DOMENICA SEDICESIMA DOPO PENTECOSTE
Una lezione di mansuetudine e di umiltà.
(Lc. 14, 1-11)
Il miracolo e il discorso che costituiscono l'oggetto dell'odierno Vangelo, avvennero pochi mesi prima della Passione e della morte di Gesù.
Dal brano evangelico di oggi noi possiamo ritrarre una lezione di mansuetudine e di umiltà, luminosa conferma di quelle parole di Cristo «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore».
Una lezione di mansuetudine.
Un celebre fariseo aveva invitato Gesù ad un banchetto in giorno di sabato, ossia di festa. I farisei che erano i principali nemici di Cristo gli tenevano gli occhi addosso, ossia lo scrutavano per trovare in Lui qualche cosa onde poterlo accusare e screditare. Dalle loro bieche pupille traspariva tutta la malvagità del loro cuore. Quanti cristiani, invasati dall'invidia, seguono in ciò i farisei spiando le azioni del prossimo col fine diabolico di screditarlo !…
In questo sfondo di malignità, come risalta la mansuetudine di Gesù! Quantunque Egli conoscesse bene le bieche intenzioni dei farisei, accettò cortesemente l'invito, approfittando di quella occasione per tentare, con la sua grazia divina e con le sue istruzioni, di illuminare le menti e di ammollire i cuori di quei suoi implacabili nemici. E' questo il modo con cui dobbiamo trattare i nostri avversari: vincerli con la bontà non già con la cattiveria.
L'occasione per malignare su Gesù non tardò a presentarsi. Gli si presentò infatti un idropico. Alcuni opinano che i Farisei, a bella posta, avessero fatto comparire l'idropico durante il banchetto, per tendere una insidia a Gesù, ossia, offrendogli l'occasione di operare una guarigione in giorno di sabato e farlo passare così come violatore del giorno festivo.
I Farisei, infatti, erano arrivati a tal grado di grettezza nell'osservanza del riposo festivo, da ritenere come violazione del sabato perfino la prodigiosa sanazione di un infelice. E difatti, dinanzi alla istantanea guarigione della donna rattrappita operata da Gesù in una sinagoga in giorno di sabato, l'arcisinagogo, indignato, sgrido la folla dicendo: « Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare: in essi, dunque, venite a farvi curare, e non in giorno di sabato! ».
Gesù, conoscendo bene tutte quelle grettezze farisaiche, vedendosi dinanzi quel povero idropico, chiede: «E' lecito, o no, curare di sabato?».
La domanda era davvero imbarazzante: Gesù proponeva loro una questione che essi stessi, in altre circostanze, avevano proposto a Lui (Mt. 11, 10). Essi non sapevano che rispondere, se si o no!
Se, infatti, avessero risposto di sì, si sarebbero contradetti e il loro diabolico disegno sarebbe andato a vuoto. Se poi avessero risposto di no, temevano di rimanere confusi, com'era avvenuto altre volte, dalle limpide argomentazioni di Gesù. Preferirono dunque un ignobile silenzio. E Gesù scioglie la questione proposta col fatto, risanando, col semplice tocco della sua mano, l'idropico.
Dinanzi a quella prodigiosa guarigione, i Farisei ed i dottori della legge tacquero. Gesù però comprese bene che essi, non ostante l'evidenza del miracolo, in cuor loro condannavano il suo operato. S’intese quindi spinto a giustificare con la più grande mansuetudine la sua azione chiedendo loro: «Chi di voi, se in giorno di sabato gli è caduto l’asino o il bove nel pozzo, non lo tira subito fuori?», vale a dire : Se è lecito, in giorno di sabato - come voi stessi, o farisei, ammettete aiutare e salvare, con fatica, e mossi dall'interesse, una bestia caduta in un pozzo, come potrà essere illecito in giorno di sabato aiutare e risanare prodigiosamente, senza alcuna fatica, e per disinteressato amore verso il prossimo, un uomo?... E' forse l'uomo meno di una bestia ?... E' forse il bene del prossimo meno nobile del proprio interesse?... A queste sapientissime parole - osserva il Vangelo - « non potevano rispondere niente in contrario ».
Sfido io!... Si potrebbe forse desiderare una mansuetudine più sapiente ed una sapienza più mansueta?.. Imitiamola!..
Una lezione di umiltà.
Dopo aver guarito l'idropico, Gesù provò a guarire quei poveri disgraziati di Farisei da una malattia spirituale assai più grave dell'idropisia : la superbia.
Avendo infatti osservato che essi in quel convito si contendevano primi posti, propose loro una parabola di una limpidezza cristallina « Quando sei invitato a nozze da qualcuno - Egli dice - non metterti al primo posto.. ma va a metterti all'ultimo posto... Poiché chi si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato ». Notate, innanzitutto, la delicatezza di Cristo. Egli dice: « Quando sei invitato nozze... ». Per non offendere i suoi uditori con allusioni personali, Egli parla di conviti nuziali, e non già di un semplice banchetto, simile a quello a cui essi avevano preso parte.
L'umiltà e la prudenza, dice Gesù, dovrebbero suggerirci di scegliere sempre l'ultimo posto. Non si sa mai, infatti, chi sono gli invitati. Ve ne potrebbero essere di quelli superiori a noi: in tal caso ci vedremmo costretti a cedere loro il posto, ossia a scendere, con nostra confusione, più in giù. E ve ne potrebbero essere di quelli inferiori a noi: in tal caso ci vedremmo invitati, con nostro onore, a salire più in su. In ogni modo, quindi, è cosa prudente scegliere sempre l'ultimo posto.
Si badi bene però a non fraintendere il saggio avvertimento di Cristo. Egli non insegna già ai suoi uditori di scegliere l'ultimo posto affinché vengano invitati ad un posto più alto: ciò sarebbe superbia vestita di umiltà; Egli intende dire che, se cercheranno - come suggeriscono l'umiltà e la prudenza - l'ultimo posto, spesso accadrà loro di essere invitati, con loro onore, ad un posto più alto. E' un fatto: quanto più uno è modesto e fugge le acclamazioni, tanto più è esaltato ed acclamato. Mentre, al contrario, quanto più uno si mostra orgoglioso e cerca le acclamazioni, tanto più è abbassato e disprezzato. La gloria è come l'ombra : segue chi la fugge, e si allontana da chi la cerca.
Così avvenne al nostro grande modello, Gesù: Egli fu innalzato al di sopra di ogni altro, perché si era abbassato fino all'ultimo grado, fino all'annientamento di se stesso: «Exinanivit semetipsum... Propter quod et Deus exaltavit illum, et dedit illi nomen quod est super omne nomen » (Phil., 11, 7). Così avvenne alla creatura più simile a Lui, Maria SS.: la sua cosciente bassezza fu la leva che la esaltò e la rese acclamata da tutte le generazioni: « respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex ho beatam me dicent omnes generationes». Così avvenne a tutti i Santi i quali camminarono fedelmente sulle orme di Cristo e della sua SS.ma Madre. Così avverrà anche a ciascuno di noi: più ci abbasseremo, dinanzi a Dio, sulla terra, e più saremo innalzati nel Cielo.
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 141-143)
Guarigione dell'idropico