(Lc 16,1-13)
Il problema che oggi la liturgia affronta, alla luce della Rivelazione di Dio, interessa tutti nel piccolo o nel grande: l’uso del denaro e di ogni altra sorta di beni dall’intelligenza alla cultura ed agli altri valori terreni. Anche i beni della grazia, i beni soprannaturali, devo essere ben impiegati. Ciò è importante, perché come abbiamo sentito nella seconda lettura di S. Paolo apostolo a Timoteo, Dio vuole la salvezza di tutti, e ognuno di noi deve accogliere e volere la salvezza, e ognuno di noi si deve impegnare per la salvezza dei fratelli. Dobbiamo perciò pregare, ci dice S. Paolo, e cooperare con Dio per la salvezza nostra e di tutti. Con la preghiera si ottiene la salvezza, con l’apostolato ci si impegna a diffondere il Regno di Dio nelle anime.
Ma ci sono pure i nemici della nostra salvezza che la compromettono. S. Giovanni ce li presenta: la concupiscenza della carne: a) l'inclinazione sensuale e sessuale disordinata, che se è corrisposta ci dà il malcostume, la pornografia, il nudismo, il libero amore, il divorzio, l'aborto e tanti altri delitti che rovinano la gioventù e le famiglie; b) la concupiscenza degli occhi: la cupidigia dei beni terreni, la ricerca disordinata del denaro, della ricchezza, che ci dà i furti, le rapine, le ingiustizie; c) la superbia della vita; ossia l'ambizione di dominare, comandare agli altri, di affermarsi sopra gli altri, che ci dà la sete di dominio, l'arbitrio nel governare i popoli e le nazioni, il terrorismo, lo scatenamento delle guerre e delle stragi per cui un solo uomo, impadronitosi del potere, può portare alla morte milioni di altri uomini. Queste sono le sorgenti di tutti i mali che fanno di questa terra una valle di lacrime. Orbene, Gesù è il Salvatore nostro di fronte a tutti questi mali egli solo li può vincere ed egli solo può condurci alla vittoria contro di essi, se noi seguiamo i suoi insegnamenti e riceviamo i doni di grazia, di luce e di forza coi quali sostiene la nostra debolezza.
Nella prima lettura e nel Vangelo, il Signore ci ammaestra come vincere la cupidigia del denaro, e usarlo in modo da non farlo diventare un idolo, ma un mezzo di bene. Nella prima lettura della Messa, il profeta Amos ci presenta un esempio desolante della situazione del suo tempo: commercianti senza scrupoli che cercano di arricchirsi a spese dei poveri. Contro questi soprusi, che offendono gravemente il Signore, si leva la voce del profeta, in nome di Dio: “Il Signore lo giura: certo non dimenticherò mai le loro opere” (Am 8,7).
Questa situazione descritta dal profeta è quanto mai attuale e, per certi aspetti, oggi perfino più grave. Quanti al denaro sacrificano la salute: pur di guadagnare non rispettano il riposo, la festa. Quanti al denaro sacrificano la famiglia: non si sposano perché debbono guadagnare, e se si sposano l'unica preoccupazione è quella di avere una sposa ricca e sposano i denari della sposa e non la sposa. Quanti al denaro sacrificano la virtù, la fedeltà familiare, la carità e giustizia e i parenti e amici, la condotta onesta e vendono tutto, anche l'anima, nella pornografia, negli spettacoli immorali, nella vita licenziosa, pur di far denaro, pur di guadagnare, corrompendo l'infanzia e la dignità della donna. Quanti al denaro sacrificano la religione, la fede, la vita cristiana, la coscienza e sono pronti a vendere Gesù Cristo come Giuda per trenta denari, tradendo la propria religione e legandosi per motivo di denaro ad associazioni e partiti condannati dalla Chiesa. Quanti al denaro sacrificano l'anima: pur di guadagnare lavorano anche di festa, non trovano nemmeno un'ora per la Messa, Dio, l'anima e sacrificano gli interessi spirituali ed eterni per gli interessi materiali e temporali. Tutto questo denaro disonesto gronda sangue, come quello di Giuda, e serve per comprare l'inferno.
Gesù ci esorta ad usare rettamente dei beni terreni, delle ricchezze, per il bene e non per il male e a prodigarsi nell’impegno per il bene La vita non deve essere finalizzata alle ricchezze, ma finalizzata a Dio e al suo servizio. «Non potete servire a Dio e al denaro». Le ricchezze servono per il sostentamento della vita materiale propria e della famiglia, per dare la giusta mercede agli operai, per fare opere di beneficenza, a favore dei bisognosi. Perciò, l’unico modo per giustificare il possesso della ricchezza è di utilizzarla per il bene; per esempio, nel compiere opere di apostolato per la diffusione del Regno di Dio o di beneficenza e di assistenza per i più bisognosi. Al tribunale di Dio porteremo non il denaro, ma le opere buone. Queste elemosine ci procureranno appunto degli “amici”, i quali saranno i nostri intercessori e benefattori presso il Padre celeste al momento della nostra morte.
Nel Vangelo Gesù ci parla anche di un fattore infedele, che essendo stato accusato di infedeltà nei riguardi del suo padrone e dovendo essere licenziato, si serve astutamente del denaro per conquistarsi degli amici, falsificando e diminuendo le loro carte di debito. Nella parabola, il Signore loda l’amministratore non per la sua disonestà ma il suo darsi da fare per risolvere la sua difficile situazione. Gesù constata che i cattivi, i “figli di questo mondo” si dedicano alle loro attività materiali e affrontano sacrifici senza numero, usano ogni astuzia, per un maggiore benessere materiale, per un successo, o per l’avvenire dei figli. Allo stesso modo, i cristiani dovrebbero impegnarsi per il bene, per lottare e lavorare per la salvezza della propria anima e quella degli altri. D'ordinario non ci si vuole sacrificare per il bene, si vorrebbe che tutto fosse facile, senza fatica. Invece, anche il male o gli affari mondani costano fatica, impegno.
Esempio di utilizzo dei beni terreni e di grande zelo, l’abbiamo nel grande apostolo del secolo scorso, S. Massimiliano M. Kolbe, francescano, devotissimo della Madonna, il quale spese tutta la sua vita per far conoscere ed amare la Madonna dal maggior numero di anime. Ai mezzi soprannaturali della preghiera e della penitenza, usò i beni materiali, soprattutto i mass-media per portare la Madonna, il Vangelo, alle anime. Egli faceva notare proprio che i figli delle tenebre usavano più scaltramente e con grandi sacrifici questi mezzi per diffondere il male e l’immoralità, mentre i figli della luce si mostravano più oziosi, passivi nell’impegno del bene. Diede lui il primo esempio con un grande apostolato attraverso la stampa; nel 1938 riuscì a stampare la rivista mensile del “Cavaliere dell’Immacolata” con circa un milione di copie, una cifra da capogiro, anche per i nostri tempi. Tante anime si convertivano a Dio e tante venivano indirizzate sulla via del bene. La II guerra mondiale lo fermò, morì martire nel campo di concentramento ad Auschwitz, ma il suo esempio e la sua spiritualità hanno fatto rinascere una nuova linfa vitale nella Chiesa, per l’impegno dei cristiani nell’opera di santificazione e di salvezza del mondo.
Chiediamo alla Madonna, Lei che ha suscitato questo grande apostolo, la grazia di essere distaccati dai beni terreni e di utilizzare bene la nostra vita e i beni del Signore, per procurare così la salvezza della nostra anima e quella di tanti fratelli.
Audio Omelia
L'amministratore scaltro