(Gv 16, 23-31)
Il Vangelo di oggi - quasi in preparazione delle Rogazioni imminenti - è tutto un caldo invito ad uno dei nostri più grandi doveri e bisogni: il dovere e il bisogno della preghiera.
Dice Gesù: « Chiedete ed otterrete! ». Si! Chiediamo ed otterremo! E' Gesù, è la Verità che parla. E la Verità non mentisce,
Ma se è cosi - - si potrebbe chiedere, e di fatto, non pochi si chiedono - come va allora che molte volte noi chiediamo e non otteniamo?...
A questa domanda, che si risolve in una delle più frequenti e formidabili obiezioni contro l'efficacia della preghiera, ha risposto in modo addirittura perentorio S. Agostino: « Petitis et non accipietis, eo quod mali, male, mala petatis » : « Chiedete e non ottenete perché siete cattivi, chiedete in modo cattivo, chiedete cose cattive ».
Non si ottiene perché siamo cattivi.
Il primo motivo, dunque, per cui tante volte si chiede non ottiene, è perché siamo cattivi « eo quod mali », ossia, abbiamo il peccato nell'anima. Il peccato, infatti, è un atto di servizio demonio. E noi, dopo aver servito il demonio, avremo forse il coraggio di pretendere la paga da Dio?... Diceva molto bene, a questo proposito, il cieco nato guarito da Gesù: « Scimus quia peccatores Deus non audit» : « Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ». Non s'intende dire con questo che le preghiere dei cattivi non vengano mai esaudite, no. S'intende dire soltanto che, allorquando si tratta di favori speciali, di grazie di predilezione, come volete che il Signore si muova a concederli a chi gli è nemico?... I favori speciali - lo sappiamo bene - si fanno soltanto agli amici. Se vogliamo quindi essere esauditi da Dio, è necessario innanzitutto diventare suoi amici intimi, togliendo dall'anima tutto ciò che offende il suo sguardo e rattrista il suo cuore. In una parola: è necessario esser buoni.
Non si ottiene perché si chiede male.
Il secondo morivo per cui tante volte si chiede e non si ottiene è perché si chiede male: « eo quod male ». Si prega, ma senza attenzione, senza devozione, con la mente distratta chi sa da quante cose!... Si prega ma senza quella profonda umiltà che nasce dall'intima cognizione della nostra miseria e del bisogno che abbiamo di Dio!... Si prega ma senza una viva fiducia nella potenza divina. e chi sa con quante
ombre di dubbio!… Si prega, ma senza quella costanza nel chiedere tanto raccomandata dal Maestro divino si incomincia a pregare, si continua per qualche tempo e poi ci si stanca e si smette. Ciò posto come si può pretendere di essere esauditi da Dio?…
Per essere esauditi è necessario pregare bene; ossia, è necessario pregare con molta attenzione, pensando che noi trattiamo con Iddio e non già con un nostro pari qualsiasi; è necessario pregare con molta umiltà, senza alcun ombra di pretesa, poiché è l'umiltà che strappa le grazio dalle mani di Dio: « Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam » è necessario pregare animati dalla più viva fiducia sicuri di ottenere ciò che domandiamo se tornerà a nostro reale vantaggio; è necessario pregare con molta perseveranza, fino a che il Signore non si è degnato ascoltarci, poiché tante volte si ottiene con l’importunità ciò che non si sarebbe ottenuto a solo titolo di amicizia.
Non si ottiene perché si chiedono cose cattive.
Il terzo motivo, finalmente, per cui tante volte si chiede e non si ottiene, è pure perché chiediamo cose cattive: « quia mala ». O meglio: si chiedono cose che a noi sembrano buone, anzi ottime, mentre in realtà sono cose cattive, ossia nocive ai nostri supremi interessi.
Mentre infatti noi, nelle nostre preghiere, ci mostriamo esageratamente preoccupati del nostro materiale benessere ossia della nostra salute, dell'impiego, ecc., abbiamo poco pensiero e poca preoccupazione del nostro spirituale interesse, ossia della grazia divina e della nostra eterna salvezza. Il novanta per cento delle grazie che si chiedono riguardano beni ed affari materiali. Quante volte, quindi, Iddio potrebbe ripetere a noi quelle parole rivolte un giorno da Gesù ai due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: « nescitis quid petatis! »: « voi non sapete quel che chiedete ». Guai a noi se Iddio ci concedesse certe cose che noi gli chiediamo! Esse sarebbero la nostra rovina. Egli, infatti, il quale vede fino in fondo alla strada, - mentre noi, con la nostra veduta di una spanna, vediamo fino ad un certo punto - sa bene ciò che è meglio per noi. E quindi è che talvolta - potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è affatto - Egli ci esaudisce col non esaudirci.
Cantava molto bene uno dei nostri grandi poeti: « Ei tutti accoglie, e a tutti porge aita - e se nega talor grazia o mercede; - o nega sol perché a pregar ne invita, - o negar finge, e nel negar concede ».
Preghiamo bene ed otterremo
Come conclusione di questa breve spiegazione, io ho una parola soltanto: una parola che io vorrei profondamente scolpita nella mente, nel nostro cuore, nella nostra vita. E' la parola: Preghiamo! Si, preghiamo e preghiamo bene!.. Il primo nostro pensiero al mattino e l'ultimo nostro pensiero alla sera, sia per Iddio.
Diceva molto bene Contardo Ferrini, gran dotto e gran Santo: « lo non saprei concepire una vita senza preghiera: uno svegliarsi al mattino senza incontrare il sorriso di Dio, un reclinare la sera il capo, ma non sul petto di Cristo, Una tal vita dovrebbe somigliare ad una notte tenebrosa».
Preghiamo, preghiamo bene, o saremo esauditi!... Dalla preghiera, come da fonte inesauribile, attingeremo luce, forza, conforto in una parola: tutto!…
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 81-83)