Domenica III Avvento
Tu, chi sei?
(Gv 1,19-28).
Una lezione di umiltà.
Il Vangelo di questa terza Domenica di Avvento si potrebbe esattamente intitolare: « Una lezione di umiltà». Poiché in esso ci viene presentato, nella persona del Battista, un modello perfetto di umiltà, di modestia cristiana.
Le qualità del vero umile.
Il vero umile, infatti, schiva per quanto può di parlare di sè, delle opere sue. Cosi fece il Battista. Una deputazione di Sacerdoti e di Leviti, mandati dai Farisei, impressionati dalla stima eccezionale che egli godeva presso tutto il popolo, si presenta a Giovanni e gli chiede :
« Tu, chi sei?... ».
Quante cose avrebbe potuto rispondere Giovanni a questa domanda!
Che bel panegirico (giacchè se ne presentava così propizia l'occasione) avrebbe potuto tessere di se stesso! Avrebbe potuto esaltare l'origine dei suoi natali (era figlio del Sommo Sacerdote Zaccaria); avrebbe potuto esaltare l'austerità e la sobrietà della sua vita; avrebbe potuto far brillare la sublimità della sua missione, poiché era stato eletto da Dio a preparare la via al Messia...
Avrebbe potuto dire di sé tante cose; invece... nulla di tutto questo.
Egli tace... per evitare che la testimonianza resa alla verità, potesse diventare un omaggio reso alla vanità ed all'orgoglio.
Il vero umile non si attribuisce mai doti o qualità che egli non possiede. Così fece il Battista. Gli domandarono, infatti: Sei tu il Cristo ?...
Sei tu Elia?.... Sei tu il profeta (anzi, probabilmente, nell'intenzione degli interessati, quel profeta per eccellenza, predetto da Mosè) ?...
Ma il Battista rifiuta energicamente di passare per quel che non è, quantunque se ne fosse presentata così propizia l'occasione. E risponde un no secco a tutte quelle domande. Egli non vuol comparire quel che non è.
Il vero umile, non solo evita di comparire quel che non è, ma cerca di nascondere abilmente quel che è, anche quelle doti delle quali egli e realmente adorno, o almeno non le ostenta, non se ne pavoneggia, non se ne vanta. Così fece il Battista. Ed infatti, incalzato dalle domande di quei messi, e oralmente costretto a parlare di sè, delle sue qualità, della sua missione, egli si limita semplicemente a rispondere: « Io sono una voce che grida nel deserto...». Una voce!...
E' un poema di modestia!
Che cosa v'ha di più tenue, di più inconsistente d'una voce che, dopo aver agitato un tantino l'etere, svanisce e si perde?... E Giovanni, colui che da Cristo fu acclamato il più grande fra gli uomini, si paragona a una voce!... Ego vox!...
Il vero umile, quando è vilipeso, umiliato, non si agita, non si altera, ma tutto sopporta con lieta serenità. Così fece il Battista. Quei farisei, infatti, delusi nella loro maliziosa richiesta, insorgono con parole e modi villani contro la sua predicazione e contro il suo battesimo. «Perchè battezzi, se non sei né il Cristo, né il profeta, né Elia?». Giovanni giustamente adirato, avrebbe potuto rispondere — come suol dirsi - per le rime: lo predico e battezzo per ordine di Dio. — Li avrebbe così svergognati dinanzi a tutto il popolo... Non lo fece. Tollerò tutto in silenzio.
Il vero umile, finalmente, non si adombra, non si ingelosisce mai della grandezza degli altri. Non abbassa mai gli altri per innalzare se stesso; abbassa, invece piuttosto se stesso per innalzare gli altri. Così fece il Battista. Egli, infatti, si sente piccolo piccolo, anzi, un nulla, dinanzi alla grandezza di Gesù. E proclama altamente: « Benché sia sconosciuto, vi è uno, in mezzo a voi che è il Messia; uno che mi supera tanto in santità quanto l'infinito supera il finito, quanto il tutto supera il nulla; e al quale io non sono degno di sciogliere neppure i lacci delle scarpe ossia di rendergli il più piccolo servigio, anche quello proprio degli schiavi!...». Il Battista annienta se stesso, ossia l'io per esaltare Iddio!...
Il Battista si mostrò davvero degno Precursore di Colui che fu « mite ed umile di cuore! ». Egli era intimamente persuaso di quella grande, basilare verità: dallo zero in su tutto è di Dio; e dallo zero in giù, tutto è mio!
Tu, chi sei?
Mettiamoci, per un momento, nella situazione di Giovanni, cosi grande eppure così umile, e immaginiamo che anche a noi venga rivolta la stessa domanda: « Tu, chi sei?... Che cosa dici di te stesso?... ».
Come saremmo diversi da Giovanni!... Come approfitteremmo volentieri di una tale occasione per mettere sotto i piedi l'umiltà e la modestia cristiana!... Quante volte, infatti, si parla vanamente di noi stessi. per illuderci, per mettere in piazza tutto quel po' che siamo e che abbiamo!... Quante volte ci facciamo prendere volontieri la mano, o meglio, la lingua, dall'orgoglio, per tessere il nostro panegirico... mettendo sempre avanti il nostro miserabile io... ed aggiungendo a volte (per colmo d'ironia) la convenzionale frase: « modestia a parte! ».
Quante volte ci attribuiamo doti e qualità che non abbiamo! Non è forse vero che a far salire presso gli altri il livello della nostra stima, non proveremmo difficoltà a vivere rinchiusi in una eterna bugia?...
Quante volte ci alteriamo facilmente allorchè le nostre doti vengono misconosciute, o, peggio ancora, vilipese ?...
Quante volte ci adombriamo facilmente, e ci ingelosiamo dinanzi alla grandezza degli altri, perché ci costringono a ridurre di proporzione la nostra?...
Diciamolo pure francamente a nostra confusione; Non è questa, no, l'umiltà e la modestia di cui ci ha dato luminoso esempio il Battista.
Non è questa, no, l'umiltà e la modestia di cui ci ha lasciato un esempio ancora più luminoso N. S. Gesù Cristo. Non è questa, no, l'umiltà e la modestia degna di coloro che pur si professano seguaci di Cristo!
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 11-13)
S. Giovanni Battista, voce che grida nel deserto