DOMENICA IV DOPO L'EPIFANIA
La tempesta sedata.
(Mt 7, 23-27).
Le tempeste della Chiesa.
La barchetta sbattuta e minacciata dalle onde, salvata poi da Gesù, simboleggia vivamente due cose: la Chiesa e l'anima durante la vita presente.
Simboleggia innanzitutto la Chiesa, Salpata venti secoli fa da Cafarnao, e diretta la prua verso i lidi dell eternità, di tanto in tanto, nel secoli, è stata offesa e minacciata dalla tempesta delle persecuzioni durante le quali sembrava che Gesù dormisse, ma in realtà vegliava.
La prima tempesta fu sollevata nel primo secolo, contro la Chiesa appena nata, da parte dei Giudei i quali, dopo aver ucciso il suo fondatore, tentarono di abbattere l'opera sua... Ma invano. Gesti si sveglia, e si fa calma.
Una seconda, più furiosa tempesta, durata tre secoli, fu suscitata dagli Imperatori Romani. Ma alla fine Gesù si sveglia, ed ecco Giuliano l'apostata, moribondo, lanciando verso il cielo un pugno di sangue si sente costretto a riconoscere la vittoria di Cristo, gridando: « Hai vinto, o Galileo!... ».
Nel secolo VII, la tremenda valanga dell'Islamismo tenta di travolgere la Chiesa di Cristo in Oriente e in Occidente. Ma ecco che Gesù si sveglia e la Chiesa si salva.
Nel secolo XVI la raffica Protestante, nel secolo XVI la rivoluzione Francese sbattono atrocemente la navicella della Chiesa, tentando di affondarla. Ma invano. Gesù si sveglia e tutto si calma.
L'Angelico Pontefice Pio IX domando un giorno ad un gruppo di studenti cattolici : « Quali sono le note della vera Chiesa? ». « Beatissimo Padre, risposero, quattro: una, santa, cattolica, apostolica ». « No! - riprese il Papa - ve n'è una quinta, che di giorno in giorno diventa sempre più luminosa, ed è questa: essere perseguitata ».
Proprio cosi! E anche oggi è tanto perseguitata nel mondo la Chiesa:
« Dall'Oriente all'Occidente - diceva Pio XI - ci giungono grida di ribellione contro Gesù e la sua Chiesa ».
Sempre combattuta, mai vinta. Ecco la grande nota della vera Chiesa!
Conseguentemente le tempeste delle persecuzioni che vediamo scatenarsi contro la Chiesa ben lungi dall'indebolire la nostra fede debbono fortificarla sempre più poichè esse, con la loro inanità, ci fanno toccare con mano la divinità della Chiesa. Sulla fronte di questa invitta sposa di Cristo, sta scritto col dito divino: « Portae inferi non praevalebunt ».
Le tempeste delle anime.
La nave sbattuta dalle onde, oltre a simboleggiare la Chiesa, simboleggia anche la nostra vita terrena.
Ogni uomo è come un navigante che salpa l'oceano della vita terrena, diretto verso le sponde dell'eternità, Durante la traversata, più o meno lunga, quante burrasche vengono ad agitare la sua navicella!
Dopo i placidi giorni dell'adolescenza, piena di tranquillità e di sogni dorati, ecco le tempeste della gioventù suscitate specialmente dalle passioni (che si schierano come leoni) eccitate dal mondo e dal demonio; e poi le tempeste della virilità e della vecchiaia, sollevate specialmente dalle tribolazioni di ogni specie. Tremendamente sbattuta da queste tempeste, l'anima nostra sente di essere in pericolo di naufragare.
Che fare?... Darsi per vinti? No! Affrontarle da vincitori? Si!
Ma ricordiamoci che per vincere, il mezzo più efficace è di rivolgersi subito a Gesù e gridare con gli Apostoli: « Domine, salva nos, perimus!...», E se a volte Gesù sembra dormire e non ascoltarci, ricordiamoci che Egli non dorme, che Egli ci ascolta. Egli fa come la mamma col suo bambino. Lo lascia solo nella culla e si allontana. Il bambino si desta, gira attorno lo sguardo spaurito, e, non vedendo il viso e il sorriso materno, piange, grida... La madre, che non l'ha perduto mai di vista, che ha spiato tutti i suoi battiti, sente, ma non si avvicina, lo lascia piangere, gridare, chiamare, non già per il gusto di vederlo soffrire, ma per il gusto di vedersi cercata, chiamata, amata, vedersi ritenuta indispensabile dal suo figlioletto. Cosi fa Iddio con noi. Allorchè noi, agitati dalle tempeste delle passioni e delle tribolazioni, trepidanti per la nostra debolezza, ricorriamo a Lui, Egli a volte, per esperimentare, ravvivare la nostra fiducia in Lui, sembra non sentirci, sembra dormire. Ma non dorme. Egli veglia, ci aiuta con la sua forza e ci salva.
Anch'esse - le tempeste, le bufere della vita, superate - possono servire ad abbellire la vita.
«Il marinaio - diceva uno scrittore di cose marine non troverebbe il mare così bello, se non avesse anche la soddisfazione di vincerne la collera tremenda ».
« Signore, - disse in tono di lamento S. Caterina a Gesù, dopo essere stata tormentata per tre giorni continui dalle più orribili tentazioni - Signore, dove eravate Voi in quei brutti momenti? Perché mi avete abbandonato? - lo ero nel tuo cuore - s'intese rispondere - spettatore dei tuoi combattimenti, e ti aiutavo a vincere ».
Oh sì! nelle tempeste della vita, suscitate dalle passioni e dalle tribolazioni, rivolgiamoci con fiducia, con costanza a Dio, anche se Egli sembra che dorma. Egli gode che l'uomo senta di non poter far senza di Lui, di aver sempre bisogno di Lui.
E ci sentiremo forti della sua invitta fortezza, lieti della sua perenne letizia…
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 31 -33)
Gesù e la tempesta