(Lc 14, 25-33)
Il tema che ci viene presentato dalle letture bibliche della Messa di oggi è il seguente: Che cosa è necessario per essere discepoli (o seguaci) di Gesù, cioè cristiani di nome e di fatto? Essere discepoli di Gesù è fondamentale, perché da questa condizione dipende la nostra salvezza, la salvezza eterna. Gesù, infatti, non è una persona qualunque: è una Persona divina, è il Figlio di Dio; è il Dio fatto uomo. Gesù non è un maestro qualunque: è il Maestro. Gesù infatti ha detto: “Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita!” (cf. Gv 8, 12). “Voi che mi avete seguito, riceverete il centuplo nella vita presente e la vita eterna nella futura (cf. Mt 19, 28). I discepoli in un’altra occasione dissero: “Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna!”. Non è quindi indifferente seguirlo o no. È questione di vita o di morte; di salvezza eterna o di infelicità eterna.
Le condizioni per seguire Gesù
Per essere discepolo di Gesù la prima condizione è seguirlo sulla sua via e nella sua vita. Seguire Gesù, cioè è essere con Gesù, vivere con lui e per lui; significa porre il Cristo al centro della nostra esistenza, avere Lui e il suo Vangelo come misura ultima del nostro operato e dei nostri pensieri, perché tante volte, come abbiamo sentito nella prima lettura, i nostri pensieri non sono i pensieri di Dio, i nostri criteri e i nostri disegni non sono i criteri e i disegni di Dio, i nostri gusti non sono i gusti di Dio. Quindi dobbiamo pensare, parlare e operare come Gesù.
E Gesù dice che per seguirlo veramente dobbiamo amarlo sopra ogni cosa e portare la nostra croce quotidiana.
Testualmente dice “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26). Gesù, infatti, quando fu interrogato sul principale comandamento della legge, rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze». Gesù quindi vuole l'amore, il vero amore che mette Dio al primo posto e un distacco pieno e immediato da ogni sorta di legame familiare e sociale che sia di impedimento per seguire totalmente la sua Persona.
Chi è attaccato al suo denaro da dimenticare Dio, la legge di Dio, la giustizia e la carità, ama se stesso più di Dio, non è discepolo di Gesù. Chi è attaccato al divertimento, allo svago, da far della Domenica un giorno senza preghiera e senza Messa, ama se stesso più di Dio, mette se stesso al primo posto e non è discepolo di Gesù. Chi è affezionato ai parenti e li asseconda anche quando impediscono di seguire la chiamata divina al sacerdozio o alla vita religiosa, o anche quando esigono che si agisca contro coscienza, che si offenda la legge del Signore, che non si pratichi la giustizia e la carità, mette i parenti prima di Dio, contro Dio e quindi non è discepolo di Gesù.
Così chi offende Dio col pretesto di rendersi una soddisfazione proibita da Dio, non si ama, perché perde Dio, sua suprema felicità, si disonora, si espone ai castighi umani e divini. Chi dice di “amare una persona” e in forza dell'amore umano, sensuale, peccaminoso, offende la legge del Signore, non ama quella persona, la priva dei suoi tesori più grandi della grazia di Dio, della virtù, dell'onore; e con questo danneggia anche se stesso, non ama se stesso, ma rovina, si condanna all'inferno.
Se invece tu ami veramente, segui Gesù, tuo Salvatore, osservi i suoi comandamenti, conservi la sua amicizia, la sua grazia e così garantisci i tuoi veri interessi temporali ed eterni. Se ami veramente il tuo sposo, il tuo fidanzato, la tua sposa, la tua fidanzata, li rispetti, li porti al bene, procuri che sia sempre crescente la stima reciproca; vedi in loro delle creature Dio ti ha messo accanto perché camminiate insieme nel cammino della vita, aiutandovi reciprocamente a raggiungere la felicità eterna. Questo è il vero e benedetto e benefico amore a Dio e al prossimo, che si richiede al vero discepolo di Cristo.
Ma questo esige sforzo, sacrificio, mortificazione dell'egoismo e della sensualità, volontà di camminare per la via stretta che sale e non per la larga che scende. Per questo Gesù dà una seconda radicale esigenza richiesta da Gesù a coloro che vogliono seguirlo, e cioè imitarlo portando la croce con Lui e per Lui: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (ivi, 27). Non basta, quindi, seguire il Maestro col cuore distaccato da ogni affetto terreno, ma è necessario altresì imitare e modellare la propria vita su quella di Lui, soprattutto nella vita povera, umile, obbediente, mortificata, casta, sacrificare la propria vita. (“Portare la propria croce” indica anche la disponibilità al sacrificio della propria vita).
Le due parabole
Nell’ultima parte del Vangelo, Gesù, per sottolineare la serietà della scelta di seguirlo in modo libero e consapevole, ci racconta due parabole: quella di chi si appresta a costruire una torre e l’altra del re che dichiara guerra a un altro re. Queste ci insegnano che quando si intraprende una impresa, è necessario valutarne le difficoltà e i mezzi per portarla a termine. Essere discepolo di Cristo e seguirlo fedelmente fino alla fine è l’impresa più grande e più importante della vita. E’ una impresa da cui dipende la stessa salvezza eterna, per cui deve essere affrontata con intelligenza e con seria riflessione, e impegna a portarla al termine con tutte le forze. E’ da stolti sottovalutarla o non tenerne conto, perché non esiste nessun altra via per giungere alla vita eterna se non il mettersi al seguito di Gesù. Se dunque decidiamo di seguirlo, di amarlo e di imitarlo lungo la strada della sofferenza e della croce, possiamo dire con sicurezza di essere sulla via della salvezza e della gloria beata del Cielo.
Maria SS. perfetta discepola
Maria SS. è stata prima perfetta discepola nel ricevere e accogliere Gesù, nell’intimità del suo cuore immacolato e del suo grembo vergine, diventando, come si esprime la Liturgia, la Santa “Dimora del Verbo” (cfr. Colletta della S. Messa del Cuore Immacolato di Maria). E anzi, si dice che Maria SS ha realizzato in se stessa la più completa e la più alta personificazione del Vangelo. Soltanto dietro di Lei vengono le schiere dei Santi e dei Beati, da Lei ammaestrati e formati.
Maria SS. è stata anche la più perfetta discepola del dolore redentivo, ossia del dolore che salva e purifica dal peccato con l’espiazione sofferta per amore. Come Gesù Redentore, anche la Madonna ha amato e immolato se stessa per noi; ha voluto condividere con il Figlio Redentore il dolore incommensurabile diventando la “Corredentrice del genere umano” (pensiamo ai dolori della sua vita, specialmente sul Calvario). Maria SS. è diventata pienamente nostra Madre, ed è stata proclamata tale da Gesù Crocifisso, sul Calvario, all’atto della consumazione della corredenzione universale ai piedi della Croce, in unione col Redentore. Come ogni vera madre, Ella ci ha generati alla vita di grazia, “tra i dolori e il travaglio del parto”, con la sua compassione unita alla Passione del Figlio. Ed Ella si prende cura di noi, per formare sempre meglio Cristo in noi e quindi renderci veri discepoli del suo Figlio.
Chiediamo, quindi, alla Madonna di aiutarci sempre più ad essere veri discepoli di Cristo e ad essere veri figli suoi.
Audio Omelia
Seguire Gesù