ella è la causa di questa grande gioia: infatti Ella che con i suoi meriti e la sua impetrazione affrettò la discesa del Verbo Eterno sulla terra, e ci donò il Redentore: poi l’inizio della sua missione pubblica e quindi della sua immolazione, con l’offerta del suo Gesù; infine la sua intensa preghiera, il suo immenso dolore e desolazione, sollecitò efficacemente la gloriosa risurrezione di Gesù Redentore, che ridona la vita.
Anche noi ci uniamo a questa immensa gioia, accogliamo questa gioia, soprattutto con la recita del Regina Coeli, che sostituisce l'Angelus nel tempo pasquale, e risuscitando a vita nuova dal peccato e dalle nostre miserie e imperfezioni. Siamo sempre uniti a Gesù a Maria pregando e cantando quindi: «Regina del cielo, rallegrati, alleluia: perché colui che ti fu dato di portare nel seno, alleluia, è risorto, come disse, alleluia. Prega Dio per noi, alleluia. Godi e rallegrati, Vergine Maria, alleluia, perché il Signore è veramente risorto, alleluia».