Domenica 1a di Quaresima - Anno B
Quaresima tempo di grazia e di perdono
(Mc 1,12-15)
Col Mercoledì delle Ceneri è iniziato il tempo di Quaresima un tempo forte in preparazione alla Pasqua, mistero centrale della vita e della missione di Gesù, che consiste nella sua passione, morte e risurrezione, per la salvezza dell’umanità. La Pasqua è anche la festa più importante dell'anno liturgico, è l'evento centrale della nostra vita di cristiani, in quanto col battesimo, siamo stati inseriti nel mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù e la quaresima vuole ridestare la coscienza del nostro essere cristiani, invitandoci a vivere coerentemente con il nostro credo.
Il senso quaresimale
Nei primi secoli della storia della Chiesa la quaresima era impostata come periodo forte d'istruzione dei catecumeni, i quali si preparavano al battesimo che avrebbero ricevuto nella grande Veglia Pasquale. Per noi già battezzati nel mistero di Cristo, morto e risorto, la Quaresima torna come tempo ideale per approfondire il nostro battesimo. Per questo la liturgia della Parola quaresimale ci propone una gamma molto ampia della storia della salvezza si svolge su un doppio binario: da un lato le tappe fondamentali della storia della salvezza illustrate dall'Antico Testamento, dall'altro i fatti salienti della vita di Gesù fino alla sua morte e risurrezione, presentati dal Vangelo. Dopo il peccato di Adamo che ha rotto l'amicizia dell’uomocon Dio, Dio stesso inizia la serie dei suoi interventi per ricondurre l'uomo al suo amore. Tra questi spicca l’alleanza stipulata con Noè alla fine del diluvio (1a lettura), quando il patriarca sceso sulla terra asciutta, offrìal Signore un sacrificio in ringraziamento per essere stato salvato insieme ai suoi figli. «Quanto a me – gli disse allora il Signore - ecco che io stabilisco la mia alleanza con voi... non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né più verrà il diluvio a guastare la terra » (ivi 9.11). I castighi di Dio portano sempre il germe della salvezza: Adamo scacciato dall'Eden, si sentì promettere un salvatore; Noè, salvato dalle stesse acque che avevano travolto innumerevoli uomini riceve da Dio la promessa che il diluvio non tornerà più a sommergere l'umanità. E quale segno della sua alleanza, Dio pone il suo arco nelle nubi (ivi 13), arco di pace che congiunge la terra al cielo. Tuttavia questo non è che il simbolo di un'alleanza immensamente superiore che verrà sancita nel sangue di Cristo.
S. Pietro (2a lettura: 1 Pt 3, 18-22), ricordando ai primi cristiani « l'arca nella quale pochi, cioè otto anime, furono salvati », spiega: « Figura appunto del battesimo che ora salva voi » (ivi 20-21). Le acque battesimali mentre distruggono il peccato - come le acque del diluvio avevano distrutto gli uomini peccatori - salvano il credente « in virtù della risurrezione di Gesù Cristo ». Il cristiano, assai più di Noè, è un salvato attraverso l'acqua; non sul legno dell'arca, ma sul legno della croce del Signore, in virtù della morte e della risurrezione di lui. La Quaresima mira a ridestare nel cristiano il ricordo del battesimo che, purificandolo dal peccato, l'ha impegnato a vivere con «buona coscienza» (ivi 21) mantenendo fede alla promessa di rinunciare a Satana e di servire Dio solo.
Gesù modello quaresimale. Le tentazioni.
Ed è proprio Gesù il modello di vita quaresimale: abbiamo sentito che dopo il Battesimo, si ritirò nel deserto per 40 giorni, preparandosi alla sua missione salvifica, vivendo nella più intima unione col Padre, sperimentando anche la privazione di ogni conforto umano, la fame e la sete, è tentato ripetutamente dal diavolo. Contrariamente agli altri Evangelisti, S. Marco non si ferma a descrivere le varie tentazioni, ma sintetizza molto brevemente: «subito lo Spirito sospinse Gesù nel deserto. E vi rimase quaranta giorni tentato da Satana » (ivi 12-13). Ciò avviene immediatamente dopo il battesimo nel Giordano: come là Gesù ha voluto accomunarsi ai peccatori quasi fosse come loro bisognoso di purificazione, così nel deserto vuole farsi simile noi fino all'estremo limite consentito dalla sua santità, la tentazione (badate bene, erano solo tentazioni esterne e non interne in quanto Gesù è la santità stessa e non poteva avvertire interiormente gli stimoli del male: in Lui era impossibile il peccato).
Per quale motivo Gesù ha permesso che il demonio lo tentasse? Sant'Agostino, con la solita chiarezza, risponde che Gesù prese da noi la nostra debolezza, mentre noi prendiamo da Lui la sua vittoria. In poche parole, Gesù ha voluto fare sue le nostre tentazioni per donarci il suo trionfo. Egli permise quella prova per farci comprendere che il demonio esiste, che continuamente tenta gli uomini per allontanarli dalla Volontà di Dio. E, sottoponendosi a quelle tentazioni, Gesù ha dato a noi la forza di resistere e di trionfare sul maligno tentatore.
Quindi benché battezzati, cristiani non siamo immuni dalla tentazioni; anzi talvolta quanto più ci impegniamo a servire Dio con fervore, tanto più il demonio tenta di sbarrarci il cammino, come avrebbe voluto barrarlo a Cristo per impedirgli di compiere la sua missione redentrice. Questa verità è confermata da quanto scrive S. Pio da Pietrelcina: “Quanto più voi divenite amica e familiare di Dio, tanto maggiormente inveirà contro di voi la tentazione”. La tentazione è un contrassegno fortissimo che Dio è unito all’anima” (Ep. II, p. 61). Non bisogna, perciò, mai scoraggiarsi della persistenza e intensità delle tentazioni. Il Signore le permette per purificarci, per farci santi, per staccarci dalle cose terrene e soprattutto per farci umili; dobbiamo difenderci con le armi della preghiera e della penitenza, allontanandoci dalle occasioni di peccato (oggi molto diffuse, anche nelle nostre case es. mezzi di comunicazione sociali) e di avere una grande confidenza nella Madonna, ricorrendo spesso a Lei, perché Lei con il suo Figlio schiaccia la testa al demonio (Gen 3,15)
Gli impegni quaresimali
Infine, la Quaresima diventa un tempo di grazia, favorevole al nostro rinnovamento spirituale, alla conversione e deve essere caratterizzato da una maggiore preghiera, penitenza e opere di carità. Si tratta di realizzare nella vita personale, familiare e sociale l'invito pressante di Gesù, enucleato all'inizio della sua missione pubblica e riproposto nel Vangelo odierno: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; fate penitenza (convertitevi) e credete al Vangelo» (Mc 1, 15).
La penitenza è rinnovamento interiore, conversione, cambiamento profondo della vita che esige anzitutto il rammarico, il pentimento di aver peccato, il desiderio di riparare le proprie colpe, nell’imposizione e accettazione, liberamente fatte, di opere penose, in riparazione dei peccati e l’impegno di combattere il peccato, allontanandosi da tutto ciò che fa deviare dall'amore e dalla legge di Dio, orientando tutto il proprio essere all’amore del Signore.
Un esempio pratico ed eccellente di penitenza è di ricorrere al sacramento della penitenza, la confessione, che contiene in sé quegli elementi necessari per attuare la penitenza ed ha un valore ancora più grande, in quanto è una penitenza sacramentale, nella quale Gesù conferisce la grazia. Gli elementi come ben sappiamo sono 5: esame di coscienza, dolore dei peccati, il proposito di non compierli più, l’accusa dei peccati al sacerdote e l’opera penitenziale, imposta dal sacerdote in riparazione dei peccati. Importanza della confessione pasquale e settimanale.
Alla penitenza segue credere al Vangelo, cioè a prestare attenzione ai detti, alle parole ed opere del Signore, soprattutto mettendoli in pratica, così da rinnovare il nostro essere nella perfezione e santità, configurandoci sempre più a Gesù. Così la Quaresima resta un tempo privilegiato per porci in ascolto più attento della parola di Dio, meditarla e traducendola in vita, in pratica.
Esempio
San Carlo da Sezze, in un certo periodo della sua giovinezza, fu tormentato da un pensiero molto brutto contro la purezza. Lui combatteva, resisteva, ma intanto il pensiero continuava a molestarlo. Pregava tanto, ma quel pensiero non se ne andava; faceva molta penitenza, ma quel fastidio continuava con più insistenza. Non gli rimaneva che un'arma: l'umiltà. Si umiliò manifestando questa tentazione a un amico spirituale e da quel giorno fu liberato da quella ossessione.
Questo episodio ci fa capire l'importanza della Confessione: Dio potrebbe rimettere i peccati anche direttamente, ma si vuole servire del sacerdote perché ama gli umili. Confessare i propri peccati a un sacerdote è infatti un atto di umiltà e nel Magnificat si legge come Dio innalza gli umili e resiste ai superbi. Sia questo il proposito per questa Quaresima: riscoprire la bellezza della Confessione che è l'incontro tra la misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito.
Confessandoci, quindi, noi realizzeremo le parole con cui si conclude il Vangelo di oggi: «Fate penitenza (convertitevi) e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
Gesù allontana il demonio