'In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!”. Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”'. Mt 9,36-10,8
-----------
'In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione...' (Mt 9,36), o più letteralmente: «Si sentì smuovere le viscere». Le “viscere” nel linguaggio biblico sono la sede delle sollecitudini materne che, applicate in modo figurato a Dio, vogliono esprimere l’amore, l’attenzione, la sollecitudine che Egli ha nei confronti delle sue creature e, in modo particolare, del popolo che si è scelto. La compassione e la misericordia sono dunque nella Sacra Scrittura una caratteristica propria di Dio che si china sull’umanità decaduta al fine di solle- varla, ma in Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, essa diviene, in virtù della sua natura umana, anche una partecipazione reale e intima alle sofferenze dell’umanità. Egli è il Redentore venuto a caricarsi sulle spalle la pecorella smarrita, a espiare con il proprio corpo sul legno della croce i peccati dell’umanità; è il Messia Salvatore «venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10). Non a caso, l’espressione “sentire compassione” la ritroviamo nella parabola del figliol prodigo per esprimere l’amore del Padre e quello del samaritano che soccorre l’uomo incorso nei briganti. San Matteo nel versetto precedente aveva annotato che Gesù andava per tutte le città e i villaggi predicando, insegnando e sanando tutti (cf Mt 9,35). A muoverlo era l’amore ardente e soprannaturale per le anime e la compassione per lo stato miserabile in cui esse versavano. Il testo greco dice letteralmente che le folle erano come pecore spogliate e senza forze, ossia prive della cura del pastore, dal momento che gli scribi e farisei, capi della nazione giudaica, non davano loro una dottrina sana. Anzi con calunnie e inganni cercavano di allontanarle dalla verità.
«Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”» (Mt 9,37). La messe copiosa va in rovina, marcisce, perché non vi sono operai che la raccolgano. Quante ani- me si perdono perché nessuno le cura! Il santo Curato d’Ars diceva giustamente: «Lasciate per vent’anni una parrocchia senza prete e vi si ado- reranno le bestie». Senza prediche, senza ascolto della Parola di Dio, senza sacramenti le anime finiscono per smarrire la via ed essere facile preda del lupo. «Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38).
Gesù sprona i suoi Discepoli a interessarsi della salvezza delle anime, del bene spirituale delle folle, ma vuole che prima di tutto preghino, perché i buoni pastori sono un dono del Padrone della messe, un dono di Dio Padre. Quanto è importante che nella Chiesa si elevi sempre una preghiera incessante per il dono di sante e nume- rose vocazioni!
«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e gua- rire ogni malattia e ogni infermità» (Mt 10,1). San Matteo non parla della chiamata dei dodici ma la suppone; e come dodici erano i figli di Giacobbe dai quali nacque il popolo giudeo, così dodici dovevano essere gli Apostoli dai quali doveva nascere il nuovo popolo di Dio, la Chiesa. Gesù dà loro il potere di scacciare i demoni e guarire ogni sorta di infermità al fine di conferire loro credibilità e confermare con dei segni la loro predicazione.
«I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tra- dì» (Mt 10,2-4). Si noti che pur essendo stato Andrea il primo chiamato, nell’elenco il posto d’onore spetta sempre a Pietro, dal momento che Gesù lo ha scelto per essere capo del collegio apostolico. Nell’elenco all’ultimo posto troviamo anche Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì; e ciò non può che farci tremare. Se è vero che Dio elesse il popolo d’Israele tra tutti i popoli, e nonostante le sue colpe e le sue infedeltà restò sempre il popolo eletto, e se è vero che Giuda nonostante i suoi disegni di tradimento non fu da Gesù espulso dal collegio apostolico, è anche vero che la chiamata divina esige una fedeltà a tutta prova. E se grande fu la responsabilità dei chiamati del vecchio Israele a guidare il popolo di Dio e terribile il giudizio nei loro confronti, quanto più lo sarà per i sacerdoti della Nuova Alleanza, il cui sacerdozio si fonda su quello di Cristo stesso, unico vero Sacerdote che ha dato se stesso per tutti noi! Come non sentire un santo timore e la necessità di supplicare il Signore di donarci la santa perseveranza nel suo servizio?
Gesù ordinò loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 10,5). Gesù vuole che per un certo tempo, prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli si dedichino ad esercitare il proprio ministero tra il popolo eletto, come d’altra parte Lui stesso faceva. E questo perché i giudei erano i custodi delle divine promesse e avevano custodito in mezzo a popoli idolatri la vera idea di Dio e la speranza certa nel futuro Redentore. Era quindi più che giusto che ad essi per primi fosse annunciata la Buona Novella e solo dopo che essi l’avessero rigettata, venissero chiamati i pagani per essere innestati sul vecchio tronco d’Israele.
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni» (Mt 10,7-8). La prima missione degli Apostoli è quella di predicare alle anime le verità eterne, la vita futura che li attende, quel Regno dei cieli che Gesù è venuto a meritarci con la sua Passione, Morte e Risurrezione.
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Gli Apostoli non sono padroni dei doni di Dio, ma soltanto ministri. Il ministero apostolico deve essere svolto con disinteresse, per amore delle anime e per la gloria di Dio, non per il guadagno. Chiediamo la grazia che ci sia concessa almeno una scintilla di quel grande amore e zelo per la salvezza delle anime che ha bruciato il Cuore divino del Salvatore e quello della sua celeste Madre, perché dopo aver sperimentato in noi la sua misericordia possiamo testimoniarla e farla giungere a tanti nostri fratelli con l’esempio e la parola.
(P. Angelo M. Lozzer, Settimanale P. Pio, Anno 2023, n. 24, pp. 6-7)