Omelia della XXXI Domenica TO - ANNO C
LE TAPPE DELLA STORIA DELLA SALVEZZA
Anche oggi, la liturgia ci ripropone alla nostra riflessione un tema importante e ricorrente nella Sacra Scrittura e cioè l’amore misericordioso di Dio. Le tre Persone divine felici in se stesse nella pienezza delle loro perfezioni vogliono far beati, felici anche altri essere, noi, facendoci partecipi della vita divina (la grazia), facendoci tutti, membri della, famiglia di Dio, che è la Chiesa e chiamati per una felicità eterna. La misericordiosa di Dio si manifesta nei tre momenti della storia dell’umanità e che riscontriamo, oggi, nelle letture bibliche, e cioè nella creazione, nella Redenzione, e nella santificazione.
La creazione. Èil tema della prima lettura biblica, tratto dal libro della Sapienza. Dio è il “Signore, amante della vita” (Sap 11,26). Egli ama tutte le cose esistenti che ha creato, ma ama soprattutto l’uomo, per il quale Dio ha creato l'universo, al quale rivolge le più paterne premure del suo amore misericordioso. Nello splendore del creato però c'è uno sgorbio, un'ombra nello: è il male morale, il peccato, causato dall'uomo libero, che guasta con i suoi vizi, la sua malizia, i suoi delitti l'opera di Dio, che è buona e santa! Ma nonostante ciò Dio è misericordioso, ha compassione di lui, gli perdona i peccati, malgrado le sue infedeltà, e continua ad amarlo “in vista del pentimento” (ivi, 23). Dio tollera i cattivi, 1i castiga dolcemente, perché si convertano e si salvino e perché anche noi cooperiamo alla loro salvezza. Quindi tutto ci parla di Dio: il bene che ci circonda e che è opera di Dio; ed anche il male che è opera della malizia umana, e che Dio permette, perché lo evitiamo con il suo aiuto, e perché questo male lo portiamo a lui che lo può perdonare e redimere. «Tu, o Signore, castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci, ricordando loro i propri peccati affinché rinnegata la loro malvagità credano in te, Signore! .
Ed ecco il secondo grande momento nella storia della salvezza: la Redenzione, di cui ci parla la lettura evangelica. Per salvare il mondo il Padre ha mandato a noi il suo Figliolo che si è fatto uomo, per santificare tutta l'umanità; egli ha pregato per santificare la preghiera umana; ha lavorato per santificare il lavoro umano; ha pianto per santificare le lacrime umane; ha predicato e donato la carità, la giustizia, la pace; ha dato la sua vita e il suo sangue per espiare i nostri peccati e meritarci la gioia eterna; ha fondato la Chiesa, perché continuasse sino alla fine dei secoli l'opera della salvezza di tutti. Il sacrificio del Redentore è l’espressione più alta della misericordia di Dio. “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio…”
La lettura evangelica dimostra la misericordia di Dio e la condotta salvifica di Gesù nei riguardi di un peccatore pubblico, un pubblicano, ossia un esattore di tasse a conto dello straniero, che si serviva di quel compito per lo strozzinaggio, ossia per esigere più del dovuto. Gesù, che è l’incarnazione stessa della misericordia divina, non fa differenza di persone. Il suo amore misericordioso abbraccia tutti, specialmente i peccatori. Nel Vangelo di oggi, infatti, viene chiaramente detto che Gesù “ è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10).
Gesù passa da Gerico dove si trova Zaccheo pubblicano, che per vederlo sale su di un albero dì sicomoro. Nel cammino di conversione, è sempre Dio a compiere il primo passo verso l’uomo. Per Zaccheo, la prima grazia è stata quella del passaggio non casuale di Gesù per la sua città. Ma la grazia esige corrispondenza. E Zaccheo risponde con prontezza: decide subito di voler vedere Gesù e di andargli incontro. E il Maestro, che legge nei cuori, vista la buona disposizione di Zaccheo e la sua apertura alla grazia, gliene offre un’altra: passa sotto l’albero dove era salito; si ferma, lo guarda con intenso amore e gli dice: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Gesù vuole essere ospite della sua casa, per portare in quella casa la salvezza: la carità e la giustizia. E difatti Zaccheo, tra la meraviglia generale, accoglie Gesù in casa e subito prende sul serio l'opera della sua salvezza e fa la sua parte: « Signore, la metà dei miei beni la dò ai poveri; e se ho commesso frodi ai danni di qualcuno, restituisco il quadruplo». Alla luce della grazia Zaccheo vede chiaramente le ingiustizie, gli abusi e i soprusi da lui commessi, e immediatamente mette a disposizione i suoi beni. (In morale si dice dei beni rubati o frodati: “Restituzione o perdizione”!) La conversione ora è completa, poiché, oltre al cuore, ha toccato anche la vita pratica. Come risultato della conversione, avverte subito nel profondo del cuore una gioia mai provata. Con Gesù ha trovato il tesoro più grande. Gesù conclude l’episodio, confermando l’avvenuto evento di salvezza: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (ivi, 9).
Gesù è venuto anche per ognuno di noi; offre anche ad ognuno di noi il suo invito a lasciare il male, ripararlo, darci bene. Accogliamolo anche noi nel nostro cuore.
Ma eccoci al terzo grande momento della storia della salvezza: la fase finale col ritorno del Giudice divino, la Risurrezione dei morti, il giudizio finale universale. Ce ne parla S. Paolo nella seconda lettura biblica: ammonendoci di accogliere oggi la chiamata di Dio, di portare a compimento la nostra volontà di bene; così ci prepareremo a quell'ultimo giorno, senza preoccuparci del come e quandoverrà. Infatti, in questa storia della nostra salvezza, anche noi dobbiamo operare, facendo il bene evitando il male, compiendo con onore la missione che Dio ci ha affidato. Dice con ragione S. Agostino: «Colui che ti ha creato senza di te, non si salverà senza di te».Ma è soprattutto Dio onnipotente che opera, perché solo Dio ci può far giungere a partecipare alla sua stessa felicità.
I tre grandi momenti della storia della salvezza: la creazione, la Redenzione, la venuta finale di Cristo, noi li viviamo nella Messa. Vi troviamo anzitutto il frutto della creazione: il pane, il vino, alcune gocce d'acqua, frutto della terra e del lavoro umano, nostro alimento e bevanda ordinaria e quindi espressione della nostra vita: sono doni di Dio e noi li mettiamo sull'altare, li offriamo a Dio Creatore. Su questi stessi nostri doni, il sacerdote, ministro di Cristo, pronunzia a nome di Cristo le parole onnipotenti: Questo è il mio corpo, Questo è il mio sangue -; ed il pane e il vino diventano Gesù Redentore, che si rende presente in mezzo a noi, per venire a noi nella Comunione, abitare nella nostra casa, distruggere il male e portarci al bene. E in questo modo riceviamo il pegno della vita futura, del giudizio finale felice, di essere in quell’ultimo giorno dalla parte dei giusti, dei Santi, degli amici di Dio per sempre.
Rivolgiamo a Maria che è la personificazione della misericordia di Dio. Dio l’ha donata al mondo per manifestare l’amore misericordioso materno. Nella Creazione: è Madre più di tutte le madri; nella Redenzione: ha collaborato all’opera della salvezza offrendo il suo Figlio e se stessa per la salvezza dell’umanità; nella Parusia: la Madonna interviene con le sue grazie per guidarci al possesso eterno del Paradiso. Ella veglia su di noi fin quando non ci troverà tutti salvi in Paradiso. Rivolgiamoci a Lei, soprattutto nel momento della prova o immersi nel fango del peccato. Ella ci risolleverà alla vita divina.