DOMENICA SECONDA DI QUARESIMA
La Trasfigurazione sul Tabor.
(Mt. 17, 2-9).
Gli insegnamenti della Trasfigurazione.
Il miracolo della Trasfigurazione, posto tra le tentazioni del deserto e l'agonia del Getsemani, segna il punto culminante della vita pubblica di Gesú. Esso è ricco di insegnamenti. I principali sono cinque. Passiamoli rapidamente in rassegna.
Primo insegnamento: Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni, mentre gli Apostoli erano dodici; soltanto tre furono condotti sul Tabor a contemplare lo splendore della sua gloria. Perchè questi tre soli?... E' un mistero di predilezione divina il quale ci insegna che Iddio accorda i suoi favori straordinari a chi vuole, senza per questo far torto ad alcuno, poichè essi non sono dovuti a nessuno.
Secondo insegnamento: Gesù condusse i suoi tre Apostoli in disparte sopra un alto monte. Cosi è solito fare Iddio. Prima di manifestarsi ad uno, lo allontana dallo strepito del mondo, lo conduce nella solitudine, e gli parla: « Ducam eum in solitudine et loquar ad cor eius » (Ose, 2, 14).
Terzo insegnamento: giunti sull'alto monte, Gesù si trasfigurò alla loro presenza e il suo volto rifulse come il sole, e le sue vesti si fecero bianche, candide come la neve. Come avvenne questo fenomeno?... L'anima di Cristo, unita personalmente al Verbo, godeva della visione beatifica, di cui è effetto concomitante la glorificazione del corpo. Questo effetto, però, fu sempre tenuto sospeso, durante la sua dimora qui sulla terra, per compiere l'opera della nostra redenzione secondo i disegni di Dio. Ma nel momento della Trasfigurazione Gesù permise che alcuni raggi di gloria della sua anima beata si trasfondessero nel suo corpo. Notate: quei tre stessi che avrebbero presto veduto il suo volto trasfigurato dal dolore, lo videro risplendente come il sole. Quei tre stessi che avrebbero veduto le sue vesti macchiate di sangue, divise dai soldati, le videro candide come la neve. Quei tre stessi che avrebbero veduto Gesù circondato da due ladroni, lo videro circondato dai due più insigni personaggi dell'Antico Testamento, da Mosè ed Elia, figure della Legge e dei Profeti, di cui Cristo fu l'adempimento perfetto.
E' lo stile di Dio. Non di rado, infatti, Egli manda delle consolazioni ineffabili ai suoi cari affin di disporli alle sofferenze e alle prove.
Quarto insegnamento: Dinanzi a quello spettacolo di divina bellezza, S. Pietro esclamò: « Signore, è cosa buona per noi lo star qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia ». Quante volte, nella vita spirituale, noi imitiamo il modo di parlare di Pietro! Vorremmo essere sempre inondati di consolazioni spirituali, esenti da tentazioni e da prove dolorose. Noi dimentichiamo che il tempo della vita presente è una prova: « per crucem ad lucem»: o che « quanto di bello, di buono, di grande v'è sulla terra, è figlio del dolore » (GIUSTI). Senza questo divino scalpello non si avrebbero tante statue meravigliose degno di figurare in eterno, nelle gallerie del cielo.
Quinto ed ultimo insegnamento: Dalla nube che avvolse gli apostoli - segno della potenza divina - si udi una voce - la voce del Padre - il quale diceva: « Questi è il mio Figliuolo diletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! ». Abbiamo qui una testimonianza della divinità di Cristo, ed una esortazione ad ascoltarlo, Questa esortazione non fu rivolta soltanto agli Apostoli ma a tutti. A tutti l'Eterno Padre ripete: « Ascoltatelo! ». Ascoltiamo dunque la parola di Cristo Egli ci parla per mezzo della Sacra Scrittura, per mezzo specialmente del Vangelo, che è il compendio dei suoi insegnamenti divini. Egli ci parla per mezzo dei suoi inviati, ossia dei Vescovi, dei Sacerdoti, e specialmente del Sommo Pontefice suo Vicario in terra. Lo disse Egli stesso agli Apostoli ed ai loro successori: «Chi ascolta voi ascolta me!…».
Ascoltiamo sempre docilmente Gesù!... Poichè Egli, ed Egli solo la verità: « Ego sum veritas » (Gv. 14, 6). Poichè Egli ed Egli solo ha parole di vita eterna: « Verba vitae eternae habes! » (Gv. 6, 69).
P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 52 -53)
La Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor