Trasfigurazione del Signore
(6 agosto)
Il richiamo alla preghiera e alla penitenza
La Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor avvenne sei giorni dopo il primo annuncio fatto da Gesù sulla sua prossima Passione. In quella circostanza, Gesù si manifesta chiaramente come il Messia sofferente, come Colui che è venuto nel mondo per salvare l'umanità, attraverso la sua Passione e Morte. Questa rivelazione non rispondeva alle comuni attese degli ebrei, e quindi degli Apostoli, che attendevano un Messia glorioso. Per questo motivo l'annunzio della Passione produsse negli Apostoli sgomento e scoraggiamento. Allo scopo di incoraggiarli, il Maestro divino portò sul monte Tabor Pietro, Giacomo e Giovanni e lì si trasfigurò davanti a loro: «Il suo volto brillò come il sole – racconta il Vangelo – e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Il Signore mostrò ai tre Apostoli lo splendore della sua divinità. Dovette essere un'esperienza così beatificante da indurre Pietro, a nome degli altri, ad esprimere il desiderio di voler rimanere per sempre sul monte a contemplare Dio.
Questo episodio ci richiama in particolare modo alla preghiera e alla penitenza. Gesù abbandona la pianura, la città, e sale sul monte Tabor per rimanervi nella solitudine, in preghiera. Il monte nella Sacra Scrittura (come il monte Sinai, il monte Carmelo) è il luogo della presenza straordinaria di Dio, quindi dell’incontro con Dio. La salita al monte Tabor ci rivela la necessità della penitenza, il distacco dalle cose materiali per poter pregare: incontrare e conoscere Dio.
Dobbiamo purtroppo rilevare la nostra difficoltà a pregare.Questo accade soprattutto perché ci risulta difficile staccare il cuore da tanti interessi materiali, da tante passioni terrene, da tante occupazioni volute da noi. Ed allora diventa difficile anche entrare in chiesa, trovare un po' di tempo per la preghiera. Pensiamo a tanti che non partecipano alla Santa Messa domenicale, non dedicano un può di tempo alla recita del S. Rosario e perdono tanto tempo in chiacchiere inutili o stare ore ed ore davanti al televisore o ai telefonini o su Internet…. Il loro cuore è di pietra: è solo attaccato agli interessi materiali.
Il monte Tabor ci richiama a:
staccarsi dal piano;
arrampicarsi, elevarsi;
fare lo sforzo del distacco per poter incontrare Dio nella preghiera.
La preghiera non è altro che un colloquio con Dio!
La preghiera così ci risulterà dolce e anche noi potremo con San Pietro e dire: “O Signore è bello per noi stare qui! Facciamo tre tende…"
Padre Pellegrino Funicelli, che fu anche assistente personale di Padre Pio, ha raccontato di averlo a lungo "spiato" di giorno e di notte, un po' dappertutto, sino alla sua morte: «Ebbene, non l'ho mai sorpreso ad oziare: non soltanto pregava sempre, ma quando credeva di essere solo pregava con una concentrazione tale che sembrava in contatto diretto con la Divinità. In pubblico, invece, per non distinguersi, si uniformava allo stile e al ritmo della comunità». E quanto ritenesse vitale la preghiera anche per i suoi figli spirituali lo documenta una testimonianza della signorina Clementina Belloni: «In una confessione, Padre Pio mi accusò di aver rubato. Sorpresa, negai. Il Padre continuò: "Hai rubato il tempo a nostro Signore". E infatti il giorno precedente avevo mancato al dovere della preghiera».
Esaminiamoci quindi noi come impieghiamo il tempo della giornata nella preghiera e facciamo santi propositi di non sciupare tempo in cose inutili che non ci giovano all’anima e alla salvezza, dedichiamoci, invece, a Dio e alle cose di Dio. Proponiamoci di pregare di più e meglio, senza perdere mai la S. Messa domenicale e impegnandoci nella recita del S. Rosario quotidiano, cosicché anche la nostra anima si unisca sempre di più al Signore.
Trasfigurazione di Gesù: accanto ci sono Mosè ed Elia