DOMENICA VENTESIMA DOPO PENTECOSTE
La guarigione del figlio del Regio ufficiale.
(Gv. 4, 46-53)
Fede perfetta e fede imperfetta
Nel regio ufficiale che si recò da Gesù per implorare la guarigione del figlio moribondo, noi troviamo l'esempio di una fede prima imperfetta e poi perfetta.
Fede imperfetta: interessata, vacillante, limitata.
Che il regio ufficiale avesse una certa fede in Gesù, non si può negare. Se non avesse avuto almeno un tantino di fede, non avrebbe fatto ricorso a Lui.
Che la fede di quel regio ufficiale fosse imperfetta, apparisce varie circostanze del racconto. La sua, infatti, era una fede interessata. Finché tutto procedette prosperamente nella sua famiglia, egli non pensò affatto a portarsi da Gesù. Fino a che ebbe speranza nei medici terreni, nessun pensiero pel medico celeste. Fu il dolore, fu il bisogno di un sollievo che lo spinse a Lui. Sempre così: l'avversità è la stagione più propizia per il ritorno delle anime a Dio, per conquistare o riacquistare la fede. L'occhio molle di lagrime diceva egregiamente Michelangelo si volge istintivamente al cielo.
La fede di quell'ufficiale, inoltre, era vacillante: per credere fermamente in Gesù, sarebbero stati più che sufficienti i miracoli da Lui operati ed attestati da tanti testimoni degni di fede. Ma, non pago di ciò che aveva udito, prima di fare un pieno atto di fede voleva vedere coi propri occhi - come tanti altri Giudei - qualche prodigio. Per questo Gesù rivolse a lui e a quelli che l'ascoltavano quelle parole di rimprovero : « Voi, se non vedete miracoli e prodigi non credete! ».
La fede di quell'ufficiale, infine, era una fede limitata, come apparisce dalle sue stesse parole. Disse infatti a Gesù : « Descende! »: Vieni con me a Cana, dov'è mio figlio moribondo ! Come se Gesù non avesse potuto operare il prodigio richiesto rimanendo li dov'era. Disse inoltre « Descende priusquam moriatur… »: Vieni o Gesù, prima che egli muoia: come se Gesù non avesse potuto risuscitare un morto !...
Orbene, una fede così interessata, così vacillante, così limitata era indubbiamente una fede imperfetta, e quindi immeritevole di un prodigio. E non è forse questa la fede con cui tanti cristiani ricorrono a Dio?.. Fino a che tutto procede bene, nessun ricorso a Dio: se ne fa senza comodamente; solo allorché la tribolazione viene a bussare alla porta delle loro case, e allorché vedono crollare tutte le speranze terrene essi si ricordano di aver un Padre nel cielo. Quanti cristiani, inoltre, non paghi dei tanti prodigi incontestabili, ripetono stoltamente con l'Apostolo Tommaso : « Se non vedo, non credo ! ». Quanti cristiani, infine, invece di prestare una fede illimitata a tutto ciò che Gesù ha rivelato e che la Chiesa, per incarico di Gesù, ci propone a credere, credono a quelle verità che sono di loro gusto, discutono stoltamente e mettono in dubbio alcune che loro non garbano. Guardiamoci bene da una fede tanto imperfetta!…
Fede perfetta: pronta, ferma, conquistatrice.
La fede imperfetta dell'ufficiale non avrebbe dovuto essere premiata.
Ma il cuore tenerissimo di Gesù non potè non sentirsi profondamente commosso dinanzi allo strazio di quel povero padre, e perciò non tardò a confortarlo col dirgli: « Va', il tuo figliuolo è guarito!».
Con queste parole: Gesù, mentre guariva il figlio nel corpo, guariva anche il padre nell'anima. Dice infatti il Vangelo: « Credette quell'uomo alla sua parola, e se ne andò ». La sua fede in Gesù, Messia figlio di Dio, da imperfetta che era divenne tosto-perfetta, specialmente allorché seppe dai servi venutigli incontro che: il suo caro figliuolo si era riavuto proprio in quell'ora in cui Gesù gli aveva detto che era guarito. La scintilla diventò fiamma. La sua fede, infatti, fu pronta, poiché credette subito alle parole di Cristo: « Credidit homo sermoni quem dixerat ei Iesus»; fu ferma, senza il minimo dubbio o tentennamento; fu conquistatrice, poiché col suo esempio, ossia con la prontezza e fermezza della sua fede, spinse a credere in Gesù tutta la sua famiglia. Quand'uno sente la ineffabile gioia del credere, non può fare a meno di ringraziare di cuore Iddio e di comunicarla anche agli altri. Credere e far credere: ecco l'esigenza suprema di una fede perfetta.
Tale dovrebbe essere la fede di tutti i cristiani, e specialmente quella dei padri di famiglia: una fede pronta, ferma, conquistatrice, vale a dire, una fede perfetta. Oh se si riflettesse un istante all'influsso malefico di un padre miscredente e all'influsso benefico di un padre perfettamente credente, sui figli!
Basti l'episodio seguente.
Il sig. Iouare, presidente del Tribunale di Quimper (Finistère) non ostante la sua fama di galantuomo, non praticava affatto la religione. La sua sposa, al contrario, per la sua fede ardente, era l'edificazione della città e si era sforzata di educare cristianamente l'unico suo figlio. Ma costui, terminati gli studi, incominciò a trascurare le pratiche religiose. Non appena la madre se ne accorse, col cuore spezzato dal dolore entrò nella camera del figlio, gli si sedette accanto e senz'altro gli disse: « Figlio mio, tu sei diventato per me la causa di un dolore che mi potrebbe produrre anche la morte. Tu non sei più quello di prima !.. ». « Cara mamma le rispose il giovane t'assicuro che ti amo con tutta l'anima! » « Povero figlio! - riprese la madre - il tuo amore per me non mi basta. Tu non ami il buon Dio! … Io non ti veggo più in chiesa .... ». « Ecco, mamma cara - riprese il giovane - la ragione della mia condotta: Papà gode la stima universale e tuttavia non va in chiesa non fa Pasqua. Perché non potrò fare anch'io come lui? ». Udite queste parole, la madre corre difilato al gabinetto del marito e, senza tanti preamboli gli dice: « Finora non ti ho fatto alcun rimprovero; ma ora vengo a fartene uno, perché troppo l'hai meritato. Tu, con la tua indifferenza religiosa, mi hai rubato l'anima di mio figlio, il quale va dicendo: Voglio fare come papà! ». Il marito, profondamente scosso, le risponde « Mia cara, vieni con me!» Entra insieme alla moglie nella camera del figlio, e gli rivolge queste parole « E' duro per un padre accusarsi dinanzi al proprio figliuolo; ma ormai ho già deciso: conducimi dal tuo confessore! Ci confesseremo tutti e due, io per il primo ». E così fu.
Quanta incredulità di meno ci sarebbe se vi fosse un po' più di fede nei padri!. Felici quei figli ai quali si può ripetere con sincerità : « Fate come fa vostro padre!».
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 154-156)
Ufficiale del re che supplica Gesù per la guarigione del figlio