(Lc 9,28-36)
Ogni anno, nella seconda domenica di Quaresima, la Liturgia propone alla nostra meditazione l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. Potrebbe sorprendere non poco, a prima vistache l’austero cammino quaresimale venga interrotto per fare spazio al fulgore della gloria divina. Ma, in realtà, il racconto non distoglie, bensì aiuta a penetrare meglio il senso profondo della Quaresima. Difatti la luce abbagliante del corpo trasfigurato di Gesù, mentre è in cammino verso la sua passione e morte, oltre a rivelare la sua divinità, proietta in anticipo l’immagine di quellaglorificazione che egli conseguirà nella sua risurrezione e nel suo ritorno al Padre. E questo è precisamente il significato della Quaresima cristiana: un cammino arduo e difficile di totale rinunciache, illuminato dalla luce radiosa della Trasfigurazione di Gesù, diventa per noi segno dolcissimo di speranza della meta finale verso cui tendiamo: la nostra glorificazione.
La Chiesa, con l’episodio della Trasfigurazione, intende concedere al cristiano una pausa luminosa di incoraggiamento, come lo fu per gli apostoli, dopo che Gesù ebbe loro più volte annunciato il cammino di sofferenza e di morte che lo attendeva. Il Vangelo racconta che Gesù“prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (Lc 9,29). Il Maestro lascia per un momento che la sua divinità rifulga agli occhi estatici dei discepoli, perché il ricordo dellasua trasfigurazione e dell’eternità beata che ci attende ci sia di aiuto, soprattutto nei momenti difficili del nostro cammino spirituale. A questo ci richiama anche san Paolo nel bellissimo passo della seconda lettura: “La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20,21).
Nell’episodio della Trasfigurazione, così come ce lo racconta san Luca, c’è un particolare degno di nota: l’atmosfera di preghiera che avvolge Gesù prima dell’evento: “E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto” (ivi). Sembra quasi che sia la sua preghiera intensa e profonda a provocare la trasfigurazione della sua persona. In realtà, l’uomo che prega profondamente, si immerge talmente in Dio da venirne gradualmente trasformato in Lui. Ogni preghiera ben fatta imprime in noi un raggio dello splendore divino. La preghiera, come per Gesù, deve essere l’atteggiamento abituale del cristiano. Da essa si ottiene forza, incoraggiamento e fecondità nella vita spirituale. Solo con la preghiera la nostra vita si trasforma e la santità può essere raggiunta. La preghiera, perciò, è indispensabile in ogni circostanza e momento della vita. Non ci sarà mai un vero cristiano o apostolo senza la preghiera.
Tutti i Santi sono stati uomini di profonda e fervente preghiera. Essi ne uscivano trasformati, divinizzati, spesso anche esternamente. E chi può esprimere, a questo riguardo, l’ardore che infiammava il cuore trasverberato di Padre Pio ogni volta che si immergeva in Dio per pregare? La sua, però, non era semplice orazione o colloquio con Dio, ma fuoco d’amore che tutto l’avvolgeva e lo consumava. Come ebbe a dire egli stesso in uno scritto, la preghiera fa “scomparire la distanza che passa tra l’uomo e Dio (…), sicchè si finisce coll’intendersi, coll’amarsi, col possedersi”(Epistolario III, p. 96). Quanta differenza tra il Serafino del Gargano e i cristiani del nostro tempo! Oggi, oltre a pregare poco, si prega anche male. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il mondo va male. E’ in crisi, perchè c’è crisi di preghiera. La preghiera è l’arma che può ottenerci da Dio tutto ilbene, ogni grazia di cui abbiamo bisogno, soprattutto per la salvezza della nostra anima.
Dal racconto della Trasfigurazione emerge, infine, un messaggio particolarmente importante per noi. La voce potente del Padre che i tre apostoli udirono proferire: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (ivi, 35), proclama apertamente che Gesù è il Figlio suo diletto e il Messia promesso, ma un Messia che salverà il mondo attraverso la via dolorosa della croce.
Col comando di ascoltarlo, Dio ci invita a seguire il Salvatore, ascoltando e mettendo in pratica la sua Parola Divina, incamminandoci sul suo stesso sentiero di sofferenza. Se il Figlio di Dio ha scelto la strada dell’umiliazione e della croce prima di raggiungere la gloria, è necessario che anche noi, rafforzati dalla preghiera, illuminati e incoraggiati dalla visione della patria beata, seguiamo lo stesso cammino, imitando il fulgido esempio della Vergine Maria, la Corredentrice del genere umano che, con la sua incondizionata obbedienza al Padre Celeste, ha permesso a suo Figlio di attuare il mistero della nostra salvezza.
(dal Settimanale di P. Pio)
Audio Omelia
Trasfigurazione di Gesù (Raffaelo, 1520)