Precisazioni sul termine amore.
Quando diciamo «amore» siamo consapevoli di usare una parola inflazionata, che può dire tanto ma anche niente, mal intesa (cfr. la propaganda attraverso i mass-media) confondendola con gli istinti più bassi e gli egoismi veri e propri, dove si ricerca il proprio piacere, la propria soddisfazione. Oppure quante volte ce la caviamo con risposte a basso prezzo: «Cerchiamo di amare, di volere bene», ma non siamo capaci di amare una persona concreta
Va precisato che qui parliamo dell'«amore cristiano» o dell'amore che traduce la parola «agape», distinto anche se non separato dall'amore «filia» e dall'amore «eros». Non si parla cioè in primo luogo dell'amore inteso come quel complesso di sentimenti che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione fisica, simpatia, desiderio, passione, compiacimento e soddisfazione di sé. Non si tratta dell'amore puramente umano, passionale e naturale, dominato dalla legge della reciprocità: come io ti amo, così tu ama me (amami quant'io ti amo). Si parla cioè dell’amore divino, che Dio ci ha dimostrato e che infonde nei nostri cuori.
L'amore divino
« L'amore è da Dio... Dio è amore » (1 Gv 4, 7-8). Cfr. San Giovanni
L'amore viene da Dio e non è solo il modo di agire, non è qualcosa di Dio, ma è la sua natura più intima e più vera, la sua identità. L'amore, prima ancora di assumere i connotati operativi, è una Persona; prima di essere una morale è una vita. «Dio è amore» (1 Gv 4,8.16).
E’ amore il Padre che «ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui» (ivi 9; 2- lettura). È amore il Figlio che ha dato la sua vita non solo «per i suoi amici » (Gv 15, 13; Vangelo), ma anche per i nemici. È amore lo Spirito Santo che «non fa eccezione di persone » (At 10, 34; la lettura) ed è impaziente di effondersi su tutti gli uomini (ivi 44).
Quindi è amore la creazione – la redenzione – la santificazione da parte di Dio.
L'amore divino ha prevenuto gli uomini senza alcun merito da parte loro: « In questo sta l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi » (1 Gv 4, 10). Senza l'amore preveniente di Dio che ha tratto l'uomo dal nulla e poi l'ha redento dal peccato, l'uomo non sarebbe mai stato capace di amare. Come la vita non viene dalla creatura, ma dal Creatore, così l'amore non viene da lei, ma da Dio, unica sorgente infinita.
L'amore di Dio raggiunge l'uomo attraverso Cristo. «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi» (Gv 15, 9). È Gesù che riversa sugli uomini l'amore del Padre amandoli con il medesimo amore con il quale egli stesso è da lui amato; e vuole che in questo amore vivano: «rimanete nel mio amore» (ivi). E come Gesù rimane nell'amore del Padre compiendo la sua volontà, così gli uomini devono rimanere nel suo amore osservando i suoi comandamenti.
Ed ecco ritornare in prima fila quello che egli chiama il suo comandamento: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (ivi 12).
Amare Dio e i fratelli
Gesù ama i discepoli come è amato dal Padre, ed essi devono amarsi tra loro come sono amati dal Maestro. Adempiendo questo precetto divengono suoi amici: «Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando» (ivi 14). L'amicizia esige reciprocità di amore; si ricambia l'amore di Cristo amando lui con tutto il cuore e amando i fratelli nei quali egli si identifica, ritenendo fatto a sé ciò che è fatto al più piccolo di loro (Mt 25, 40),
È commovente e impressionante l'insistenza con la quale, nel discorso dell’ultima Cena, Gesù raccomanda ai discepoli l'amore scambievole; egli mira a formare di essi una comunità compatta, cementata dal suo amore, dove tutti si sentano fratelli e vivano gli uni per gli altri. Questo però non significa restringere l'amore nella cerchia dei credenti; al contrario: quanto più essi saranno fusi nell'amore di Cristo, tanto più saranno capaci di portare questo amore a tutti gli uomini. Come potrebbero i fedeli essere messaggeri di amore nel mondo se non si amassero tra loro?
I pagani si convertivano vedendo l’amore reciproco dei primi cristiani ed esclamavano stupiti: “Guarda come si amano”. Le liti, le divisioni oltre ad allontanarci da Dio, allontanano le anime da Dio!
Praticamente siamo chiamati a dimostrare con la nostra condotta che Dio è amore e che aderendo a lui si impara ad amare, si diviene amore; che il Vangelo è amore e non invano Cristo ha insegnato agli uomini ad amarsi; che l'amore fondato in Cristo supera le divergenze, annulla le distanze, elimina l'egoismo, le rivalità, le discordie. Tutto ciò convince e attira alla fede più di ogni altro mezzo, ed è parte essenziale di quella fecondità apostolica che Gesù attende dai suoi discepoli ai quali ha detto: «Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia stabile» (Gv 15, 16). Soltanto chi vive nell'amore, può portare al mondo il frutto- prezioso dell'amore.
La Madonna del Divino Amore
«Dio è amore» (1 Gv 4, 16); e Maria, che nella sua qualità di madre più di ogni altra pura creatura è stata vicino a Dio e a lui unita, più di ogni altra ne è stata colmata. «Quanto più - dice S. Tommaso - qualche cosa si avvicina al suo principio, tanto più partecipa del suo effetto » (S.T. III, 27, 5, 3). Lei, che l'Angelo ha salutato «piena di grazia» (Lc 1, 28), è altrettanto piena di amore, modello di carità. E il grande merito di Maria è stato quello di aver corrisposto con la massima fedeltà agli immensi doni ricevuti. Certamente, i privilegi della sua concezione immacolata, dello stato di santità in cui nacque e della sua maternità divina furono puri doni di Dio, tuttavia, lungi dal riceverli passivamente - come uno scrigno accoglie gli oggetti preziosi che vengono posti in esso - li ha ricevuti come una persona libera, capace di aderire con la propria volontà ai favori divini mediante una piena corrispondenza alla grazia.
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente » (Lc 10, 27).
Il comandamento del Signore ha la sua piena realizzazione in Maria, che essendo perfettamente umile e perciò del tutto vuota di se stessa, libera da ogni egoismo e da ogni attacco alle creature, ha potuto impegnare davvero tutte le sue forze nell'amore di Dio. Il Vangelo la mostra così, sempre protesa verso il Signore. La volontà divina, anche se oscura e misteriosa, la trova sempre pronta in atto di piena adesione; il fiat pronunciato all'Annunciazione è l'atteggiamento costante del suo cuore tutto consacrato all'Amore (LG 62). La povertà di Betlemme, la fuga in Egitto, la vita umile e laboriosa di Nazaret, la partenza di Gesù per la vita apostolica, la solitudine in cui ella resta, l'odio e le lotte che si scatenano contro il Figlio, la dolorosa via del Calvario sono altrettante tappe della sua carità che continuamente accetta e si dona, impegnandola sempre più intensamente nella missione di «alma madre del divino Redentore, [di] compagna generosa del tutto singolare e umile ancella del Signore » (LG 61). Maria vive la sua maternità divina in un atto di incessante dedizione alla volontà del Padre e alla missione del Figlio suo; non conosce esitazioni o riserve, non domanda niente per sé.
Chiediamo alla Madonna, specialmente nella recita del S. Rosario, la grazia di vivere la carità!
Commento al Vangelo dei Padri della Chiesa - Gv. 15,9-17