DOMENICA DICIOTTESIMA DOPO PENTECOSTE
La guarigione del paralitico.
(Mt 9, 1-8)
Tre prove della divinità di Cristo.
Il miracolo narrato nel brano evangelico d'oggi, avvenne a Cafarnao (chiamata la città di Gesù per l'abituale dimora ch'Egli vi faceva), verso la fine del primo anno della vita pubblica. Nella narrazione di questo miracolo abbiamo tre prove irrefragabili della divinità di Cristo, verità fondamentale del cristianesimo. Egli, infatti, per virtù propria rimette i peccati al paralitico, legge nella mente degli Scribi e dei Farisei, e risana il paralitico: tre cose che Iddio solo, per virtù propria, può operare.
Gesù rimette i peccati al paralitico.
Mentre Gesù parlava alla folla, ecco che alcuni pietosi, fattasi strada tra la folla, calarono giù dal tetto (come racconta S. Marco 2, 2-5) un povero paralitico. E Gesù, mosso dalla fede di costoro, dopo averla elogiata, si rivolse al paralitico, e, con accento pieno di benevolenza, gli disse: « Figliuolo, abbi fiducia! Ti sono rimessi i tuoi peccati! »
Notate subito una cosa il paralitico chiedeva la salute del corpo, la liberazione dal male fisico. Come mai, dunque, Gesù gli risponde dandogli la salute dell'anima, ossia la liberazione dal male morale, dal peccato?..
Egli rispose così principalmente per due ragioni in primo luogo, per farci intendere che la salvezza dell'anima e, in genere, i beni spirituali, sono da preferirsi alla salvezza del corpo, ossia ai beni materiali; in secondo luogo, per farci comprendere che i peccati, ossia i mali morali, non di rado - come nel caso particolare del paralitico - sono causa dei nostri mali fisici, delle malattie.
Il peccato è stata la sorgente del dolore, i sette vizi capitali sono sette principali canali attraverso i quali passa il male fisico. Tra questi sette vizi, hanno un ignobile primato i vizi dei sensi, e specialmente la gola e la lussuria. Quanti infatti sono ammalati e si ammalano per le intemperanze nel mangiare e nel bere !.... Dice bene il proverbio : « Ne uccide più la gola che la spada ».
Nè meno gravi e meno numerose sono le malattie cagionate da quel vizio nefando che l'Apostolo non voleva che venisse neppure nominato fra i cristiani: la lussuria. Questa belluina passione « danneggia il corpo al dire di Cicerone - più di qualsiasi peste: Nulla capitalior pestis quam corporis : voluptas ». I celebri medici bavaresi Tissot e Bernard sono giunti a dire che « ha fatto e fa più strage questo vizio maledetto, che non tutte le guerre unite insieme ». Non senza ragione gli antichi chiamavano Venere « la dea sanguinaria». Il 25 % degli ammalati dei nostri ospedali sono vittime di questa terribile dea, la lussuria. Con ragione, dunque, N.S. Gesù Cristo, nel guarire il paralitico, toglie prima la causa del suo male, il peccato, e gli dice «Coraggio, figliuolo, ti sono rimessi i tuoi peccati! ». Orbene, Dio solo, che è l'offeso, può rimettere direttamente i peccati, ossia le offese che gli vengono fatte. Gesù, dunque, nel compiere una tale cosa divina, si manifesta vero Dio.
Gesù legge nella mente degli Scribi.
Nel sentire le parole di Cristo, e nel vedere come Egli si attribuiva un potere divino, alcuni Scribi incominciarono a mormorare dentro di sé e a dire: « Ma costui bestemmia !... Chi può rimettere i peccati se non Dio?»
« E Gesù - dice il Vangelo - visti i loro pensieri, disse: Perché pensate male nei vostri cuori?.. » Per rivendicare a se stesso contro questi Scribi, il potere divino di rimettere i peccati, e quindi la sua divinità, Gesù mostra di possedere un altro potere divino quello di conoscere i segreti dei cuori. La conoscenza infatti dei segreti dei cuori è ritenuta dalla Scrittura come un attributo divino: « Tu solo conosci cuori dei figli degli uomini » (II Paral. 6, 31). «Tu, o Dio, penetri cuori e gli affetti » (Salmo 7, 9).
Quegli Scribi, dunque, pensavano male non già attribuendo esclusivamente a Dio il potere di rimettere per virtù propria 1 peccati, ma negando un tale potere a Gesù, il quale si dimostrava cosi vero Dio. Anziché riconoscere la divinità di Cristo, essi lo ritenevano in cuor loro come bestemmiatore.
Gesù risana il paralitico.
Quantunque col leggere nella loro mente e col rivelare i loro segreti pensieri Gesù avesse confutato più che sufficientemente l’accusa di bestemmiatore ed avesse rivendicato a sé il potere divino di rimettere i peccati, e quindi la sua divinità, tuttavia volle fornire a quei perversi una nuova prova del suo potere divino e della sua divinità dando al paralitico, oltre alla salute dell'anima, anche la salute del corpo. Rivolto infatti agli Scribi disse: « Cos'è più facile dire: ti sono perdonati i tuoi peccati, o dire: levati su e cammina?» … Ed aggiunse: « Ora, affinché sappiate che il Figliuolo dell’uomo ha la potestà sulla terra di rimettere i peccati: Sorgi (disse allora al paralitico), piglia il tuo letto e vattene a casa tua! Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua »: E' sublime !... Chi con una sola parola può ridonare la salute materiale ad un paralitico, può anche con una sola parola ridonare la salute spirituale ad un peccatore. L'una e l'altra cosa dimostrano la sua divinità!
Conchiude il Vangelo «Ciò vedendo, le turbe s'intimorirono e glorificarono Dio che diede agli uomini tanto potere ». Con queste parole vengono brevemente descritti gli effetti prodotti dal miracolo nelle turbe. Questi effetti furono due: il timore: turbae timuerunt, dinanzi a quella manifestazione della potenza di Dio; e la gratitudine glorificaverunt Deum qui talem potestatem dedit hominibus, sciolsero un inno di lode a Dio per aver dato ad un uomo un potere si grande, qual'è quello di rimettere i peccati. Questi due effetti furono prodotti dal miracolo nelle turbe.
Degli Scribi e dei Farisei il Vangelo nulla dice; ma è facile arguire da questo silenzio che essi non cedettero dinanzi all'evidenza dei fatti e si chiusero in un odioso e calcolato silenzio. Quel miracolo avvenuto sotto i loro sguardi non diceva nulla alle loro menti!.
E a noi che cosa dice questo grande miracolo?.. Esso ci ripete, nel modo più chiaro, che Gesù è Dio … Ripetiamogli dunque con tutto l'ardore della nostra fede con S. Tommaso: « Mio Signore e mio Dio!…» e col Principe degli Apostoli, S. Pietro: « Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo!»
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 148-150)
Guarigione del paralitico