PRIMA DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B
Significato dell'Avvento: la venuta di Gesù)
(Mc 13,33-37)
Oggi è la prima domenica dell'Avvento: un periodo di quattro settimane che ci prepara al Natale, a una delle maggiori feste cristiane, ed è anche l'inizio del nuovo anno liturgico. “Avvento” significa venuta e nel nostro contesto liturgico si riferisce alla venuta di Gesù Cristo su questa terra con la sua nascita (Natale) dalla Vergine Maria. Il Natale è l’evento più importante della storia dell’umanità in quanto Dio, il Verbo di Dio, si fa uomo, nasce bambino in piccola grotta di Betlemme e viene per salvarci, per redimerci. L'Avvento è l'ingresso di Dio nella storia dell'uomo, un Dio per l'uomo. Perciò, l'Avvento è tempo di attesa e di speranza che trae la sua ragione da questa certezza: il Figlio di Dio si è fatto uomo (Gv 1, 14) ed egli ci ha amato a tal punto da dare la sua vita sulla croce, per la nostra salvezza.
L'Avvento del Signore
La venuta del Signore implica tre fasi, alle quali tutti noi siamo coinvolti: la venuta nella carne, nello Spirito e nella Parusia alla fine del mondo.
Il primo Avvento del Signore, cioè la sua venuta nella carne, come abbiamo detto prima si è verificata storicamente circa duemila anni orsono con l'incarnazione del Verbo e con la nascita di Gesù a Betlemme: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14); l'eterno Figlio di Dio è divenuto l'Emmanuele, il «Dio con noi» e per noi (Mt 1, 23). Questa prima venuta, però, non è semplicemente un ricordo, una commemorazione, felice da celebrare, bensì una venuta effettiva che continua a trasformare il mondo. La liturgia ci porta a vivere il mistero della nascita nel tempo d’oggi; è il calare di Dio nella storia, con tutte le sue grazie. Se non fosse cosi, la liturgia non farebbe altro che rimetterci di fronte al passato. La Liturgia, quindi, ci fa vivere il mistero passato e lo riattualizza.
Tra il primo e il terzo Avvento di Gesù Cristo si colloca la sua seconda venuta. Essa accade ininterrottamente nel nostro presente storico e fa sì che il presente si alimenti dell'eredità e di tutti i doni del mistero di Cristo, morto e risorto, e la storia presente del mondo è un cammino tra il «già» accaduto (incarnazione, morte e risurrezione del Signore) e il «non ancora» compiuto (la Parusia o ultima venuta del Salvatore). Gesù viene continuamente nel mondo e nel cuore degli uomini poiché, essendo il Risorto, è il Vivente: è Colui che è sempre Presente in mezzo a noi: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20); «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (28, 20). La celebrazione dell'Eucaristia, i sacramenti, la preghiera sono tra i momenti privilegiati per sperimentare questa presenza del Cristo vivente in mezzo a noi.
L'Avvento è anche «profezia»: è sguardo di fede all'avvenire, ci proietta verso il futuro, nell’ attesa dell’ultima venuta di Gesù Cristo nella Parusia: alla fine dei tempi il Cristo verrà nella figura gloriosa del Figlio dell'uomo (Mt 25, 3 1), quale Re dell'universo e Giudice dei vivi e dei morti, dei buoni e dei cattivi. Allora «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Gesù «consegnerà il regno a Dio Padre» (1 Cor 15, 24). In quel giorno, che solo Dio conosce, sorgeranno «un nuovo Cielo e una nuova terra», perché saranno scomparsi «il cielo e la terra di prima» e non ci sarà più «il mare» (Ap 21, 1), antico simbolo del male. La redenzione del mondo sarà pienamente e universalmente realizzata: «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor 15, 28).
Ma già ogni celebrazione eucaristica è preparazione e anticipazione misterica di quest'ultima venuta del Signore: «Ogni volta infatti - ci ricorda san Paolo - che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1 Cor 11, 26).
L’Avvento, quindi, ci richiama ad accogliere Gesù che viene nei nostri cuori e farlo accogliere nel cuore di tutti gli uomini, specialmente ai non cristiani, a coloro che non vivono nella grazia di Dio).
L'Avvento: tempo di vigilanza e di preghiera
Concretamente, come dobbiamo vivere l’Avvento, la venuta di Gesù Cristo nei nostri cuori, nella concretezza della nostra vita, e nel presente della storia del mondo?
Attraverso la vigilanza, la conversione, la preghiera, la penitenza, la carità.
La liturgia della Parola di oggi e in tutto il tempo dell’Avvento, ci dà almeno due indicazioni fondamentali, e cioè la vigilanza e la preghiera. Con una breve parabola del padrone di casa, partito per un viaggio, e del portiere col compito di vigilare sulla proprietà, viene illustrato il compito della vigilanza del cristiano in attesa del ritorno definitivo di Gesù e per l'incontro gioioso e salvifico con lui: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso». Ebbene, Gesù ci mette in guardia. State attenti, o, in greco, guardate! L’espressione richiama l’atteggiamento della sentinella che sta sempre all’erta e dall’alto scruta l’orizzonte per vedere se arrivi qualche nemico. In effetti, la vita cristiana è fatta anche di questo atteggiamento di vigilanza, in quanto il nemico dell’uomo, Satana, è sempre attivo, non riposa mai, ma continuamente tenta di far cadere tutti noi, discendenti di Adamo.
Spesso nei Vangeli si leggono esortazioni alla vigilanza nell’attesa della venuta del Signore come giudice della storia. Anche san Pietro avverte i cristiani dell’Asia: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pt 5,8-9). Vigilare sulle proprie passioni, sulle tendenze al male, alle insidie del mondo (pensiamo soprattutto ai mass-media).
Gesù, inoltre, non solo ci mette in guardia dal diavolo e dalle passioni e dal mondi, ma dice di stare pronti per il momento della venuta del Figlio di Dio, che sarà il momento del giudizio divino. La necessità di stare pronti è legata all’imprevedibilità della venuta del padrone di casa, che potrà tornare alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, ossia in ciascuna delle quattro parti di tempo in cui era suddivisa la giornata ai giorni di Gesù. L’importante è che il Signore, giusto Giudice, non ci trovi addormentati, ossia in una condizione opposta a quella in cui ci aveva lasciato il padrone di casa, cioè in grazia di Dio!
Il richiamo fondamentale di queste parole di Gesù non è però un richiamo al timore servile nei confronti del padrone, ma alla necessità di compiere sempre la Volontà di Dio, [«Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà al suo lavoro» (Lc 12,43), dice il passo di san Luca parallelo a quello di san Marco. In un’altra occasione Gesù proclama beata sua Madre e tutti coloro che come Lei compiono la Volontà di Dio (cf ivi, 11,28)] di rimanere sempre nella sua amicizia, senza commettere il peccato mortale, ricorrere con frequenza alla confessione.
Avvento, pertanto, sia un tempo speciale per fare una buona e santa confessione e un tempo particolare per stare più vicini alla Madonna, in quanto Ella è il modello di attesa orante e vigilante, di ascolto e di accoglienza della Parola di Dio e della sua volontà. Questo avvento, così come tutto il tempo della nostra vita deve essere vissuto insieme alla Vergine se vogliamo garantirci con certezza l’unico successo che conti nella sua esistenza: incontrare Cristo in questa e nell’altra vita (cfr. la preghiera della Salve Regina).