Ascensione del Signore - Omelia Anno A
Una presenza nella partenza. L’impegno nel mondo.
La solennità dell’Ascensione è caratterizzata da una particolare letizia, gioia. Ciò può sembrare strano, in quanto si tratta della dipartita del Signore Gesù Cristo, nella sua umanità, dalla terra al cielo. La gioia scaturisce dal considerare il Cielo, il Paradiso che è la nostra vera patria alla quale noi tutti siamo chiamati ad entrare, e anche perché in Cristo asceso al cielo la nostra umanità è stata innalzata al Cielo, al Paradiso.
Allo stesso tempo la gioia scaturisce dal fatto che Gesù oltre ad essere in Cielo rimane ancora in mezzo a noi sino alla fine del mondo, mutando solo l’aspetto e lo troviamo in tante maniere: spiritualmente in mezzo a noi, nella Parola di Dio, nei poveri, nei sofferenti, nei bisognosi, nei ministri della Chiesa, specialmente nel Papa, nei sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia (sotto le specie del pane) è presente sostanzialmente, Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tutto ciò conferma la sua promessa: di “non lasciarci orfani” (Gv 14, 18) e “di preparaci un posto nella casa del Padre” (Gv 14, 2).
Questa entrata nella gloria celeste, il Vangelo di Marco l'esprime dicendo: «Il Signore Gesù fu rapito in cielo e sedette alla destra di Dio» (16, 19). Sedere alla destra di Dio significa condividere l'onnipotenza del Padre. Con l'Ascensione Cristo entra nella pienezza della gloria meritata dal suo sacrificio. Sale nel cielo per guidare sulla terra, mediante lo Spirito Santo, il regno che egli ha fondato, regno di Dio che è il suo proprio regno e nello stesso tempo regno del Padre. La sua elevazione alla gloria celeste è prodotta in favore dell'umanità. Nel suo regno, egli è re, ma un re che esercita il suo potere a beneficio di tutti. Dal cielo, Egli guida tutto lo sviluppo terreno della Chiesa e per un influsso più profondo sul destino dell'umanità. Gesù già ne aveva parlato e promesso, prima di questa partenza, una presenza continua, segno di una sollecitudine ininterrotta e di un soccorso sempre disponibile: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla finedei mondo» (Mt 28, 20). In tutta la storia, fino alla fine del mondo, rimarrà presente, anche se è invisibile. Cristo viene partendo. Ormai si trova nel cielo, ma per venire sulla terra mediante lo Spirito Santo, per essere sempre con noi.
Partecipare al mistero dell’Ascensione.
Noi tutti cristiani siamo chiamati, quindi, a partecipare al mistero dell’Ascensione e quindi della glorificazione di Cristo. Gesù stesso aveva detto: “Vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato… verrò di nuovo e vi prenderò con me, affinché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,2-3). Fine della nostra esistenza è andare in Paradiso, in Cielo. Un fine che comporta un impegno a vivere santamente, secondo il Vangelo, gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa. Una vita quindi vissuta nella vera fede e nell’amore, vissuta nelle buone opere, quindi non nell’ozio. E’ il richiamo anche degli angeli agli apostoli che guardavano con ostinazione il luogo del cielo in cui Gesù era fuggito ai loro sguardi: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è statoassunto in cielo, verrà al modo chel'avete visto andare in cielo» (At 1, 11). Una vita di particolare comunione con Lui: l“Io sarò sempre con Voi”, ci porta ad essere uniti a Lui con la preghiera, coi sacramenti (specialmente l’Eucarestia), con i sacri Pastori, specialmente col Sommo Pontefice. Una vita che comporta anche ad essere missionari, con l’impegno nell’attuare le ultime parole di Cristo. «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19)(con l'Ascensione inizia, con l’aiuto del Signore, la missione della Chiesa - di noi tutti) per rendere perenne nel mondo l’ opera di salvezza di Gesù predicando, amministrando i sacramenti, insegnando a vivere secondo il Vangelo.
Mezzi molti importanti per attuare questa missione ricevuta da Cristo, sono senza altro i mezzi comunicazione sociale, che rivestono un ruolo importante nella società e portano ad amplificare il messaggio evangelico fino ai confini della terra. Oggi è proprio la giornata mondiale dei mezzi di comunicazione sociale. Le Sacre Scritture ci ricordano che le parole hanno un potere straordinario e possono unire i popoli o dividerli, creando legami di amicizia o provocando ostilità., il male, l’errore, la menzogna. Questo è valido non solo per le parole pronunciate da una persona nei confronti di un'altra: lo stesso concetto si applica anche alla comunicazione, a qualsiasi livello essa avvenga. Le moderne tecnologie hanno a loro disposizione possibilità senza precedenti per operare il bene, per diffondere la verità della nostra salvezza in Gesù Cristo e per promuovere l'armonia e la riconciliazione. Eppure, il loro cattivo uso può fare un male incalcolabile diffondendo la menzogna, l’errore e la perdita della grazia divina.
Un modo pregevole per utilizzarli per il bene è l'educazione. I media possono educare milioni di persone circa altre parti del mondo e altre culture. A buon motivo, sono stati definiti “il primo Areopago dell'era moderna... per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali” (Redemptoris missio, 37). Un'attenta conoscenza promuove la comprensione, dissipa il pregiudizio e incoraggia ad imparare di più. Le immagini in particolare hanno il potere di trasmettere impressioni durevoli e di sviluppare determinati comportamenti. Insegnano alla gente come considerare i membri di altri gruppi e nazioni, influenzando sottilmente se considerarli amici o nemici, alleati o potenziali avversari.
Il principio etico fondamentale è il seguente: “La persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'uso dei mezzi di comunicazione sociale. La comunicazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo integrale di altre persone” (Etica nelle comunicazioni sociali, 21). Prima di tutto, dunque, i comunicatori stessi devono mettere in pratica nella propria vita i valori ed i comportamenti che sono chiamati ad insegnare agli altri. In particolare, questo richiede un impegno autentico per il bene comune - un bene che non è confinato nei limitati interessi di un determinato gruppo o di una nazione, ma che abbraccia i bisogni e gli interessi di tutti, il bene dell'intera famiglia umana (cfr Pacem in terris, 132). I comunicatori hanno l’opportunità di promuovere una vera cultura della vita prendendo loro stessi le distanze dall'attuale cospirazione a danno della vita (cfr Evangelium vitae, 17) e trasmettendo la verità sul valore e la dignità di ogni persona umana.
Il modello e l'esempio di ogni comunicazione si trova in Dio. “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” Incarnazione – Redenzione – Comunione (cfr. Eucarestia!) Il Verbo incarnato ha stabilito un nuovo patto tra Dio e il suo popolo - un patto che unisce anche noi in comunione gli uni con gli altri. “Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia” (Ef 2,14).
Siamo anche nella novena della Pentecoste; domenica prossima celebreremo la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti in preghiera; questo è un dato molto importante prima dell’attività c’è la preghiera insieme con Maria (presenza importantissima). Tutta la nostra missione nel mondo deve essere pervasa dalla preghiera e della mediazione di Maria, per portare frutti di vita eterna per noi e per le anime.
E Maria poi, anche Ella sale al Cielo con il corpo….